AgenPress – È ritenuto responsabile di istigazione e propaganda all’odio razziale con particolare riferimento all’apologia della Shoah.
Uno degli indagati è Raul Kirchhoff, 33 anni nato a Milano e residente in Svizzera, nell’inchiesta della Procura di Milano per propaganda e istigazione a delinquere finalizzate all’odio razziale e religioso, aggravate dall’apologia della Shoah.
E’ “italo-tedesco, in passato rilevato come contiguo agli ambienti della locale realtà di estrema destra collegata alla Skinhouse di Bollate”, nel Milanese.
L’indagine è coordinata dal procuratore Marcello Viola, dall’aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Alessandro Gobbis, che ha portato ai domiciliari Moustafa Khawanda, 29 anni, su ordinanza del gip Massimo Baraldo.
L’italo-tedesco e il 29enne avevano trovato “un punto di contatto”, come si legge negli atti, “nel sentimento antisionista” e definivano nelle chat gli ebrei “ratti” e “parassiti” e chiamavano Israele “IsraHell”, mostrando “ammirazione”, soprattutto il 29enne, per Hitler, con approvazioni per le azioni di Hamas. Khawanda rimarcava anche “il suo forte desiderio di partire e unirsi al conflitto”.
L’indagine della sezione Antiterrorismo internazionale prende corpo da una segnalazione all’indomani dei tristi eventi del 7 ottobre scorso riferite agli attacchi terroristici di Hamas. Il giovane aveva diffuso in rete, anche attraverso canali social, esternazioni antisemita e incitazioni ad azioni terroristiche di Hamas dichiarando di voler intraprendere il jihad e raggiungere il martirio combattendo.
Nel commentare “con esternazioni discriminatorie e sessiste la tragica vicenda dello stupro, tortura e uccisione di una ragazza al rave musicale del 7 ottobre 2023, si era schierato pubblicamente in difesa di Hamas”. “Dio benedica i combattenti di Hamas, i guerrieri più coraggiosi del pianeta!”” aveva scritto più volte. Perquisiti il padre del giovane e altre tre persone, tra cui l’estremista di destra, che hanno sostenuto e incitato le sue esternazioni sui social.
Intercettazioni telefoniche, le numerose foto che lo immortalavano in costante allenamento fisico, le ricerche sul web dei voli disponibili per raggiungere i luoghi di guerra, il giovane aveva intrapreso anche conversazioni su WhatsApp e Instagram con numerose persone ritenute dallo stesso, sulle stesse posizioni radicali.
All’interno delle chat condivideva un’incessante e sistematica attività d’odio rivolta nei confronti dello Stato e il popolo ebraico e testi di analogo tenore che spesso traduceva in italiano modificandone i contenuti per renderli più accattivanti.
Una propaganda mirata a sostenere le organizzazioni terroristiche con l’obiettivo invitare i “fratelli” ad arruolarsi invece di nascondersi.
Contestualmente all’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare il Tribunale di Milano ha disposto 4 decreti di perquisizione nei confronti del padre del ragazzo e di altre 3 persone, che lo assecondavano nelle sue esternazioni. Una delle perquisizioni è stata effettuata in Svizzera da una pattuglia mista italo-elvetica in accordo con la procura federale di Berna.