AgenPress. “Quelli che hanno preso il potere sono dei giovani siriani che hanno pagato un prezzo molto alto, perché sono passati dodici anni fuori il Paese. Quando hanno preso il potere e Bashar è scappato ho sentito veramente questa libertà. I cristiani adesso aspettano perché non hanno fiducia in nessuno”, così Padre Jacques Mourad, arcivescovo siro cattolico di Homs, ai microfoni di Radio Cusano Campus nel corso della trasmissione ‘Calibro 8’ di Francesco Borgonovo.
A Homs in queste ore la situazione è tranquilla, ha raccontato il prelato. “Il nuovo governo si sta preparando per mettere in ordine tutto, perché sono arrivati in un Paese distrutto nel vero senso della parola. Ma non è facile perché il popolo non sa nulla. Stanno osservando con tanta preoccupazione e anche paura“. Tuttavia i ribelli che hanno preso il potere “non hanno per niente un collegamento con Al-Qaeda. Non sono jihadisti dello Stato Islamico, sono siriani che hanno voluto liberare la Siria dalla persecuzione del regime di Assad. Questi soldati, questi siriani hanno sofferto molto durante tutti questi 14 anni passati, perseguitati e scacciati dal Paese. Sono arrivati per costruire insieme con tutti noi una Siria nuova, una Siria in pace con tutti i vicini. Il popolo di questo ha bisogno dopo tutti questi anni. Dove noi abbiamo vissuto anche abbastanza in sofferenza, mancanza di dignità, povertà estrema“.
L’arcivescovo di Homs è ottimista su quella che sarà l’azione del nuovo governo nei confronti dei cristiani. “Il loro discorso è veramente chiaro e positivo – ha spiegato – sia verso di noi come cristiani, perché il capo ha detto chiaramente che noi cristiani, anche alawiti, tutte le minoranze, facciamo parte della Siria, siamo parte del popolo siriano“. L’ottimismo è condiviso con anche altri vescovi sia della città dove opera Padre Mourad che di Aleppo. I fedeli sono in attesa di capire come sarà la nuova Costituzione e quale sarà l’esito delle elezioni del nuovo presidente. La speranza di Padre Mourad è che “tutti i cristiani che si trovano in Libano, in Erbil, in Iraq, possono tornare e trovare la loro dignità e il diritto di vivere liberamente nel loro Paese“.
Infine Padre Jaques ha ricordato il periodo in cui è stato prigioniero dell’ISIS. Nel 2015, “quando sono scappato dalla prigione dell’ISIS e tornato alla vita, io non ho mai sentito questa libertà. Posso dire che veramente il primo giorno (che i ribelli ndr) hanno preso il potere del Paese e Bashar è scappato, io ho sentito veramente questa libertà. Oggi posso dire che sono libero“.