AgenPress. Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto un intervento alla “Conferenza dei prefetti e dei questori d’Italia sulle linee d’indirizzo per le politiche di contrasto all’immigrazione irregolare” presso la Scuola Superiore Amministrazione dell’Interno.
Prima dell’intervento del Presidente Meloni, l’introduzione del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Trascrizione dell’intervento del Presidente Meloni
Ci ho tenuto a partecipare a questa iniziativa, seppure brevemente, – come ricordava il Ministro Piantedosi, sono in partenza per Parigi e ho pensato che fosse in ogni caso molto importante venire per fare il punto su quello che abbiamo fatto finora su una materia che per il Governo, come ricordava il Ministro, è una materia assolutamente centrale, come quella del governo dei flussi migratori, quindi per fare il punto sul lavoro che è stato fatto fin qui, ma anche per darci nuovi obiettivi da raggiungere.
Però ci tenevo a essere qui anche e forse soprattutto per ringraziarvi del lavoro che ciascuno di voi svolge ogni giorno. Il prefetto è l’immagine e la sostanza dello Stato sul territorio, lo è sempre, ma lo è soprattutto nelle aree nelle quali i problemi di tenuta sociale sono più complessi. Lì i prefetti sono il punto di riferimento per ritrovare equilibrio, per riaffermare il rispetto della legge, per dirimere i conflitti, per confermare che le istituzioni ci sono. E così il questore, ancora prima di dirigere la Polizia di Stato nella provincia dalla quale opera, è colui che coordina gli sforzi per garantire la sicurezza. E le funzioni di queste due ramificazioni dello Stato, come delle altre che sono qui rappresentate, sono fortemente interconnesse tra loro. Io penso che non sia un caso che questa sede sia dedicata a Carlo Mosca, prefetto esemplare certamente, che iniziava la sua carriera nel corpo delle guardie di pubblica sicurezza, quindi prima della riforma della Polizia e quindi nella sua figura si riconoscono tanto i prefetti quanto i questori e penso che sia nostro dovere, che sia mio dovere ricordarlo ancora una volta a quattro anni dalla sua scomparsa.
E venendo al tema di oggi, voi sapete che la legalità è una priorità assoluta di questo Governo, banalmente perché senza legalità non si possono garantire i diritti più banali dei cittadini e se la legalità è un’assoluta priorità di questo Governo, conseguentemente è una priorità la lotta a ogni mafia, la lotta alla criminalità diffusa e lo è il contrasto all’immigrazione irregolare di massa.
E proprio in materia di governo dei flussi migratori voi sapete che noi abbiamo lavorato con coraggio, osando, per aprire una fase nuova in Italia e anche in Europa, per disegnare un modello di contrasto all’immigrazione irregolare e di governo dei flussi migratori che si sviluppava sostanzialmente su quattro direttrici: lotta senza quartiere ai trafficanti di esseri umani; costruzione di un nuovo modello di cooperazione e sviluppo con i paesi di partenza e di transito dei migranti; promozione di percorsi di migrazione legale concordata e conseguentemente più integrabile; soluzioni innovative per ridisegnare il governo dei flussi migratori.
Sono quattro direttrici che ci hanno consentito di registrare gli obiettivi che abbiamo raggiunto, ricordava il Ministro Piantedosi, da una parte la drastica riduzione degli sbarchi sulla rotta del Mediterraneo centrale e con questo la diminuzione delle morti in mare, in particolare grazie al crollo delle partenze dalla Tunisia e dalla Libia e anche la riduzione complessiva degli ingressi irregolari nell’Unione europea anche su altre rotte come la rotta balcanica.
Nel 2024, ricordava il Ministro, gli sbarchi si sono ridotti del 60% rispetto al 2023 e del 35% rispetto al 2022, però io penso che non sia questo l’unico dato significativo. Penso che sia, per esempio, significativo il fatto che l’Organizzazione delle Migrazioni ci dice che nel 2024, sulla rotta del Mediterraneo centrale, a fronte di circa 66 mila arrivi, si sono registrati 1695 morti e dispersi.
