AgenPress. “La giornata dedicata alla donna mi ha sempre dato un senso di incompiutezza nella sua terminologia. Certo, considerato il passato grandi passi avanti sono stati fatti, eppure guardando il panorama che la quotidianità ci trasmette con i fatti sangue, la violenza e le discriminazioni a carico delle donne viene da pensare che più di festa occorrerebbe parlare di ricorrenza. Ricorrenza dei drammi e delle circostanze che si ripetono con spaventosa ed agghiacciante frequenza. Oggi più che inneggiare alle donne occorre operare per le donne. Più che celebrare quanto conquistato occorre guardare la realtà nei suoi più oscuri meandri per cercare di capire le cause che ancora producono dolore e sofferenza alle donne.”
Queste le parole di Ornella Cuzzupi, Presidente dell’Osservatorio contro le discriminazioni nei luoghi di lavoro nonché Componente del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione e Segretario Nazionale dell’UGL Scuola, che continua: “Se solo guardiamo i dati un brivido corre lungo la schiena. La violenza sulle donne ha tre aspetti drammaticamente stabili: la violenza in ambito familiare o affettivo, se usare questo termine in questi casi ha senso; le discriminazioni in ambito lavorativo e sociale; la nebbia che cela tutta una serie di violenze siano esse psicologiche o fisiche, che rimangono chiuse tra quattro mura o nell’angoscia della vittima. Si, perché si entra a conoscenza dei fatti solo quando questi esplodono e diventano casi da raccontare. Quello che invece la vita riserva a molte donne rimane custodito in un terribile silenzio di terrore e spesso di soffocante necessità. Le leggi, le interpretazioni delle stesse, il valore del lavoro, nulla di ciò è sufficiente se non vi sarà una vera, sana e chiara educazione sulla parità dei diritti e sul rispetto che bisogna portare verso l’altro. Tutto rischia di rimanere nell’ambito delle parole e di qualche rametto di mimosa se non si squarcia il velo di quel terrore e necessità del silenzio. Si, perché molte volte il prezzo da pagare alla denuncia è l’isolamento e la perdita anche di quel poco che si possiede. Nel mondo del lavoro questa è una terribile spada di Damocle che troppe volte oscilla sulla testa delle donne! Per questi motivi ritengo che strutture che insistono nel sociale e la scuola debbano avere un peso sempre più importante nell’indicare la giusta direzione e nel radicarla nella cultura di ogni giorno. Anche in quei casi dove questo si scontra con logiche e ideologie diverse dalla cultura democratica. Nel nostro costruire il domani, nei nostri insegnamenti non vi può esser posto per nessuna diversità, nessuna discriminazione e nessuna violenza. Se manca questa convinzione e la determinazione a portarla avanti, allora l’8 marzo si festeggerà e il 9 tutto riprenderà come e peggio di prima!”