AgenPress. Lunedì 16 dicembre, a meno di dieci giorni dal Natale, una giovane collega (J.T.) in servizio presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale “San Filippo Neri” di Roma è stata brutalmente aggredita da una persona che l’ha colpita al volto provocandole lesioni gravi con una prognosi di quaranta giorni. L’inspiegabile furia dell’aggressore è stata domata solo grazie all’intervento di una decina di operatori sanitari e delle forze dell’ordine.
Nonostante tutto ciò il giorno seguente nello stesso nosocomio una O.S.S. ha subito la frattura del polso a seguito di un’altra aggressione. A pagare le conseguenze più gravi sono sempre le donne. Sono loro le più colpite dai violenti.
Ci chiediamo se la giovane collega aggredita, una volta ripresasi (speriamo completamente) dalle lesioni, sarà in grado di riprendere il servizio in un reparto di emergenza. Il trauma psicologico sicuramente lascerà in lei ferite più difficili da sanare. Possiamo biasimarla se sceglierà di lasciare come tanti altri il Pronto Soccorso? Oppure se deciderà anche lei di andare all’estero a svolgere una professione più remunerata, senza incappare in procedimenti penali in caso di presunti errori, ma soprattutto in strutture più adeguate?
È possibile continuare così? I servizi di emergenza-urgenza fanno paura. Spesso l’unico medico di guardia viene lasciato da solo a gestire situazioni di diversa tipologia con la spada di Damocle della denuncia per malpractice che può arrivare anche dieci anni dopo.
Non è possibile chiedere ancora questi sacrifici. Basta vittime di violenza! Il D.L. 137/2024 deve essere considerato soltanto il primo passo di un percorso che deve ridare fiducia e serenità agli operatori dell’emergenza. Il rischio è che in pochi anni la situazione diventi totalmente ingestibile.
È necessario un repentino cambiamento radicale. La CISL Medici è sempre stata e sempre sarà vicina ai colleghi dell’emergenza e continuerà a battersi affinché vengano completamente tutelati
Lucilla Boschero Segretario Generale Regionale CISL Medici Lazio