Nel 2023, con oltre 157.000 arrivi irregolari, i morti e i dispersi sono stati 2.526. Nel 2014, l’anno dell’operazione Mare Nostrum, che come voi sapete nasceva proprio per salvaguardare la vita in mare, si sono contati 3.126 morti a fronte di 170 mila arrivi. Significa una cosa banale, che abbiamo ripetuto molte volte, e cioè che diminuire le partenze e stroncare il business dei trafficanti è l’unico modo per ridurre il numero delle persone che perdono la vita nel tentativo di raggiungere l’Italia e l’Europa. E io penso che questo debba essere il risultato che più di tutti ci inorgoglisce, perché non c’è niente di più importante che salvare una vita umana o strappare quella vita agli artigli della mafia.
Non ci siamo limitati a combattere i trafficanti, ci siamo occupati, dicevo, di andare alle cause della migrazione con il Piano Mattei, che non è un Piano di questo Governo. Io penso che sia una strategia di interesse nazionale che viene sempre più apprezzata dai nostri partner. È anche la ragione per la quale la prossima sfida del Piano Mattei, dal punto di vista del Governo, è quella di europeizzare il Piano, di internazionalizzarlo, di costruire sempre nuove sinergie tra quello che noi stiamo portando avanti a livello nazionale e gli strumenti che esistono agli altri livelli: penso al Global Gateway dell’Unione Europea, penso al PGII del G7, al piano di investimenti infrastrutturali del G7, è stato parte del lavoro che l’Italia ha fatto come presidente del G7 lo scorso anno. E la cifra del Piano Mattei, quello su cui fa la differenza, è la concretezza e io penso che questo sia un elemento che dobbiamo tenere a mente perché distingue questa iniziativa da molte altre che sono state fatte nel passato. Sono interventi sul campo, sono interventi concordati con i nostri partner, sono interventi basati su traguardi verificabili: non un libro dei sogni, ma una strategia concreta che è partita già in nove Nazioni e che si sta allargando ora ad altre cinque Nazioni del Continente africano.
Dopodiché voglio velocemente rivendicare anche il ruolo decisivo che l’Italia ha svolto a Bruxelles per cambiare l’approccio europeo in materia di immigrazione. Se oggi ci si pone come priorità quella dell’attuazione di partenariati paritari con i Paesi di origine transito e, se ci si pone come priorità non più la distribuzione all’interno dei confini europei di una flusso migratorio che non si può gestire non si può fermare, se oggi la priorità non è più questa ma è difendere i confini esterni dell’Unione europea, se si parla, come si sta parlando, di rafforzamento di politica dei rimpatri, che è la prossima sfida che la Commissione e il Consiglio sulla quale stanno lavorando, se le nostre soluzioni innovative, anche a dispetto di quello che alcuni pensavano, vengono invece accolte con interesse, con attenzione – leggevo ora una dichiarazione del nuovo Commissario europeo alle migrazioni, Commissario Brunner, che io incontrerò domani e lo incontrerà anche il ministro Piantedosi, che diceva sul protocollo Italia-Albania “siamo a fianco del Governo italiano” – penso che si debba a questo importante lavoro che abbiamo fatto. Soluzioni pragmatiche, spiegate, non ideologiche, che cercano di trovare una risposta al fenomeno per tutti. Perché non possiamo pensare di risolvere il problema della migrazione come Italia, scaricandolo su un altro partner, come spesso è stato fatto nei nostri confronti. Quello che noi abbiamo cercato di spiegare ai nostri partner è come insieme potevamo gestire il fenomeno per il bene complessivo del Continente europeo.
E se questo è stato possibile, è stato possibile anche per il gioco di squadra che siamo stati capaci di fare a livello tecnico e a livello politico. E questo lo dico anche per dirvi ancora grazie per il vostro contributo, perché chiaramente, senza l’impegno e la professionalità dei funzionari, l’indirizzo politico di un governo è condannato a rimanere lettera morta. Non è stato così in questi anni, di questo vi devo ringraziare.
E su questo faccio un breve inciso. Quando si presenta un problema, qualsiasi problema si presenti, ci sono solamente due strade: si può fingere di non vedere il problema; si può affrontare il problema, impattarlo nel tentativo di risolverlo. Chiaramente la seconda delle due strade la più complessa, perché è anche quella per la quale si può sbagliare. E viva Dio, noi sbagliamo tutti, sbagliamo spesso.
