Navalny. I Radicali: il regime lo ha messo a tacere, ma non è morto. Continua a vivere nella lotta per una Russia libera

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AgenPress – “Il 16 febbraio 2024, in una gelida colonia penale, il regime ha messo a tacere il suo oppositore più ostinato. Ma non lo ha fatto per vendetta. Lo ha fatto per paura. Perché Navalny non era solo un prigioniero: era una minaccia costante, un’incognita che il potere non poteva permettersi. La sua determinazione, il suo coraggio, la sua capacità di resistere a ogni tentativo di spezzarlo lo avevano reso troppo pericoloso. Non potevano lasciarlo vivere”. Così i Radicali sui social.
“Una dittatura può resistere a molte cose, ma non può resistere alla verità e, soprattutto, non può resistere a qualcuno a qualcuno in grado di diffonderla. Navalny sapeva farlo. E sapeva farlo con una forza in grado di incrinare le fondamenta del regime.
Perché le dittature si nutrono di paura, di silenzio. Navalny, invece, ha insegnato ai russi che si può ancora parlare, sperare, combattere.
Pensavano di spegnere la sua voce, ma un anno dopo sappiamo che hanno fallito. La sua eredità non è una statua né un ricordo sbiadito: è un movimento che continua a crescere, è la scintilla che ha acceso in chiunque si rifiuti di arrendersi.
Navalny non è morto. Continua a vivere nella lotta per una Russia libera”.
Nel pomeriggio il leader di Azione Carlo Calenda e il segretario di +Europa Riccardo Magi, hanno commemorato Navalny “al monumento di Matteotti a Lungotevere Arnaldo da Brescia per portare un fiore per Navalny, per la lotta contro la dittatura, per le vittime dei regimi”.
L’iniziativa è stata lanciata sui social dal senatore del Pd Filippo Sensi. “Grazie a Filippo Sensi per questa importante iniziativa in memoria di Aleksej Navalny e per ricordare la brutalità del regime di Putin” – ha twittato Magi.
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