Medioriente, Co-mai e UMEM: la strage dei professionisti sanitari. Sono quasi mille gli operatori che hanno pagato con la vita!

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AgenPress. Con l’avvicinarsi dell’inverno, aumentano le sfide “improbe” che devono affrontare le famiglie sfollate nella Striscia di Gaza. Le famiglie sono tristemente impotenti di fronte a due drammatiche opzioni, che conducono entrambe ad una fine indegna per qualunque essere umano, in un conflitto, quello in Medioriente, che non vuole saperne di avere fine, che ora si è pericolosamente allargato anche al Libano: annegare nelle acque reflue o essere esposte ai maremoti sulle spiagge, dopo che la prima pioggia ha aperto la strada ad una crisi ambientale e sanitaria che minaccia più di due milioni di sfollati.

In un recente e aggiornato rapporto internazionale, realizzato dai nostri corrispondenti di Umem, Unione Medica Euromediterranea, con il supporto di Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, di Unione Arabi del 48 e di Radio Co-Mai Internazionale, presente in oltre 120 paesi, con la supervisione costante del Movimento Internazionale Uniti per Unire, che ci forniscono notizie aggiornate 24 ore su 24, si rende noto che migliaia di tende sono sparse a pochi metri dalle acque delle spiagge sabbiose di Gaza. Le famiglie sfollate stanno cercando di costruire barriere di sabbia per impedire che la marea inondi le loro case. Le maree hanno portato molte famiglie a perdere le tende e ora stanno cercando di fare le valigie e trovare terra più asciutta.

La situazione internazionale si fa sempre più spinosa. In queste ore l’Europa si mostra ancora una volta non del tutto unita e compatta nei confronti degli aiuti e del sostegno alla popolazione palestinese. Finlandia e Svezia, infatti, stanno suscitando l’ira delle altre nazioni del Vecchio Continente.

Diversi paesi europei, infatti, hanno risposto alla richiesta dell’Unione di accogliere alcuni palestinesi feriti nella Striscia di Gaza, richiesta invece incredibilmente respinta da Finlandia e Svezia, che hanno scatenato una reazione rabbiosa sul web e sui social.

«L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un appello urgente a tutti i paesi del mondo lo scorso maggio, affermando che ci sono più di 9.000 feriti a Gaza che hanno urgente bisogno di lasciare la Striscia per ricevere cure. L’organizzazione ha lanciato un appello anche all’Unione Europea, che non è certo stato accolto a pieno, con le politiche internazionali, non smetteremo mai di dirlo, che potevano e possono fare molto di più per il cessate il fuoco, che appare ancora drammaticamente lontano».

Esordisce così nella sua disamina il Prof. Foad Aodi, Presidente e fondatore delle associazioni sopra citate, giornalista ed esperto di salute globale e di tematiche internazionali, a cui si unisce, nella sua instancabile attività di monitoraggio della situazione sanitaria a Gaza, nonché di sostegno a tutti i professionisti sanitari nei luoghi dilaniati dal conflitto, l’Amsi, Associazione Medici di Origine Stranieri in Italia.

«Non smetteremo mai di chiedere, alle politiche estere dei paesi Ue, un impegno più concreto, una azione diplomatica più incisiva, per mettere fuoco a questo dramma che va avanti da quasi un anno», continua Aodi.

«Come risultato di quell’appello dell’Oms, a cui, con le nostre associazioni, nelle nostre costanti campagne di comunicazione internazionale, ci siamo uniti sin dall’inizio del conflitto, i paesi europei hanno ricevuto dozzine di palestinesi feriti, tra cui Spagna, la nostra Italia, Norvegia, Belgio, Malta e Romania.

Mentre la Finnish Broadcasting Corporation ha pubblicato un rapporto in cui afferma che la Finlandia e la Svezia hanno respinto la richiesta dell’Unione europea di accogliere i feriti in condizioni critiche provenienti dalla Striscia di Gaza. Una decisione inspiegabile!».

I due paesi hanno giustificato la loro decisione con la mancanza di risorse negli ospedali per curare i feriti, oltre alle risorse mediche insufficienti, e dando priorità ai feriti ucraini. La Finlandia ha anche lamentato la mancanza di risorse necessarie per rispondere alle esigenze di evacuazione feriti da Gaza.

I tweeter, arabi sui social media, hanno aspramente criticato la posizione di questi due paesi.

Ecco le nostre statistiche e le ultime notizie aggiornate su una guerra che, ripetiamo, sembra davvero lontana dal conoscere la parola fine.

