La Scuola IMT Alti Studi Lucca, con il team di scienziati guidato da Erica Ordali e dal coautore neuroscienziato Pietro Pietrini, Direttore del Molecular Mind Lab dove si è svolta la ricerca, evidenzia l’impatto della stanchezza mentale sul comportamento umano. Lo studio dimostra come l’affaticamento cerebrale possa ridurre l’autocontrollo e favorire atteggiamenti aggressivi, sottolineando l’importanza del benessere mentale nelle decisioni quotidiane
AgenPress. L’affaticamento mentale prolungato può logorare aree del cervello cruciali per la capacità individuale di autocontrollo e indurre le persone a comportarsi in modo più aggressivo. Lo sottolinea uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, condotto dagli scienziati della Scuola IMT (Istituzioni, Mercati, Tecnologie) Alti Studi di Lucca.
Il team, guidato da Erica Ordali, ha coinvolto un gruppo di 44 soggetti in alcuni compiti di fatica della durata di un’ora. I ricercatori hanno collegato il dibattuto concetto di “deplezione dell’ego” — ovvero la diminuzione della forza di volontà causata dal precedente sfruttamento della stessa — a cambiamenti fisici nelle aree che governano le funzioni esecutive nel cervello. In particolare, la fatica sembra corrispondere, nel cervello sveglio, a un aumento delle onde EEG tipiche del sonno nella zona della corteccia frontale dedicata alla presa di decisioni. Nella letteratura scientifica, le teorie riguardanti il cosiddetto esaurimento dell’ego sono emerse nei primi anni 2000. Al centro di esse, c’è l’idea che l’autocontrollo sia una risorsa cognitiva limitata e, pertanto, più viene esercitato, più si esaurisce. In effetti, diversi studi hanno mostrato che l’esaurimento dell’autocontrollo può portare a un minore livello di empatia e a una tendenza ad agire meno altruisticamente e più aggressivamente.
Negli anni più recenti, tuttavia, questa teoria è stata criticata. In questo lavoro, gli autori hanno identificato un fenomeno chiamato “sonno locale,” che si verifica quando alcune aree del cervello di un individuo sveglio iniziano a mostrare l’attività tipica osservata durante il sonno, anche se l’individuo è sveglio. È stato dimostrato che questo fenomeno si verifica prevalentemente in caso di affaticamento mentale. I partecipanti hanno giocato a giochi economici che richiedevano vari gradi di aggressività e cooperazione. Ad esempio, nell’esercizio del “falco e della colomba,” c’è un insieme di risorse limitate, che devono essere condivise in un ambiente ostile, e le persone possono scegliere tra un comportamento collaborativo o autoritario, che però può comportare la perdita di risorse per entrambe le parti.
L’indagine mostra che gli individui sottoposti a fatica cognitiva erano significativamente meno collaborativi e più ostili rispetto alle persone riposate. Il tasso di cooperazione pacifica è sceso dall’86 al 41 per cento dei casi. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a elettroencefalogrammi. Gli individui affaticati hanno mostrato l’emergere di onde tipiche del sonno in alcune aree della corteccia frontale, completamente assenti nel gruppo di controllo. “Il nostro studio – afferma Ordali – mostra che la stanchezza mentale ha un effetto misurabile sul comportamento e che, quando si verifica un certo grado di stanchezza, le persone hanno maggiori probabilità di comportarsi in modo ostile. Questi risultati forniscono una base scientifica alla saggezza popolare che suggerisce di ‘dormirci sopra’ prima di prendere una decisione, dimostrando che l’esaurimento metabolico in certe aree del cervello influenza i nostri processi decisionali.”
“Nel complesso – aggiunge Pietro Pietrini, collega e coautore di Ordali – le nostre scoperte hanno importanti implicazioni per molteplici situazioni della vita quotidiana, comprese le transazioni economiche e gli accordi legali, poiché dimostrano che quando il cervello è ‘stanco’ potremmo fare scelte che vanno persino contro i nostri interessi.”