Aodi: «Continua la nostra collaborazione costante con le regioni: è una scelta obbligatoria in questo momento quella di rivolgersi ai professionisti della sanità di origine straniera, visto che si tratta di professionisti già formati e integrati. Dopo Sicilia, ecco Molise e Lombardia.
AgenPress. Non può essere considerato affatto un caso che, con l’arrivo del Decreto Pnrr, che nel giro di poco tempo potrebbe cancellare di fatto il tetto di spesa per i professionisti sanitari, stanno aumentando a noi dell’Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, le richieste per mettersi a disposizione delle regioni e rispondere alle costanti domande in particolare in arrivo dal Mezzogiorno, come già accaduto in Sicilia con la brillante iniziativa del Governatore Schifani.
Tutto sta nel comprendere innanzitutto che va innalzata la qualità e la durata delle proposte da parte delle nostre regioni e che medici e infermieri di origine straniera non rappresentano affatto un ripiego rispetto ai colleghi italiani, verso di loro è assurdo avere atteggiamenti discriminatori, soprattutto perché rischiamo di perderli, dal momento che per molti di loro paesi come Belgio e Olanda sarebbero disposti a fare ponti d’oro.
Nostro compito come Amsi è innanzitutto, anche grazie alla Scuola Unione per l’Italia, offrire sempre una corretta informazione e mettere sempre in costante collegamento le regioni, con le loro iniziative, e con i professionisti stranieri che si rivolgono a noi per rispondere alle sollecitazioni della politica regionale.
Prima è stata la volta della Sicilia, con una precisa richiesta per professionisti sanitari stranieri, a cui hanno risposto ben 100 medici di origine straniera, anche se le richieste spaziano tra tutte le specializzazioni e i più svariati incarichi.
Dopo la Sicilia, dicevamo, ecco Molise, e poi anche Lombardia: tutte le regioni italiane hanno compiuto la scelta di puntare prima ai professionisti della sanità italiani e di origine straniera che esercitano in Italia e di non reclutare direttamente professionisti sanitari dall’estero, ma hanno optato per medici e infermieri che già operano da tempo in Italia, quindi con alle spalle un iter di integrazione già solido, e di certo si è rivelata una scelta giusta dal momento che si tratta di professionisti che non sono certo a digiuno delle nostre problematiche sanitarie e che possono aggiornarsi e studiare mentre già esercitano.
Ovviamente sono anche tante le Regioni che non hanno avuto le risposte sperate, ed è per questo che chiediamo da tempo la proroga del Decreto Cura Italia oltre il 31 dicembre 2025, quello che ci ha permesso di evitare la chiusura di oltre 1750 reparti.
Ma è anche per questo che molti territori si sono rivolti direttamente all’estero per reclutare personale straniero.
Continueremo sempre a chiedere formazione adeguata e titoli garantiti.
Le domande alle richieste delle Regioni sono, però, ancora troppe poche, ed è compito dei Governi regionali fare il possibile per garantire ai propri cittadini la copertura di professionisti, soprattutto nelle aree dove c’è maggiore carenza, come le emergenze urgente, come ortopedia, come chirurgia, ginecologia, anestesia, pediatria.per questo numerose regioni hanno deciso di reclutare il personale sanitario specializzato dall’estero visto la maggior parte dei concorsi e le manifestazioni d’interesse sono senza risposte da parte dei medici specialisti. Anche perché la maggior parte di queste manifestazioni d’interesse offrono solo contratti a tempo determinato.
Ci sorprendono, per tanto, gli attacchi gratuiti di taluni sindacati che giudicano negativamente il voler portare in Italia, attraverso accordi bilaterali, professionisti sanitari stranieri. Non possiamo essere d’accordo. Formati adeguatamente e con la giusta conoscenza della lingua italiana possono essere una risorsa non indifferente e non tappa buchi.
Questi attacchi anche da parte di esponenti di albi professionali non hanno senso. Ci sarebbe da ricordare che nazionali come la Svizzera o i Paesi del Golfo hanno avuto e hanno la lungimiranza di costruire il 30% dei propri sistemi sanitari su professionisti di origine straniera.
I professionisti sanitari di origine straniera in Italia sono oggi più che mai un esercito di 100mila persone, sono una risorsa di cui abbiamo bisogno.
Continueremo a difendere la sanità italiana e ci fa piacere che il nostro impegno nel tempo abbia ottenuto il giusto riconoscimento sia a livello mediatico che a livello politico nazionale e regionale.
Molto è stato fatto, ma ancora tanto può essere fatto, e siamo convinti apertamente che con la cancellazione dei tetti di spesa per i professionisti sanitari, arriveremo a ottenere il 50% in più di risposte dai professionisti della sanità di origine straniera rispetto alle domande delle regioni per i medici di origine straniera.
Ai Governi Regionali, ai sindacati, agli ordini professionali che non fanno ostracismo noi apriamo le porte e con loro siamo disposti a continuare a collaborare fino in fondo».
Così il Prof. Aodi Esperto in Salute Globale, Presidente di Amsi e del Movimento Uniti per Unire, nonché Docente di Tor Vergata e membro del Registro Esperti della Fnomceo dal 2002, già 4 volte Consigliere dell’Ordine dei medici di Roma che è presente tutti i giorni su tv e radio satellitari per parlare di Immigrazione, Salute Globale, eguaglianza, diritti umani e divulga la verità in tutti i paesi per quanto riguarda il rischio e il pericolo dell’immigrazione irregolare.