AgenPress – E’ durato otto ore l’interrogatorio del governatore della Liguria Giovanni Toti, rispondendo a tutte le 180 domande dei pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde, titolari dell’inchiesta sulla corruzione in porto.
Il governatore, ai domiciliari con l’accusa di corruzione e falso, ha depositato una memoria di 17 pagine a corredo dell’interrogatorio investigativo tenuto oggi davanti ai pm Federico Manotti e Luca Monteverde, insieme all’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati.
Con la memoria ha integrato le dichiarazioni rese ai magistrati e per respingere le accuse in merito ai presunti finanziamenti elettorali che sarebbero stati erogati da alcuni imprenditori, tra cui Aldo Spinelli, dal manager di Esselunga Francesco Moncada e dal re delle discariche Pietro Colucci. Il difensore presenterà istanza per revocare i domiciliari, primo passo per un confronto con la maggioranza che per Toti è la condizione necessaria per valutare le dimissioni che l’opposizione continua a chiedere a gran voce.
“Ogni euro incassato ha avuto una destinazione politica: nessun contributo ha prodotto arricchimento o utilità personale a me, agli altri appartenenti al mio partito o a terzi privati”.
Il documento è stato scritto per “spiegare le linee politiche e morali che, da quanto ho assunto l’onore di guidare Regione Liguria, hanno sempre informato l’attività perseguita dalla Giunta regionale nella unica prospettiva di servire il bene e l’interesse comune dei cittadini liguri e delle loro istituzioni”.
“Ogni dazione di denaro – ha spiegato Toti – è stata accreditata con metodi tracciabili e rendicontata. Del pari tutte le spese sostenute sono state rendicontate e pubblicizzate in termini di legge e anche oltre. I bilanci e i rendiconti sono stati (e sono ancora) pubblicati sui siti internet delle organizzazioni politiche a mio sostegno”.
Nella memoria Toti sottolinea che “c’è da parte mia la ferma volontà di collaborare alla ricostruzione della verità” per restituire “alla mia figura di uomo e di servitore dello Stato la dignità che ho costantemente cercato di preservare”.
“Nel mio percorso politico ho sempre cercato di perseguire l’interesse pubblico – scrive Toti – il quale è il fine ultimo della mia azione politica. Tale fine è seguito non già mediante la contrapposizione con le rivendicazione dei privati quanto piuttosto attraverso la veicolazione di queste verso l’interesse della collettività e del territorio, modalità con la quale si realizza la migliore essenza dell’interesse pubblico”.
Per quanto riguarda il voto di scambio, scrive ancora Toti nella memoria, “è da evidenziare che vinsi le elezioni con circa 380mila voti. Il sostegno della Comunità riesina si sostanzia, nelle indagini, con una certa approssimazione, di 400 voti, giusto per proporzione e per capire che l’apporto non è tale da turbare l’equilibrio democratico del voto, per altro particolarmente irrilevanti nel caso del candidato, Ilaria Cavo, a cui viene attribuito il mio appoggio”.
I fratelli Testa (Arturo e Maurizio Testa, anche loro indagati) “venivano presentati come attivisti politici con incarichi in Regione Lombardia da due onorevoli – spiega Toti -. Nel loro curriculum vi erano incarichi politici legati alla giunta regionale lombarda. Entrambi gli onorevoli (Sorte e Benigni) ne garantivano le qualità personali”. “Gli stessi – prosegue Toti – sui social (e credo formalmente) erano rappresentanti ufficiali della Comunità riesina nel mondo: il fatto di essere riesini e loro rappresentanti non può equivalere ad essere considerati come persone di malaffare. Analoga attenzione a gruppi organizzati rappresentanti cittadini di comune estrazione (lucani, calabresi nel mondo) è prestata dalla politica di ogni colore al fine di raccoglierne il consenso”.
Tra le domande anche quelle sui presunti favori a Aldo Spinelli per il rinnovo della concessione a 30 anni per il Terminal Rinfuse e l’interessamento per destinare una parte della spiaggia pubblica di Punta Olmo, a Celle Ligure, a uso privato per i 42 appartamenti preventivati dalla famiglia Spinelli. Altre domande hanno riguardato i finanziamenti ricevuti non solo da Spinelli e Francesco Moncada (ex consigliere del consiglio di amministrazione di Esselunga, indagato per corruzione anche lui), ma anche dal re delle discariche Pietro Colucci e da altri imprenditori.
Nell’ordinanza di custodia cautelare, scrive Toti, “così come nell’intero impianto accusatorio si analizza solo una limitatissima parte dei rapporti tra amministrazione, Presidente e mondo del lavoro e delle imprese. E di tale limitatissima parte si fa paradigma per tutto il resto”. Mentre, invece, “l’atteggiamento e l’animus dei rapporti e dei contesti analizzati dovrebbe essere esaminato e interpretato alla luce della generalità e molteplicità dei rapporti di un lunghissimo periodo”. Toti invita a guardare “tutto l’arco della mia presidenza per comprendere appieno come tutte le mie azioni (anche quelle contestate) siano state ispirate, certamente dalla giusta attenzione verso le imprese operanti sul territorio ma nell’unica prospettiva della tutela dell’interesse collettivo e del suo progresso”.