Però io penso che quello che i cittadini ci chiedono di fare non sia girarci all’altra parte. Io penso che quello che i cittadini ci chiedono di fare sia anche rischiare di sbagliare, ma sicuramente affrontare i problemi, osare, gettare il cuore oltre l’ostacolo. Penso che sia quello che ci si aspetta dalla politica, ma penso che sia anche quello che ci si aspetta dallo Stato ad ogni livello, perché se è vero che sulle spalle del governo ricade ovviamente la responsabilità di dare un indirizzo politico, di delineare quell’indirizzo è altrettanto vero, che se la filiera dietro all’indirizzo politico non risponde, banalmente niente si può fare.
E allora, io penso che la grande sfida che noi insieme abbiamo di fronte sia quella di ricordarci quanto ciascuno nel suo ruolo sia indispensabile, per il bene non di un governo, di una parte politica, di un partito, ma per il bene dei cittadini che noi tutti rappresentiamo a vari livelli. Se non ci lavoriamo insieme, se non remiamo tutti nella stessa direzione, ogni volta che qualcuno non fa perfettamente il suo lavoro, il lavoro anche di tutti gli altri viene vanificato. E allora qualsiasi sfida noi vogliamo vincere, la possiamo vincere solamente se ci lavoriamo tutti insieme, se ci crediamo tutti insieme. E io so che per ottenere questo, forse la più grande rivoluzione che si può fare in questa Nazione è fare in modo che qualsiasi funzionario dello Stato torni all’orgoglio puro del lavoro che fa, di quanto è importante il lavoro che fa, di quanto è importante il suo pezzo di contributo all’obiettivo generale, perché questo noi spesso lo dimentichiamo, forse anche perché non viene abbastanza valorizzato, forse anche perché non viene abbastanza riconosciuto, forse anche perché ad alcuni è sembrato che tanto non facesse la differenza, che tanto qualcuno non se ne sarebbe reso conto, che tanto la politica non se ne sarebbe accorta. Non è così.
Tutto viene riconosciuto, tutto deve essere valorizzato, tutto deve essere gratificato, ma ricordatevi che nessuno può risolvere i problemi di questa Nazione da solo.
Io ho bisogno di voi, il Governo ha bisogno di voi, voi avete bisogno di indirizzi politici, insieme questa Nazione può tornare a stupire, può tornare a stupire i suoi cittadini – che spesso non hanno creduto più nelle istituzioni- può tornare a stupire a livello internazionale, come ci pare che insomma in qualche occasione stia già accadendo. Lo possiamo fare solo insieme e siamo in grado di farlo e io so quanto il vostro lavoro è fondamentale in questo. E quello che sto chiedendo è: credete che i vostri sforzi verranno sempre riconosciuti?
Credete che il merito può tornare in questa Nazione? Credete che qualsiasi cosa in più di quello che era strettamente necessario farete verrà visto? Perché è tempo di fare questa piccola grande rivoluzione in Italia, fare tutti un pezzetto di più di quello che è strettamente necessario, e possiamo tornare a rimettere questa Nazione esattamente nel posto che merita.
E allora tornando, mi mi scuserete, avrei dovuto farlo più piccolo questo inciso. Però, tornando alla materia di oggi, io penso che ci siano ora alcune priorità. Il Governo continua a ritenere ovviamente necessaria, ormai urgente, una revisione della Direttiva di rimpatri del 2008, il concetto di Paese terzo sicuro. Penso che sia importante anticipare l’entrata in vigore di quanto previsto dal nuovo Patto di migrazione e asilo sulla definizione di Paese di origine sicuro, anche per fare un po’ di chiarezza su un tema molto controverso e
oggetto di provvedimenti giudiziari che appaiono disattendere quanto stabilito con legge dal Parlamento italiano. Voglio dirlo anche alla luce di quello che leggevo nelle ultime ore, anche l’argomentazione della “supremazia” della normativa europea rispetto alla normativa italiana, in base alla quale si giustificherebbe la disapplicazione della norma italiana sui Paesi sicuri, se posso dire, appare fragile, atteso che per esempio il più grande Paese europeo, la Germania, rimpatria migranti dall’Afghanistan in Afghanistan, senza che questo sia reputato dai giudici tedeschi in contrasto con la normativa europea.
