AgenPress – Secondo il Financial Times le principali potenze europee appoggiano gli sforzi per sequestrare oltre 200 miliardi di euro di beni russi congelati, mentre lavorano ad un accordo di cessate il fuoco in Ucraina:
Francia e Germania, da tempo contrarie a un sequestro totale dei beni russi detenuti nell’Ue, stanno discutendo con il Regno Unito e altri Paesi sui modi in cui potrebbero essere utilizzati, secondo 3 fonti bene informate. Per fornire a Kiev garanzie di sicurezza post-conflitto, funzionari francesi hanno discusso una proposta secondo cui le capitali europee sequestrerebbero i beni se Mosca dovesse violare una futura tregua.
Gli alleati del G7 hanno congelato circa 300 miliardi di euro in beni della Banca centrale russa nel 2022, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca, di cui la stragrande maggioranza (circa 190 miliardi di euro) si trova nel deposito centrale di sicurezza del Belgio Euroclear, con importi minori detenuti da Francia, Regno Unito, Giappone, Svizzera e Stati Uniti.
Il sequestro dei beni russi “sarebbe contrario agli accordi internazionali”, ha detto il ministro francese dell’Economia Eric Lombard esprimendo la contrarietà francese all’ipotesi.
Contrario il Cremlino, per Dmitri Peskov “la consapevolezza della dannosità potenziale di tali azioni e dell’inevitabilità di conseguenze molto, molto negative”.
“Con rare eccezioni, vengono fatti tentativi di sequestrare illegalmente i nostri asset, ma la dichiarazione che ha menzionato si riferisce a quelle rare eccezioni in cui è veramente dimostrata la consapevolezza della dannosità di tali azioni potenziali e dell’inevitabilità di conseguenze molto, molto negative”, ha aggiunto commentando le parole del ministro francese per gli Affari europei, Benjamin Haddad. Secondo l’Afp, in un’intervista a France 2 Haddad ha dichiarato che il possibile sequestro degli asset russi congelati per l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe è “una leva” nelle mani dell’Europa ma che questo tema “solleva ancora questioni legali e questioni di precedenti economici” e “di messaggi inviati agli investitori”.