AgenPress. Rivolgo un saluto ai Vice Ministri e a tutti i presenti e ringrazio la Federazione delle associazioni economiche giapponesi per l’accoglienza e i rappresentanti delle importanti realtà aziendali, giapponesi e italiane, per la presenza a questo incontro.
Giappone e Italia, l’anno prossimo, celebreranno il centosessantesimo anniversario del trattato che segnò l’inizio formale dei loro rapporti bilaterali.
Rapporti che andarono subito oltre le relazioni istituzionali e il commercio – oggetto dell’accordo di quel lontano 25 agosto 1866 – innestandosi, attraverso gli scambi culturali e interpersonali, nei processi di ammodernamento e di reciproca influenza che ne derivarono.
Eloquenti biografie ci parlano, come quella dello scultore Vincenzo Ragusa, mio concittadino, che, nel 1876, si stabilì in Giappone con la moglie O’Tama; o dell’incisore Edoardo Chiossone, genovese di nascita, i cui resti riposano nel cimitero di Aoyama.
Nei decenni abbiamo vissuto, fianco a fianco – la civiltà millenaria – lungo il tortuoso viale della storia.
Abbiamo attraversato la stagione della modernità di fine ‘800 e inizio ‘900; il periodo, oscuro, dell’autoritarismo espansionistico.
Abbiamo costruito, insieme, la via della democrazia e della pace nel Secondo dopoguerra, nel contesto internazionale che emergeva, dopo prezzi altissimi, dal drammatico conflitto mondiale.
Giappone e Italia hanno saputo affermare lo stretto legame tra democrazia e prosperità, entrando, a buon diritto, tra i Paesi industrializzati del G7, seguendo principi come libertà, rispetto, multilateralismo.
Entrambi Paesi trasformatori, abbiamo saputo fare della laboriosità dei nostri due popoli veicolo per un sempre maggiore sviluppo del commercio internazionale e della interdipendenza: elementi che garantiscono la pace nel mondo.
Un legame, quindi, una somiglianza, che ancora oggi resistono e prosperano.
Giappone e Italia, come gli altri membri della Comunità internazionale, si trovano oggi a dover fronteggiare nuove sfide, questioni globali che interpellano il nostro tempo.
Il settore delle telecomunicazioni e l’ambiente digitale, il calcolo informatico, sono stati al centro della poderosa trasformazione di questi ultimi decenni
Dall’ampia diffusione dei telefoni cellulari all’accesso immediato al web, all’intelligenza artificiale, siamo di fronte a un cambiamento paragonabile a quello delle rivoluzioni indotte a metà del XV secolo con l’invenzione dei caratteri mobili a stampa di Gutenberg.
Ogni mutamento va governato e orientato a fini di crescita della collettività, affinché sia “per” la persona e non “sulla” persona.
È meritoria, in questo senso, l’iniziativa promossa dal Giappone durante la Presidenza del G7, nel 2023, con il “Codice di Condotta di Hiroshima” rivolto alle organizzazioni che sviluppano sistemi avanzati di intelligenza artificiale.
Un testimone che il Governo italiano ha raccolto durante la sua Presidenza del G7, impegnandosi a darvi attuazione, con l’elaborazione di un sistema di monitoraggio e validazione.
Sono lieto di constatare che i temi di riflessione circa il futuro delle nostre società, siano da tempo all’attenzione della Keidanren nella sua idea di “Società 5.0”, paradigma per integrare tecnologie ed esigenze della persona nella definizione di un “umanesimo digitale”.
Sono questioni poste dalla società degli anziani, comune al Giappone e all’Italia.
In Giappone e in Italia i dati sull’aspettativa di vita sono lusinghieri. Un risultato che attesta la qualità dell’ambiente e dei sistemi sanitari ma, accompagnati da bassi tassi di natalità, registrano invecchiamento della popolazione e, uniti all’accelerazione tecnologica, fenomeno con ampie ricadute sociali, impongono di riformulare consolidati modelli di vita.
Oltre a quella digitale, Giappone e Italia sono impegnate nella transizione verde, per contrastare gli effetti del cambiamento climatico, che poc’anzi ci veniva ricordato.
La salvaguardia del pianeta e delle sue risorse non è un percorso che si possa affrontare in solitaria.
Usando il linguaggio della montagna è, piuttosto, una cordata che richiede fiducia e collaborazione, che si esprime con dialoghi, accordi, conferenze e protocolli, come quelli di Parigi, Glasgow, Dubai, seguiti poi da provvedimenti e comportamenti coerenti, animati da una volontà di traduzione in scelte concrete.
Europa e Giappone hanno intrapreso, in parallelo, un percorso ambizioso.
