Scarcerato Almasri, il torturatore dei migranti in Libia. Era stato arrestato a Torino per crimini di guerra

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AgenPress – Njeem Osama Elmasry Habish, numero uno della polizia giudiziaria libica, conosciuto come ‘Almasri’ e famoso come torturatore dei migranti, capo del famigerato carcere di Mitiga dove aveva instaurato un regime del terrore e compiva abusi sistematici sui diseredati arrivati in Libia nella speranza di mettere piede in Europa.

Un errore procedurale insomma avrebbe portato la Corte d’appello di Roma a disporre con ordinanza l’immediata scarcerazione dell’uomo, che era detenuto al carcere delle Vallette, dopo essere stato arrestato dalla Digos a Torino, dove era arrivato sabato per assistere alla partita di calcio Juventus-Milan. Non è consentito, si legge nell’ordinanza, l’arresto di iniziativa della polizia giudiziaria senza l’interlocuzione preventiva tra il ministro della Giustizia e la Corte d’appello della Capitale.

Secondo la Corte l’autorità italiana che ha fermato Elmasry – la DIGOS di Torino – avrebbe dovuto avvisare il ministero della Giustizia prima di compiere l’arresto, cosa che a quanto sembra non è avvenuta.

L’articolo 4 della legge 237/2012 prescrive  che è il ministro della Giustizia che «dà corso alle richieste formulate dalla Corte penale internazionale», cioè il principale tribunale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità, al governo italiano. 

Nordio è stato interessato ieri, dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino e non ha fatto pervenire alcuna richiesta in merito. La Corte d’appello ha quindi dichiarato “l’irritualità dell’arresto” e ordinato “l’immediata scarcerazione”.

Un arresto ritenuto irrituale perché sarebbe sostanzialmente mancata l’interlocuzione e comunicazione preliminare al ministero necessaria in casi simili. Proprio questo errore procedurale avrebbe portato la Corte di Appello di Roma a disporre con ordinanza l’immediata scarcerazione del libico.

Su Almasri pendeva l’accusa di crimini di guerra. L’arresto non è stato convalidato dall’autorità giudiziaria e Almasri è stato espulso su provvedimento del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. L’uomo ha lasciato l’Italia per raggiungere la Libia con un volo.

Prima della scarcerazione di Almasri il ministro della Giustizia Carlo Nordio oggi aveva fatto sapere di star valutando l’invio degli atti alla procuratore generale Roma. “È pervenuta la richiesta della Corte Penale Internazionale di arresto del cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish. Considerato il complesso carteggio – aveva comunicato il ministero di via Arenula in una nota -, il Ministro sta valutando la trasmissione formale della richiesta della CPI al Procuratore generale di Roma, ai sensi dell’articolo 4 della legge 237 del 2012”.

La scarcerazione di Almasri è stata oggetto anche della giornata parlamentare, prima alla Camera, poi al Senato. In apertura della seduta di oggi a Montecitorio, Avs, Pd, +E, Iv, M5s e Azione hanno definito “gravissimo” l’accaduto e chiesto una informativa urgente della premier Giorgia Meloni. Era presente il ministro Guido Crosetto, che interpellato dai cronisti a margine della riunione non ha voluto rispondere a riguardo: “Io conosco la difesa, mi limito alla difesa”, ha affermato.

Le opposizioni hanno chiesto chiarimenti e vogliono risposte dal guardasigilli Carlo Nordio. Un errore procedurale avrebbe portato la Corte di Appello di Roma a disporre con ordinanza l’immediata scarcerazione dell’uomo. Ma non basta. Dopo che il ministro dell’Interno Piantedosi aveva ordinato l’espulsione per le persone che erano con il carnefice di Mitiga non inseguiti da alcun mandato, Almasri è ricaduto sotto la stessa decisione del Viminale e quindi è volato serenamente a Tripoli. Nessuna reazione per ora da parte dei ministri Nordio e Piantedosi e della maggioranza.

La vicenda si inserisce peraltro nella lunga polemica sui rapporti tra governo italiano e “autorità libiche” – un sistema che secondo analisti internazionali e Ong prevede un flusso di denaro e risorse dall’Italia e dall’Europa in cambio del fermo violento di migranti e profughi, gestito da milizie armate senza scrupoli.

 

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