Ore decisive per accordo Israele-Hamas. Rilascio 33 ostaggi in cambio della liberazione di 1000 detenuti palestinesi

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AgenPress – I funzionari diplomatici israeliani hanno affermato lunedì sera che Israele si trova nelle “fasi avanzate dei negoziati” con Hamas per un accordo di cessate il fuoco che vedrebbe il gruppo terroristico rilasciare alcuni degli ostaggi che detiene a Gaza dal 7 ottobre 2023 e porre fine a più di 15 mesi di guerra.

In una nota pubblicata poco fa, Hamas comunica ai detenuti palestinesi che “sono vicini alla loro liberazione”. L’organizzazione terroristica di Gaza ha postato la stessa frase sul proprio canale Telegram, subito dopo la nota. “È possibile raggiungere un accordo finale. Le condizioni per la chiusura sono ottimali”. Lo hanno riferito alti funzionari israeliani, aggiornando sui negoziati in corso a Doha per il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas. Sempre le fonti dell’emittente hanno aggiunto che i prossimi due giorni saranno decisivi per il raggiungimento di un’intesa.

Israele ha richiesto una zona cuscinetto di circa un chilometro e mezzo lungo il confine di Gaza che rimarrà sotto il controllo israeliano. Lo scrive il Times of Israel citando media del Qatar, secondo cui Israele ha presentato un piano ai mediatori di Doha che descrive in dettaglio la presenza israeliana nella Striscia di Gaza durante e dopo le varie fasi di un potenziale accordo di cessate il fuoco con gli ostaggi.

Secondo quanto riferisce nelle ultime ore la Bbc, ci sarebbe un accordo per il rilascio di tre ostaggi da parte di Hamas nel primo giorno di attuazione di un’intesa tra il gruppo e Israele. Poi le forze israeliane (Idf) dovrebbero iniziare il ritiro dalle aree popolate di Gaza. La Bbc cita un funzionario palestinese, secondo il quale dopo una settimana Hamas dovrebbe rilasciare altri quattro ostaggi e Israele dovrebbe iniziare a consentire agli sfollati nel sud di Gaza il ritorno nel nord della Striscia. Ma, secondo le notizie raccolte dalla rete britannica, lo spostamento dovrebbe avvenire esclusivamente a piedi, lungo la strada costiera.

Auto, camion e mezzi trainati da animali dovrebbero poter passare solo da controlli ai raggi X adiacenti la Salah al-Din Road, effettuati con la collaborazione di team di sicurezza di Qatar ed Egitto. L’accordo prevederebbe anche una zona cuscinetto di 800 metri lungo i confini orientali e settentrionali della Striscia durante la prima fase (42 giorni) e disposizioni per la permanenza delle forze israeliane lungo il Corridoio Philadelphi, lingua di terra al confine tra Gaza ed Egitto.

Stando alle notizie della Bbc, nella prima fase Israele dovrebbe rilasciare mille detenuti palestinesi, tra i quali circa 190 condannati a più di 15 anni di carcere, e Hamas dovrebbe liberare 34 ostaggi, mentre i negoziati per la seconda e terza fase dovrebbero iniziare al 16esimo giorno di tregua.

Intanto, l’ufficio del primo ministro israeliano conferma in una nota che Benjamin Netanyahu ha parlato al telefono con il presidente americano Joe Biden dei progressi nei negoziati per il rilascio degli ostaggi e lo ha aggiornato sul mandato dato alla delegazione negoziale a Doha, al fine di promuovere la liberazione dei rapiti. Il primo ministro ha espresso il suo ringraziamento al presidente Biden e al presidente eletto Donald Trump per la cooperazione.

L’Idf ha riferito di aver effettuato ieri sera attacchi aerei nel Libano orientale e meridionale, prendendo di mira Hezbollah e in particolare le rotte del contrabbando lungo il confine con la Siria. L’agenzia di stampa ufficiale libanese Ani sostiene che gli aerei da guerra israeliani hanno preso di mira la periferia di Janta, nella regione orientale di Baalbek, nonché i dintorni di Nabatieh, nel sud del Paese.

Secondo i funzionari israeliani, i progressi nei negoziati sono stati il ​​risultato della caduta dell’Asse guidato dall’Iran in Medio Oriente, con il crollo del regime di Assad in Siria e la sconfitta di Hezbollah in Libano, che hanno portato a una maggiore pressione su Hamas.

I funzionari hanno anche affermato che le pressioni e le minacce del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump hanno contribuito a portare Hamas al tavolo delle trattative e hanno sottolineato che Israele sta lavorando con entrambe le squadre, tra cui l’inviato di Biden Brett McGurk e il funzionario di Trump Steve Witkoff, e che le amministrazioni si stanno anche coordinando tra loro.

La prima fase del potenziale accordo vedrebbe Hamas rilasciare 33 ostaggi “umanitari” – bambini, donne, soldatesse, anziani e malati. Israele ritiene che la maggior parte dei 33 siano vivi, ma che alcuni siano morti, hanno detto i funzionari. Hanno notato che Gerusalemme non ha ancora ricevuto alcuna conferma del loro status.

Se la prima fase verrà portata a termine, il 16° giorno dall’entrata in vigore dell’accordo, Israele avvierà i negoziati per una seconda fase per liberare i prigionieri rimasti (soldati maschi e uomini in età militare) e i corpi degli ostaggi uccisi, hanno affermato i funzionari.

Hanno smentito un rapporto di lunedì mattina, secondo il quale i primi ostaggi israeliani sarebbero stati rilasciati solo una settimana dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco.

Si ritiene che 94 dei 251 ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre siano ancora a Gaza, compresi i corpi di almeno 34 persone la cui morte è stata confermata dalle IDF.

A questo punto si attende la risposta di Hamas. Israele e i Paesi mediatori (Qatar, Egitto e Stati Uniti) hanno infatti raggiunto un’intesa su una bozza di accordo per il cessate il fuoco a Gaza ed il rilascio degli ostaggi e l’hanno inoltrata a Hamas.

Le fonti hanno spiegato che i mediatori sono ora in attesa della risposta della fazione palestinese. Un funzionario israeliano ha spiegato che la decisione sarà presa dal capo dell’ala militare di Hamas a Gaza e fratello dell’ex leader, Mohammed Sinwar. Secondo i due funzionari israeliani, la risposta è attesa entro le prossime 24 ore.

“Sembra che siamo diretti verso un accordo – ha affermato uno dei due funzionari – Israele è stato molto flessibile negli ultimi giorni su una serie di questioni, ma stiamo aspettando la risposta di Hamas e solo allora ne avremo la certezza”.

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