AgenPress. Negli ultimi giorni, sono arrivate in Burundi tra le 10.000 e le 15.000 persone in fuga dall’escalation di tensione e violenza nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). La maggior parte sono congolesi, soprattutto dalla zona di Bukavu, nella provincia del Sud Kivu, dove la situazione continua a deteriorarsi. Ma ci sono anche cittadini burundesi tornati nel proprio Paese in fuga dagli scontri.
Le persone arrivano principalmente al posto di frontiera di Gatumba, vicino alla capitale Bujumbura, esauste e traumatizzate, molte separate dalle loro famiglie e con poche informazioni sulla loro sorte. Team dell’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, e dei suoi partner sono presenti per garantire che le persone arrivate in cerca di sicurezza ricevano il sostegno di cui hanno bisogno in attesa della registrazione e di ulteriori procedure di accoglienza.
Ci sono anche segnalazioni di migliaia di persone arrivate attraverso punti di confine non ufficiali, tra cui lungo il fiume Rusizi, vicino a Rugombo, con segnalazioni di annegamenti di diverse persone. Le condizioni delle comunità vicine al confine sono estremamente disastrose, con mancanza di ripari, acqua e servizi igienici. In una località, altre 10.400 persone sono attualmente rifugiate in scuole e in uno stadio locale sul lato della RDC, in attesa di essere trasferite in insediamenti più sicuri nell’entroterra.
Le autorità nazionali del Burundi, con il sostegno dell’UNHCR, stanno verificando e controllando i nuovi arrivati per identificare coloro che necessitano di protezione internazionale e informare i nuovi arrivati sui servizi disponibili. Una volta registrati, i rifugiati vengono trasferiti in centri di transito, dove l’UNHCR e i suoi partner forniscono beni di prima necessità, tra cui cibo, acqua potabile e servizi sanitari essenziali. Tuttavia, il sovraffollamento dei centri di transito, alcuni dei quali ospitano attualmente fino a quattro volte la loro capacità iniziale, sta diventando una delle principali preoccupazioni, poiché le risorse continuano ad essere limitate, aumentando le tensioni tra gli arrivati.
In collaborazione con il governo del Burundi, l’UNHCR e i partner stanno lavorando per garantire che i rifugiati possano accedere all’assistenza e alla protezione di cui hanno bisogno. Pur facendo ogni sforzo per rispondere a questa emergenza, c’è un urgente bisogno di risorse aggiuntive per soddisfare le crescenti necessità.
La situazione nella RDC orientale rimane difficile, con i recenti scontri nel Sud Kivu che hanno costretto più di 150.000 persone a fuggire. Almeno 85.000 di queste persone vivono in siti spontanei di recente creazione per sfollati interni, dove scarseggiano i servizi di base come acqua, alloggi e accesso ai servizi sanitari. Allo stesso tempo, è urgente un rapido sostegno per fornire servizi di base nelle zone di rientro nel Nord Kivu, mentre un numero crescente di famiglie sfollate – circa 80 al giorno dal Sud Kivu – intraprende il viaggio di ritorno ai propri villaggi.
A parte il Burundi, il numero di persone in fuga dalla RDC attraverso le frontiere dall’inizio della recente escalation del conflitto è rimasto relativamente basso. Tuttavia, le équipe dell’UNHCR nei Paesi limitrofi si stanno preparando a fornire assistenza in caso di necessità.
Il nuovo afflusso si aggiunge ai 91.000 rifugiati e richiedenti asilo attualmente ospitati dal Burundi, provenienti soprattutto dalla RDC, molti dei quali si trovano nel Paese da decenni.
L’UNHCR è grato per la generosità dimostrata nei confronti di coloro che fuggono dagli ultimi scontri nella RDC ed esorta a continuare questa solidarietà. Ribadiamo il nostro appello a porre immediatamente fine alle ostilità nella RDC per evitare ulteriori danni ai civili e consentire una pace duratura, e sollecitiamo maggiori sforzi per garantire la loro sicurezza e l’accesso all’assistenza.