Sono circa mille, ad oggi, i martiri e centinaia i detenuti del personale sanitario della Striscia di Gaza dal 7 ottobre.

Circa un migliaio di operatori sanitari sono morti nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre. ad oggi 43 mila morti e causando 96 mila feriti palestinesi , la maggior parte dei quali bambini e donne, e più di 10.000 dispersi, in mezzo a massicce distruzioni e carestie mortali.

Così ancora il Prof. Aodi: «Ci uniamo, ancora una volta, con le nostre associazioni, all’appello che l’Unione Europea ha inviato a tutti i paesi del Continente per prendersi cura dei feriti palestinesi.

Diciamo basta, una volta per tutte, alle guerre e alla morte indiscriminata di civili, sia in Libano, sia al nord di Israele, dove agisce oltre tutto l’Unione Arabi del 48.

Le guerre non conducono a nulla, solo a distruzione!

Rinnoviamo il nostro appello internazionale: abbiamo bisogno di professionisti sanitari specializzati, di strumenti ospedalieri e di sangue. A Gaza manca tutto! Ma soprattutto occorre rafforzare i corridoi umanitari.

Una volta per tutte chiediamo alle potenze europee e agli Stati Uniti compreso l’Italia ed il Governo Italiano di attivarsi, con una azione diplomatica concreta, per mettere fine a questo bagno di sangue. In particolare le nostre statistiche, qui indicate, oltre alla strage di donne e bambini, mettono in luce il vergognoso martirio di operatori sanitari. Medici e infermieri continuano a pagare con la loro vita, quella che, in Medioriente, è una delle peggiori guerra della storia mondiale recente», conclude il Prof. Aodi.

Ecco le nostre statistiche e richiese forniti dai nostri rappresentati medici in Palestina;

– 43.000 decessi avvenuti negli ospedali.

– 96 mila feriti 

– 17.000 bambini deceduti uccisi dalla guerra.

– 36 bambini morti in ospedale per denutrizione dovuta alla mancanza di cibo.

– 11.088 donne decedute.

– 885 vittime tra il personale sanitario.

– 79 vittime tra gli uomini della Protezione Civile.

– 168 giornalisti rimasti uccisi.

– 50 mila bambini soffrono il fame e la sete ed i loro effetti con 9 ogni 10 bambini soffrono la fame.

– E ancora: “94 mila feriti. Il 70% delle vittime sono bambini e donne.

– 17.000 bambini rimasti orfani, di entrambi o almeno uno dei due genitori.

– 3.500 bambini rischiano di morire a causa della malnutrizione e della mancanza di cibo.

– 25.000 feriti devono oggi recarsi all’estero per cure. 10.000 malati di cancro rischiano la morte e necessitano di cure.

– 11.000 pazienti affetti da varie patologie necessitano di cure all’estero.

– Sono 1.737.524 i contagiati da malattie infettive a seguito degli sfollamenti, 71.338 casi di infezioni da epatite epidemica dovuta agli sfollamenti.

– Circa 60.000 sono le donne incinte a rischio, a causa della mancanza di assistenza sanitaria.

– 350.000 pazienti malati cronici sono a rischio a causa della mancata introduzione di farmaci.

– 310 casi di arresto di personale sanitario.

– 36 casi di arresto di giornalisti di cui si conoscono i nomi.

– 2 milioni di sfollati nella Striscia di Gaza.

– 121 tra scuole e università totalmente rase al suolo.

– 110 Scienziati, professori universitari e ricercatori uccisi.

– 34 gli ospedali chiusi.

– 80 centri sanitari chiusi.

– 131 ambulanze distrutte.

– 206 siti archeologici distrutti.

– 3.030 chilometri di reti elettriche distrutte.

– 34 strutture, tra campi da gioco e palestre distrutti.

– 700 pozzi d’acqua distrutti e messi fuori servizio.

– 33 i miliardi di dollari che si contano oggi tra le perdite totali causate dal genocidio palestinese”.

VACCINI PER 640 MILA BAMBINI TERMINATA LA PRIMA DOSE, CI AUGURIAMO SI POSSA FARE IN PIÙ ANCHE PER LA SECONDA DOSE FINE SETTEMBRE.

 RICHIESTE:

– CESSATE IL FUOGO IN PALESTINA E NEL LIBANO 

– CORRIDOI SANITARI

– CURARE I FERITI IN ITALIA ED IN EUROPA 

– CONFERENZA INTERNAZIONALE PER DUE STATI E DUE POPOLI

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