Lo dichiara Claudia Ratti in merito al referendum indetto da CGIL, UIL e USB sul Contratto dei dipendenti delle Funzioni Centrali del Pubblico Impiego non firmato dai promotori del referendum.
Parliamo di numeri – continua Claudia Ratti -, perché sono quelli che contano, non le vuote esultanze. A fronte di poco meno di 200.000 addetti in servizio nel comparto interessato, hanno votato (a detta dei promotori) solo 40.000 persone, di cui il 98% avrebbe espresso un voto contrario al CCNL. Questo significa una partecipazione inferiore al 20%, un dato che da solo basterebbe a definire l’esito del referendum come un sonoro insuccesso.
Ma l’analisi si fa ancora più impietosa se si confrontano questi dati con quelli delle ultime elezioni RSU del 2022. In quell’occasione, CGIL FP, UIL PA e USB PI avevano complessivamente ottenuto circa 73.000 voti, pari a oltre il 43% delle preferenze. Dove sono finiti quei voti? È evidente che anche una larga fetta dell’elettorato di questi sindacati ha deciso di non sostenere questa iniziativa, dimostrando di non condividere né la forma né la sostanza del referendum.
Definire questo risultato una “vittoria schiacciante” è un esercizio di pura fantasia, un tentativo maldestro di nascondere la realtà dei fatti. Il referendum si è rivelato un flop, un goffo tentativo di delegittimare un CCNL che si appresta alla firma definitiva e che rappresenta un passo avanti per i lavoratori del Pubblico Impiego.
Confintesa FP – conclude la Segretaria Generale di Confintesa FP – prende atto di questo risultato e ribadisce il proprio impegno a favore di un dialogo costruttivo e responsabile per il bene dei lavoratori e per il miglioramento della Pubblica Amministrazione. La strada del confronto, non quella dello scontro ideologico e fine a se stesso, è l’unica percorribile per ottenere risultati concreti.