AgenPress – “La persona che ero in quel periodo non è quella di oggi. Questo processo mi sta aiutando a mettere a posto dei punti che avevo sparsi, dei tasselli confusi. Ora posso parlare della reale verità, oggi sono una persona lucida”. Così ha esordito Alessandro Impagnatiello, accusato dell’omicidio di Giulia Tramontano, la sua allora fidanzata al settimo mese di gravidanza, morta un anno fa. Rispondendo a una domanda precisa, ha ammesso di aver ucciso Giulia e di aver occultato il cadavere.
“Giulia mi ignora. Io mi muovo, vado verso la cucina, vedo che c’era questo coltello con cui stava tagliando delle verdure”, mentre era china in soggiorno per prendere un cerotto da un cassetto in basso di un mobile in quanto si era tagliata e “mi metto immobile alle spalle in attesa che si rialzi per tornare in cucina, l’ho colpita all’altezza del collo, ma non so con quanti colpi. Lei prima si è voltata”.
Impagnatiello ha raccontato di aver cercato “di mangiare qualcosa, cercai di distrarmi con un panino, con qualcosa di pronto trovato in frigo, ma non avevo fame, solo per tenermi occupato. Poi lasciai spazio a Giulia in cucina. Nel momento in cui uscii, entrò lei in cucina”. Erano circa le 19.45. “Giulia – ha ricostruito la dinamica – stava preparando qualcosa per sè quando sentii un piccolo lamento, si era fatta male a un dito. Di fronte al divano, c’è un mobile con un cassetto in basso con dentro i medicinali di cui faceva uso Giulia ed anche cerotti. Le chiesi cosa fosse successo, ma non mi rispose. Lo chiesi di nuovo, ero a pochi metri da lei, e continuava a non rispondermi. Come se non esistessi. Ero totalmente invisibile ai suoi occhi. Mi ignorava”. “Mentre lei era abbassata” per cercare nel sacchetto dei farmaci “vado verso la cucina, – ha aggiunto – vedo che c’era questo coltello con cui stava tagliando delle verdure, mi sono piazzato immobile alle sue spalle, in attesa che si rialzasse per tornare in cucina. La colpii, all’altezza del collo. Ma non so quanti colpi, è una informazione che non ho mai avuto. L’ho saputo dalla tv”. E rispondendo a una domanda precisa ha detto: “Si è voltata verso di me”. I due si sono guardati in faccia e poi i fendenti.
Dopo l’omicidio, “era come se cercassi di nascondermi e di nascondere tutto ciò che si era manifestato quella sera. Quindi, avvolto completamente da uno strato di insensata follia, di illogica, di pazzia totale, tentai di far sparire letteralmente sparire il corpo di Giulia. Tentai di dare fuoco al corpo di Giulia, utilizzando prodotti infiammabili per fare le pulizie”, nel tentativo di renderla cenere.
Impagnatiello ha raccontato di essere “andato a pranzo da mia mamma con l’auto, a bordo c’era il corpo di Giulia”. Raccontato i dettagli dell’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, l’ex barman ha risposto “assolutamente no” quando gli è stato chiesto dal pm Alessia Menegazzo se qualcuno lo abbia aiutato ad uccidere la 29enne o a nascondere il cadavere. Impagnatiello ha però ammesso di aver tentato di sviare le indagini: “I messaggi che mandavo a Giulia erano lettere di addio, era quella parte di me che non credeva a ciò che era successo. Una parte di me che contrastava con quella che aveva agito senza controllo quella sera”.
“Il cellulare di Giulia l’ho gettato assieme ai documenti e alle carte di credito nel tombino” nel parcheggio del McDonald’s, “dove io lascio il motorino per andare al lavoro” in metro. L’uomo ha riferito di aver cercato di bruciare per tre volte il corpo di Giula e di aver pulito l’appartamento usando “sgrassatori ma non candeggina” per non lasciare tracce del suo tentativo di cancellare i segni dell’omicidio.
“Ho somministrato il veleno per topi a Giulia mentre dormiva, qualche chicco, per due volte nella prima metà di maggio. Ma non per farle del male, ma per provocare un aborto. Non è stata una cosa continuativa. E’ avvenuto a maggio è in due occasioni, a distanza breve”.