Nel 2020 l’Unione Europea ha ufficialmente lanciato il Green Deal per raggiungere la neutralità climatica.
Il Giappone nel 2023 ha approvato il GX Promotion Act, con obiettivi ambiziosi di de-carbonizzazione entro il 2050.
Entrambi siamo impegnati nello sviluppo di innovative tecnologie, puntando – tra le altre cose – su un’agricoltura sempre più sostenibile e sull’idrogeno come fonte di approvvigionamento energetico.
L’Italia è ai primi posti in Europa quanto a economia circolare, riciclo, energie rinnovabili.
Il Giappone è tra i principali promotori a livello mondiale della ricerca e dello sviluppo di nuove tecnologie per l’efficienza energetica.
Si tratta di ambiti che guardano al futuro, coinvolgono lo sviluppo di industrie in grado di generare milioni di posti di lavoro e una crescita considerevole.
Ambiente, ricerca, sviluppo rappresentano un connubio felice.
Lo stretto rapporto che unisce Unione Europea e Giappone è frutto di un comune sentire: la consapevolezza che soltanto un rapporto tra eguali nella vita internazionale porta a vantaggi diffusi e che questo si basa sul diritto e sulle istituzioni poste a questo fine.
Oggi la integrazione tra i due mercati, giapponese ed europeo, è sempre più stretta, grazie all’accordo di partenariato economico (Epa), siglato nel 2019 tra Tokyo e Bruxelles, che ha eliminato i dazi delle esportazioni europee verso il Giappone e viceversa. Un accordo lontano da protezionismi di ritorno.
L’economia giapponese, che si colloca tra le prime al mondo, si conferma così sempre più per il nostro continente interlocutore strategico, impegnata com’è anche nella costruzione di rapporti intercontinentali che sostengono la pace, la stabilità, la prosperità.
L’idea di un Indo-Pacifico libero e aperto è essenziale per lo sviluppo del mondo. Si tratta di un campo decisivo perché vengano alleggerite le tensioni e per contenere spinte all’esercizio di signorie in questi mari.
Ancora una volta, l’alternativa è tra cooperazione e dominio.
La presenza di aziende italiane con interessi in Giappone e giapponesi con interessi in Italia è imponente.
Molte collaborazioni industriali e investimenti diretti sono stati realizzati.
Le opportunità da cogliere insieme sono numerosissime e positiva in questa direzione è l’attività del Gruppo Business.
Sono lieto che Roma ospiti, il prossimo 13 maggio, una sessione dedicata al rafforzamento dei partenariati nel settore economico e commerciale.
Lo sviluppo delle nuove tecnologie per la doppia transizione non avviene per caso, bensì è frutto di anni di ricerche che, a volte, trovano anche applicazioni plurime rispetto a quanto si era immaginato originariamente.
L’accordo fruttuoso di cooperazione scientifica e tecnologica, sviluppato da quasi quarant’anni dai nostri Paesi, costituisce una cornice in cui si sono sviluppate centinaia di collaborazioni tra università ed enti di ricerca, permettendo di realizzare progetti bilaterali di grande rilevanza.
Su queste solide fondamenta il Partenariato Strategico, avviato nel 2023, ha stimolato ulteriori iniziative.
Ne richiamo due, quella sulle batterie e quella sulle onde gravitazionali, certo che presto ne saranno definite di nuove. Così come ricordo la collaborazione nel settore dello spazio, con progetti dedicati all’osservazione della Terra e all’esplorazione del cosmo.
Si tratta di esperienze che non vanno soltanto a beneficio della crescita dei nostri Paesi, ma sono anche funzionali al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dalle Nazioni Unite.
Il “living lab” di Expo Osaka 2025 esprime questa stessa sensibilità. “Disegnare la società del futuro per le nostre vite” è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno, di cui ha bisogno l’umanità, per trovare risposta agli urgenti interrogativi che vengono posti oggi davanti all’umanità stessa che guarda al proprio avvenire.
Chi sono i protagonisti di questi processi?
Certamente queste sensibilità non devono trovare sorde le istituzioni, ma un ambito come quello in cui ci troviamo – in due Paesi che si fondano su valori di libertà e democrazia – mi permette di sottolineare il ruolo insostituibile giocato dalle società civili, in questo caso in particolare dall’imprenditorialità. Questo mondo imprenditoriale, chiamato ad aprire coraggiosamente nuove strade, nel testimoniare il capitale di coesione delle rispettive comunità.
Sta a tutti noi, cioè, metterci alla prova e mettere a frutto le risorse di cui disponiamo.
Giappone e Italia hanno già dimostrato di saper unire gli sforzi.
Per continuare a crescere, insieme, in pace.