Stefano Parisi: “Le commemorazioni del 25 aprile sono ormai ostaggio della violenta propaganda antisemita operata dai sostenitori del terrorismo islamico. È una vergogna per la democrazia italiana il fatto che gli ebrei siano costretti a commemorare la vittoria sul nazifascismo, a cui tanto hanno contribuito, protetti dalle forze dell’ordine. La Festa della Liberazione deve diventare una festa di popolo, contro i nemici della democrazia e della libertà”.
AgenPress. “La festa del 25 aprile è ormai ostaggio della violenta propaganda contro gli ebrei, contro Israele, contro le democrazie occidentali, con una gravissima manipolazione della storia e della memoria – afferma Stefano Parisi presidente dell’associazione Setteottobre, che aggiunge: “Dovrebbe essere un fatto intollerabile che nelle piazze della Repubblica italiana fondata su valori di democrazia e libertà si è costretti, per motivi di sicurezza, a commemorare separatamente il contributo dato dagli ebrei italiani e dalla Brigata Ebraica alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo”.
È una separazione imposta con la violenza da chi il 25 aprile sfila con le bandiere palestinesi gridando slogan antisemiti mascherati da antisionismo, da chi legittima il terrorismo come “atto di resistenza” e i tagliagole di Hamas come “partigiani”, così come avviene da tempo nelle piazze, nei campus universitari grazie all’acquiescenza delle autorità accademiche, nelle scuole complici docenti e presidi, negli appelli sui social. Se a Milano i vessilli della Brigata ebraica, medaglia d’oro per la Resistenza, potranno sfilare solo in quanto scortati dalla polizia, a Roma la Comunità ebraica è costretta a ricordare la Liberazione separatamente dal corteo dominato ormai dai pro-Hamas con il supporto esplicito dell’ANPI. “Tutto questo– conclude Parisi – dovrebbe suscitare scandalo, indignazione, una decisa e forte reazione democratica perché è un segnale allarmante di come si stiano corrodendo le più importanti conquiste delle nostre società. E invece sindaci, leader politici e sindacali parlano nei comizi senza una parola di condanna verso la violenza antisemita. Dopo 80 anni, è ora che il 25 aprile diventi la Festa della Liberazione di tutti gli italiani, la festa dell’amore per la verità, per la nostra libertà e non più il giorno dell’odio e del rancore. Deve diventare una festa di popolo per riaffermare la verità e far rinascere la coscienza dei valori conquistati con la lotta di liberazione dal nazifascismo, messi in discussione, mistificati, stravolti, dai militanti sostenitori del terrorismo islamico“.
La Liberazione fu un processo composito, frutto dell’eroica resistenza di forze italiane di diversa ispirazione politica, a cui parteciparono oltre 1000 ebrei (su una popolazione di non più di 38.000 persone e diverse furono anche le personalità ebraiche tra i membri del Comitato di Liberazione Nazionale, come Leo Valiani o Umberto Terracini); dell’azione di forze armate alleate provenienti da varie parti del mondo; della Brigata Ebraica: cinquemila uomini inquadrati nell’esercito inglese provenienti dalla Palestina allora sotto mandato britannico, che sotto la bandiera con la stella di David combatterono da Sud a Nord della penisola dando un contributo decisivo allo sfondamento della linea gotica. Questo mentre la leadership araba della Palestina stringeva alleanza con il nazismo arrivando a proclamare «la concordia delle idee per risolvere la questione ebraica» e a formare una brigata di SS musulmane. Una leadership che continuerà ad alimentare il seme dell’antisemitismo negli anni successivi con il rifiuto di riconoscere l’esistenza dello Stato d’Israele, le guerre per distruggerlo, il pogrom del 7 ottobre, fino allo slogan dei giorni nostri “Palestina libera dal fiume al mare” che invoca lo sterminio degli ebrei in Medioriente.