AgenPress. L’ennesimo episodio di violenza contro il personale sanitario, avvenuto al Pronto Soccorso dell’Ospedale Grassi di Ostia, è solo la punta di un iceberg che si estende da Nord a Sud del Paese.
Un 58enne, in stato di ebbrezza, ha aggredito medici e infermieri per visitare la madre fuori orario, costringendo le forze dell’ordine a intervenire e arrestarlo in flagranza di reato.
Ma questo è solo uno dei numerosi episodi che si verificano nella quotidianità: le violenze contro operatori sanitari hanno superato nel 2024 la media di un’aggressione al giorno, con un incremento del 33% rispetto all’anno precedente.
“Ancora una volta un Pronto Soccorso, ancora una volta violenza e paura per chi lavora ogni giorno per salvare vite umane. Il 2025 si sta confermando un anno infernale per il personale sanitario: siamo ai morsi, ai calci, ai pugni, alle spedizioni punitive. Chi difende medici e infermieri? La politica continua ad applicare misure post-aggressione, senza una reale strategia preventiva”.
Così dichiara il Prof. Foad Aodi, medico, giornalista internazionale, esperto in salute globale, Direttore dell’AISC (Agenzia Britannica Internazionale Informazione Senza Confini), membro del Registro Esperti FNOMCEO, quattro volte consigliere dell’OMCeO di Roma e docente dell’Università di Tor Vergata, a nome dell’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), dell’Unione Medica Euromediterranea (UMEM) e del Movimento Internazionale UNITI PER UNIRE, insieme ai rispettivi consigli direttivi.
“La violenza contro il personale sanitario non si ferma e non riguarda solo i Pronto Soccorsi. Assistiamo a episodi drammatici anche nei reparti, in particolare in quelli psichiatrici, nelle guardie mediche, nelle strutture territoriali. È un problema strutturale che sta portando migliaia di professionisti a dimettersi o a cercare opportunità all’estero. Nel 2024, nei primi nove mesi, oltre 7mila medici e più di 20mila infermieri hanno lasciato il servizio per esasperazione e paura”.
L’AMSI, l’UMEM e UNITI PER UNIRE esprimono solidarietà ai colleghi aggrediti e condannano fermamente questa ennesima violenza. “I Pronto Soccorsi sono ormai delle polveriere. La pressione su medici e infermieri è insostenibile e i carichi di lavoro sono immensi. È necessario riportare serenità nei presidi di emergenza, ma per farlo servono azioni concrete: snellire i carichi di lavoro, decongestionare gli ospedali, potenziare la sanità di prossimità.
Oggi, un caso su tre che arriva al Pronto Soccorso potrebbe essere gestito sul territorio, se solo avessimo un sistema di medicina territoriale davvero funzionante”, aggiunge Aodi.
“Bene l’arresto in flagranza di reato dell’aggressore, ma non basta. Bene anche l’inasprimento delle pene, ma tutto questo non può essere considerato sufficiente”.
È necessario un decisivo cambio di passo. proponiamo che le aziende sanitarie si costituiscano obbligatoriamente parte civile nei procedimenti contro gli aggressori. Questo contribuirebbe a far sentire meno soli i professionisti sanitari.
Ma la radice del problema resta: servono prevenzione, sicurezza e riforme strutturali, così come in un momento di tale emergenza sociale non è immaginabile che medici e infermieri, soprattutto personale femminile, in molti ospedali, non abbiano il supporto di agenti h24, in particolare negli orari notturni.
Non possiamo più accettare che la politica si muova solo dopo che il danno è avvenuto. Basta chiacchiere, vogliamo azioni immediate”.
Le associazioni AMSI, UMEM e UNITI PER UNIRE continueranno a battersi, come hanno sempre fatto, per la tutela di tutti i professionisti sanitari e per una riforma del sistema di emergenza-urgenza, affinché gli ospedali e tutte le strutture sanitarie tornino a essere luoghi sicuri per chi vi lavora e per chi vi si reca in cerca di cure. Chiediamo risposte concrete: basta con interventi tardivi, servono misure preventive e protezione immediata per chi ogni giorno garantisce il diritto alla salute dei cittadini.
Le statistiche aggiornate sulle aggressioni al personale sanitario di AMSI, UMEM e UNITI PER UNIRE
Incrementi percentuali delle aggressioni per regione nel 2024 (classifica delle prime 10 regioni):
(Data indagine gennaio 2025)
- Lombardia: +25%
- Campania: +22%
- Puglia: +20%
- Lazio: +19%
- Sicilia: +18%
- Veneto: +17%
- Piemonte e Liguria: +16%
- Emilia-Romagna: +15%
- Toscana: +14%
- Calabria: +13%
Distribuzione geografica:
- Nord Italia: 63%
- Sud Italia: 26%
- Centro Italia: 11%
Vittime:
- 73% donne
- Professioni più colpite: infermieri e fisioterapisti
Altri Dati significativi del 2024
- 72% delle vittime non denuncia per paura o rassegnazione
- 25.940 aggressioni totali nel 2024 (i casi ufficialmente denunciati, che non includono il sommerso) tra sanità pubblica e privata.
- Incremento nella sanità pubblica: nel 2023 le aggressioni ufficiali erano state 18mila, ma nel 2024 si sono registrate 5.940 aggressioni in più (+33%).
Europa:
- Il 43% dei professionisti sanitari ha subito almeno una violenza fisica nel corso della propria carriera come media nei paesi europei, con aumento del 16% negli ultimi cinque anni. Ai primi posti ci sono Francia, Spagna, Portogallo, Italia. Molte meno aggressioni si registrano in paesi come Germania e Norvegia.
- Nel Regno Unito si registra un aumento del 36% delle aggressioni negli ultimi 5 anni, ma rispetto al picco dei paesi europei solo il 13,7% dei professionisti dichiara di avere subito un’aggressione.
- Mondo: Nel mondo le aggressioni contro i professionisti sanitari sono aumentate del 21% nel 2024. Il 46% dei professionisti ha subito almeno un’aggressione fisica in carriera, il 61% per cento è stato vittima di un’aggressione verbale.
Stati Uniti:
- Il 46% dei professionisti sanitari ha subito almeno un’aggressione nel corso della propria carriera, con aumenti del 15% negli ultimi cinque anni.
- Nei Paesi con carenze sanitarie almeno il 65% dei professionisti ha subito un’aggressione in carriera.
- Nei luoghi di guerra le aggressioni contro i professionisti sanitari possono arrivare anche al 92%.