Chiaramente sarà importante su questo fare chiarezza e l’auspicio è che la Corte di Giustizia e l’Unione Europea scongiuri il rischio di compromettere le politiche di rimpatrio, non solo dell’Italia chiaramente, ma di tutti gli Stati membri dell’Unione Europea. Lavoriamo per aumentare l’attenzione nei confronti di questa sfida. Voi sapete che noi abbiamo promosso un gruppo di lavoro a margine del Consiglio europeo con i Paesi, si dice, like-minded, che è guidato proprio dall’Italia insieme alla Danimarca e all’Olanda, è ormai un appuntamento fisso, come sono un appuntamento fisso le lettere della Presidente della Commissione von der Leyen sull’attuazione della politica migratoria prima di ogni Consiglio europeo, senza ovviamente dimenticare l’impegno sulle soluzioni innovative, tra questo ovviamente il protocollo Italia-Albania che, voglio dirlo anche qui, il Governo è determinato a portare avanti proprio e soprattutto alla luce dell’interesse e del sostegno mostrato da sempre più Nazioni europee, noi siamo determinati a trovare una soluzione ad ogni ostacolo che appare, non solo perché crediamo nel protocollo ma anche perché rivendichiamo il diritto della politica di governare secondo le indicazioni dei cittadini, il dovere della politica di assumersi le sue responsabilità.
Il Governo dei flussi migratori è una questione sulla quale l’indicazione che arriva dalla maggioranza dei cittadini è molto chiara e i cittadini ci chiedono di fermare l’immigrazione illegale perché l’immigrazione illegale produce insicurezza, mancata integrazione, incapacità di garantire lo Stato di diritto e anche perché l’immigrazione illegale di massa è la prima nemica della migrazione legale. Quindi noi siamo impegnati a ristabilire un principio banale, cioè in Italia si entra solo legalmente. Non è consentito, aggiungo, alla criminalità organizzata sfruttare in modo fraudolento i canali legali della migrazione. Lo dico per ricordare che siamo intervenuti anche qui con il vostro supporto, anche su questo, quando ci siamo resi conto dell’enorme sproporzione in alcune zone d’Italia tra le domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari rispetto sia al numero di potenziali datori di lavoro sia al numero di domande che poi si tramontavano effettivamente in un contratto di lavoro. Non abbiamo esitato, abbiamo presentato un esposto alla Procura Nazionale Antimafia, abbiamo introdotto regole e controlli più stringenti e il risultato è che le richieste di nulla osta sono adesso in linea con le quote previste. Significa che abbiamo buttato fuori la criminalità organizzata che si era infiltrata nelle regole per la migrazione legale e penso che anche questo sia un altro grande risultato che dobbiamo tutti insieme rivendicare.
Dopodiché, tutto questo e soprattutto quando si combatte la mafia a ogni livello penso che possiamo essere particolarmente fieri del lavoro che facciamo. Ogni volta che noi riusciamo a fermare l’illegalità diffusa in Italia, noi sappiamo che ci troviamo di fronte a una vittoria delle persone per bene e quindi a una vittoria della Nazione, del popolo italiano nel suo complesso, a una vittoria di chi soprattutto come voi ha scelto di servire lo Stato per combattere i criminali, che sono chiaramente disposti a tutto, come vediamo proprio nella questione della migrazione, anche a lucrare sulla disperazione delle persone.
Penso che insieme possiamo dire che è finito il tempo del lassismo, è finito il tempo della sottovalutazione, è finito il tempo di uno Stato che si volta dall’altra parte. Io penso che questo debba essere il tempo della legalità, del rispetto delle regole di uno Stato autorevole che sa dimostrare con i fatti che la legalità e la sicurezza dei cittadini vengono prima di ogni altra cosa. È questo quindi il tempo nel quale i servitori dello Stato, le persone come voi, possono finalmente riscoprire il valore immenso del lavoro che fanno e quindi grazie a voi per questo lavoro che fate ogni giorno.