Dossieraggio. Calamucci: “Ho 800mila dati riservati in hard disk”. Pm: “Gli indagati rappresentano un pericolo per la democrazia di questo Paese”

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AgenPress –  Nunzio Samuele Calamucci avrebbe avuto “a disposizione” un “hard disk contenente ottocentomila Sdi”, ossia informazioni acquisite dalla banca dati delle forze dell’ordine.

L’indagine  ha portato agli arresti domiciliari l’ex super poliziotto Carmine Gallo, amministratore delegato della società di investigazione privata Equalize, del presidente di Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali quest’ultimo indagato. Agli arresti domiciliari anche Nunzio Calamucci, Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli, titolari o soci di aziende collegate e specializzate nella sicurezza e nell’informatica.

Sono “studi legali” e “imprese” a reclamare reti di spionaggio per interessi “economici e finanziari”, ha spiegato il Procuratore di Milano, Marcello Viola in conferenza stampa con il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, che è tornato a lanciare il grido d’allarme sul “gigantesco mercato delle informazioni riservate”.

A disporre gli arresti con braccialetto elettronico è stato il gip Fabrizio Filice che ha anche firmato un provvedimento interdittivo della sospensione dal servizio per un finanziere e un agente di polizia e ha posto sotto sequestro, oltre alla Equalize, Mercury Advisor srls e Develope and Go srls. Le accuse a vario titolo, contestate a una sessantina di persone, sono associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico, corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio e intercettazione abusiva e favoreggiamento. Le banche dati bucate sono i depositi di dati strategici in uso alle forze dell’ordine, all’agenzia delle entrate e a Bankitalia.

“Ottocentomila Sdi, c’ho di là”, diceva intercettato parlando lo scorso gennaio con l’ex poliziotto Carmine Gallo, anche lui arrestato. In un’altra conversazione del novembre 2023, Calamucci avrebbe avuto la preoccupazione di “mettere da parte”, ossia trasferire dati, di “sei, sette milioni di chiavette che c’ho io”. Aveva una “mole di dati da gestire enorme, pari almeno a 15 terabyte”.

Negli atti il pm della Dda Francesco De Tommasi spiega che il gruppo riconducibile alla società Equalize ha una struttura “a grappolo”: ogni “componente” e “collaboratore” ha a sua volta “contatti nelle forze dell’ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni” con cui “reperire illecitamente dati”.

E’ Calamucci  come si legge negli atti della Procura, che “a un certo punto evidenzia che il loro gruppo ha rapporti con i servizi segreti e insiste sempre sulla necessità di mimetizzare la fonte dei dati, in quanto allegare estratti conti, pagine Sdi ecc. ai report prima o poi crea problemi”.  Intercettato Calamucci dice: “noi abbiamo la fortuna di avere clienti top in Italia…i nostri clienti importanti… contatti tra i servizi deviati e i servizi segreti seri ce li abbiamo, di quelli lì ti puoi fidare un po’ di meno, però, li sentiamo, fanno chiacchiere, sono tutte una serie di informazioni ma dovrebbero diventare prove, siccome quando poi cresci, crei invidia, soprattutto”.

“Non è esagerato affermare che si tratta di soggetti che rappresentano un pericolo per la democrazia di questo Paese”,  scrive il pm parlando  di “soggetti pericolosissimi perché, attraverso le attività di dossieraggio abusivo” con “la creazione di vere e proprie banche dati parallele vietate e con la circolazione indiscriminata di notizie informazioni sensibili, riservate e segrete, sono in grado di tenere in pugno cittadini e istituzioni” e “condizionare” dinamiche “imprenditoriali e procedure pubbliche, anche giudiziarie”.

Da quanto appreso Calamucci  ha riferito a Gallo di aver spedito a “venti persone, più tre mail, una mail intestata a Mattarella, con nome e cognome che se vanno a vedere l’account è intestato al Presidente della Repubblica”.

Calamucci e Gallo, scrivono i magistrati, “lasciano intendere – di aver intercettato  un indirizzo email assegnato alla massima carica dello Stato, il Presidente Sergio Mattarella o comunque di essere riusciti  a utilizzare abusivamente o a clonare il predetto account”.

Pazzali, sembra la figura chiave dell’inchiesta. Il Presidente di Fondazione Fiera Milano, già manager di Eur, Vodafone, Regione Lombardia, Sogei e Poste Italiane è indagato, non arrestato nonostante la richiesta dei pm. Vicino a pezzi di centrodestra e in lizza per una nomina di peso nelle società di Stato l’anno prossimo. La rete di hacker farebbe ‘capo’ a lui, il “presidente” di Equalizer come lo chiamano i collaboratori. L’avrebbe usata per “danneggiare l’immagine dei competitors” o di “avversari politici” suoi e di “persone a lui legate”. Su tutti un acerrimo nemico nelle nomine sin da quando lo estromise dalla Fiera: il presidente di Cdp, espressione delle Fondazioni bancarie, Giovanni Gorno Tempini, il suo ‘uomo’ per le relazioni istituzionali in via Goito, Guido Rivolta, e altri pezzi da novanta nel mondo della comunicazione e del lobbying.

 

 

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