AgenPress – Nel 2022 il valore dell’economia non osservata cresce di 17,6 miliardi,
segnando un aumento del 9,6% rispetto al 2021 (+8,4% la crescita del Pil corrente).
L’economia sommersa (ovvero al netto delle attività illegali) si attesta a poco
meno di 182 miliardi di euro, in crescita di 16,3 miliardi rispetto all’anno precedente, mentre le attività illegali sfiorano i 20 miliardi.
Le unità di lavoro irregolari sono 2 milioni 986mila, stabile rispetto al 2021.
Le stime qui presentate sono coerenti con la revisione generale dei Conti Nazionali
rilasciata a settembre 2024 e ne recepiscono le innovazioni metodologiche (vedi
pagine 8 e 9 del Report).
L’economia non osservata è costituita dalle attività produttive di mercato che sfuggono all’osservazione diretta e comprende, essenzialmente, l’economia sommersa e quella illegale. Le principali componenti dell’economia sommersa sono costituite dal valore aggiunto occultato tramite comunicazioni intenzionalmente errate del fatturato e/o dei costi (sotto-dichiarazione del valore aggiunto) o generato attraverso l’impiego di lavoro irregolare. Ad esso si aggiunge il valore dei fitti in nero, delle mance e
un’ulteriore integrazione che emerge dalla riconciliazione fra le stime degli aggregati dell’offerta e della domanda. Quest’ultima contiene, in proporzione non identificabile, effetti collegabili a fenomeni di carattere puramente statistico ed elementi ascrivibili a componenti del sommerso non completamente colte attraverso le consuete procedure di stima. L’economia illegale include sia le attività di produzione di beni e servizi la cui vendita, distribuzione o possesso sono proibiti dalla legge, sia quelle che, pur essendo legali, sono svolte da operatori non autorizzati. Le attività illegali incluse nel Pil dei Paesi Ue
sono la produzione e il commercio di stupefacenti, i servizi di prostituzione e il contrabbando di tabacco.
In questo comunicato si presentano le stime aggiornate nell’ambito della revisione generale dei Conti Nazionali pubblicata il 23 settembre 2024. In coerenza con l’approccio seguito per l’intero sistema dei conti, sono state effettuate stime puntuali per gli anni 2021 e 2022, mentre le serie storiche sono state ricostruite retrospettivamente. Le più rilevanti innovazioni introdotte e i relativi impatti sulla misurazione dell’economia non osservata sono trattate nella parte conclusiva del Report.
Nel 2022 il valore aggiunto generato dall’economia non osservata, ovvero dalla somma di economia sommersa e attività illegali, si è attestato a 201,6 miliardi di euro, segnando una crescita del 9,6% rispetto all’anno precedente (quando era 184,0 miliardi). L’incidenza dell’economia non osservata sul Pil, cresciuto a prezzi correnti dell’8,4% rispetto al 2021, si è mantenuta sostanzialmente stabile, portandosi al 10,1%, dal 10,0% del 2021 (0,7 punti percentuali al di sotto del 10,8% osservato nel 2019, anno precedente la pandemia).
La crescita dell’economia non osservata è stata trainata dall’andamento del valore aggiunto
generato dalla sotto-dichiarazione, che ha segnato un aumento di 10,4 miliardi di euro (+11,5%) rispetto al 2021. Più contenuto l’incremento del valore aggiunto connesso all’impiego di lavoro irregolare (+3,7 miliardi di euro, pari a +5,6% rispetto al 2021) e dalle attività illegali (+1,2 miliardi di euro, con un incremento del 6,7%). L’aumento di oltre 2 miliardi delle Altre componenti è riconducibile alla crescita del contributo delle mance (che segue l’andamento della spesa per consumi finali) e dei fitti in nero percepiti dalle famiglie. Gli andamenti delle diverse componenti hanno confermato una tendenza di
medio periodo alla ricomposizione dell’economia non osservata.
In particolare, si è registrato un progressivo ridimensionamento del contributo del valore aggiunto generato dall’impiego di lavoro irregolare, la cui incidenza sul totale si è ridotta al 34,3% (dal 35,6 nel 2021 e 38,1% nel 2019), mentre il peso della sotto-dichiarazione ha raggiunto il 50,1% (era 49,2% nel 2021 e 45,6% nel 2019). Si è mantenuto pressoché stabile l’impatto dell’economia illegale (9,8% nel 2022 rispetto al 10,1% del 2021)
sul totale dell’economia non osservata.
Nel 2022, il complesso dell’economia sommersa vale 181,8 miliardi di euro, in aumento di 16,3 miliardi rispetto al 2021. La sua incidenza sul Pil rimane sostanzialmente stabile al 9,1% (era il 9,0% l’anno precedente).
La componente legata alla sotto-dichiarazione ammonta a 100,9 miliardi di euro mentre quella connessa all’impiego di lavoro irregolare è pari a 69,2 miliardi (erano, rispettivamente, 90,5 e 65,5 miliardi l’anno precedente). Le componenti residuali valgono 11,7 miliardi di euro (9,5 miliardi nel 2021).
La diffusione del sommerso economico è legata al tipo di mercato di riferimento piuttosto che alla tipologia di bene/servizio prodotto. Al fine di cogliere in maniera più accurata questa caratteristica del fenomeno, nel descriverlo si utilizza una disaggregazione settoriale che tiene in considerazione la specificità funzionale dei prodotti/servizi scambiati piuttosto che le caratteristiche tecnologiche dei processi produttivi. Nella classificazione adottata a questo fine, le attività industriali sono distinte in
Produzione di beni alimentari e di consumo, Produzione di beni di investimento e Produzione di beni intermedi (che include il comparto energetico e della gestione dei rifiuti). Nel terziario, le attività dei Servizi professionali sono considerate separatamente dagli Altri servizi alle imprese.
Nel complesso, i settori dove il peso del sommerso economico è maggiore sono gli Altri servizi alle persone, dove esso costituisce il 30,5% del valore aggiunto del comparto, il Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (18,5%) e le Costruzioni (17,5%). Si osserva invece un’incidenza minore per gli
Altri servizi alle imprese (5,3%), la Produzione di beni d’investimento (3,7%) e la Produzione di beni intermedi (1,4%).