Ue. Salis attacca Orban: è a capo di una tirannia. Replica: è una picchiatrice. La sinistra intona “Bella ciao”

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AgenPress –  “L’Europa deve essere solida e deve rifiutarsi di collaborare con il regime oppressivo di Orban”. Lo ha detto l’eurodeputata di Avs, Ilaria Salis, in Aula a Strasburgo, rivolgendosi al premier ungherese Viktor Orban in aula a Strasburgo. “Conosco l’Ungheria dal suo luogo più oscuro: il carcere. Sono stata detenuta preventivamente per 15 mesi e sono qui oggi solo grazie alla solidarietà di migliaia di cittadini antifascisti”, ha spiegato Salis. “Sotto Victor Orban l’Ungheria è diventata un regime illiberale e oligarchico uno stato etnico autoritario che alcuni la definiscono addirittura una tirannia moderna”.

“Trovo assurdo che qui dobbiamo ascoltare tutti insieme Ilaria Salis che aveva picchiato con sbarre di ferro persone pacifiche a Budapest. Lei parla di Stato di diritto?”, ha attaccato il premier ungherese Viktor Orban nella sua replica finale all’Eurocamera. “Il dibattito ha superato il buon senso, ho sentito solo accuse, frutto della vostra propaganda ben nota. Se non leggeste i report finanziati da Soros ma altri dati indipendenti vedrete che l’Ungheria non è messa peggio di altri sulla corruzione”.

Gli eurodeputati della Sinistra, al termine del discorso di Viktor Orban alla Plenaria, hanno intonato a gran voce “Bella Ciao” alzandosi in piedi e tra gli applausi di diversi colleghi. La presidente Roberta Metsola dopo alcuni secondi ha invitato più volte gli eurodeputati a smettere di cantare. “Ok, ok, non siamo all’Eurovision…”, ha spiegato sorridendo.

Nel corso del dibattito gli eurodeputati di The Left sono tornati sull’episodio che li ha visti cantare Bella Ciao, prendendosela anche con Roberta Metsola che li aveva stoppati dicendo, con ironia, che non erano “all’Eurovision, sembra di stare nella Casa di Carta”. Le parole di Metsola, in riferimento alla celebre serie spagnola che ha rilanciato una hit, remixata, del brano. “Signora presidente, Bella Ciao non è una canzone dalla Casa di Carta, è la canzone simbolo della lotta al fascismo, sono stupito dal suo errore”, ha sottolineato in Aula l’eurodeputato Kostas Arvanitis.

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