AgenPress. “Quando nel 2019 scoppiò lo scandalo così detto Palamara, io dissi esattamente le stesse cose che dice oggi Nicola Gratteri. Dissi che dovevamo dimettere tutti i magistrati togati che facevano parte del Consiglio Superiore della Magistratura, perché dovevamo dare una sensazione di differenza rispetto al resto. Perché il magistrato, la credibilità del magistrato, non sta soltanto nella sua bravura a interpretare le leggi o applicare le sentenze alla Corte di Cassazione, ma sta anche nella sua inattaccabilità etica”, così a Radio Cusano nel corso della trasmissione ‘Cinque Notizie’ condotta da Gianluca Fabi, il magistrato Alfonso Sabella in merito alle recenti dichiarazioni sul CSM del procuratore di Napoli Nicola Gratteri.
E ha proseguito “sinceramente trovavo che non eravamo credibili e sprecavamo un patrimonio etico che c’eravamo guadagnati: non c’è nessun’altra categoria che in proporzione ha dato più sangue alla patria dei magistrati, pagando finanche con le nostre vite. Negli anni 90-ha chiosato- se lei si presentava come magistrato, le avrebbero steso i tappeti rossi. Oggi ti guardano con sospetto”. Ma secondo il magistrato Sabella “il problema è chi ci governa, cioè chi governa la magistratura. Certo, anche al nostro interno ci sono delle mele marce, come in tutte le categorie, ma ormai ogni nostro errore, reale o presunto, viene visto in una logica politica, della serie ‘il magistrato fa politica’. Ma non è così.
Nella mia vita professionale-chiarisce- ne ho viste tante; nella mia vita professionale non ho mai visto un magistrato che abbia preso una decisione per favorire questa o quell’altra parte politica.
Paolo Borsellino diceva che l’importante non è solo essere onesti, ma anche apparire onesti. Noi abbiamo fatto di tutto per non apparire onesti pur essendo tali. Io conosco i miei colleghi, so perfettamente quanto siano bravi, capaci, liberi, terzi, indipendenti, ma non ci dimostriamo così. Questa è la vera criticità e credo che ormai ci sia ben poco da fare”.
E suggerisce “una cosa che in questo momento sarebbe assolutamente necessaria è una chemioterapia alla magistratura: l’unico modo per svincolare il Consiglio Superiore della Magistratura (organo costituzionale) dal controllo delle correnti, è sorteggiare i rappresentanti anche se a parer mio il sorteggio è ignobile. Io non sono contrario alle correnti”, spiega, “le correnti sono dei luoghi dove è giusto che si eserciti la libera manifestazione del pensiero, possono portare grandi contributi all’elaborazione dottrinale giurisprudenziale, possono essere fondamentali anche nelle logiche di organizzazione del lavoro. Il problema è che non devono però sostituirsi al ruolo istituzionale che è stato attribuito al CSM, ma purtroppo è quello che è avvenuto negli anni. Ecco perché parlo di chemioterapia che sarebbe appunto il sorteggio. “. Infine conclude “credo che la magistratura debba riprendere in mano il suo giusto binario perché delle distorsioni ci sono state. Però anche la politica deve un attimo capire che cosa vuole fare da grande, altrimenti poi leggiamo per settimane che la magistratura fa questo, fa quest’altro, poi alla fine una situazione finisce col patteggiamento. Quindi praticamente col riconoscimento”.