AgenPress – “Le nostre imprese hanno dimostrato grande capacità nell’affrontare situazioni straordinarie e imprevedibili, aumentando il PIL nel 2021 più della media europea, e segnando nel 2023 il record dell’export con 626 miliardi.
Un risultato storico, frutto di iniziativa, di innovazione, di intraprendenza e di capacità. E anche, lasciatemelo dire, di grande senso di dedizione. Ci siamo assunti talvolta dei rischi
importanti”.
Così il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, all’assemblea annuale. “Tutto questo è avvenuto nonostante alcuni Paesi siano stati esclusi dall’acquisto dei nostri prodotti proprio a causa dei conflitti in corso. Ed è per questo che lavoreremo assiduamente
per garantirne lo sbocco verso nuovi mercati. La nostra quota di export aumenta ancora in questo difficile 2024: dopo aver superato nel primo trimestre la Corea del Sud,
nel secondo ci siamo lasciati alle spalle anche il Giappone, diventando il quarto Paese esportatore al mondo”.
“Se l’Europa deve cambiare marcia anche l’Italia è chiamata a nuove scelte coraggiose”, avverte il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, che nella sua relazione all’assemblea annuale mette in primo piano anche la “sfida sociale”, l’esigenza di puntare su “poche e chiarissime priorità” con “tre direttrici: competitività, produttività” ma anche “comunità”. E spiega: “La terza per me significa dare senso sociale, valore e dignità alle altre due”. “La contrazione dell’industria italiana” richiede “una vera e propria responsabilità collettiva, di tutti i soggetti sociali e politici del nostro Paese” per “realizzare un deciso balzo avanti della produttività italiana”. Ed in Europa è ora “vitale” un “cambio di passo sulla competitività”.
“Le sfide da affrontare per l’Unione dei 27 sono ciclopiche”, avverte il presidente di Confindustria. “Ci conforta che il rapporto del presidente Mario Draghi abbia riportato con profondità e completezza le istanze delle nostre imprese, su cui da tempo richiamiamo l’attenzione”, dice Orsini nella sua relazione, sottolinea la “necessità vitale del cambio di passo dell’Europa sulla competitività, in riferimento alle politiche industriali che grandi Paesi come Usa e Cina stanno adottando, senza farsi trascinare da politiche ambientali autolesionistiche”.
“Noi e i sindacati abbiamo tanto da fare insieme, e noi siamo pronti ad avviare un confronto. Come alcuni sembrano non voler ricordare, Confindustria prevede nelle sue qualifiche contrattuali retribuzioni ben più elevate del salario minimo per legge. Noi difendiamo il principio che il salario, in tutte le sue componenti, si stabilisca nei contratti, nazionali e aziendali, trattando con il sindacato”. A cui, rilancia, “diciamo che è tempo di un’azione comune per contrastare i troppi contratti siglati da soggetti di inadeguata rappresentanza. È tempo di unire le forze”.
“Non dimentichiamo che la crescita del 3,1% della massa retributiva in Italia, nel periodo gennaio-giugno 2024, evidenzia segnali importanti anche nel recupero del potere di acquisto.
Crescita che è salita ancora nel secondo trimestre, attestandosi al +4,1%, rispetto ad un indice di inflazione del +1,1%. L’incremento retributivo è avvenuto, e continua, anche per effetto degli incrementi salariali erogati nei principali contratti firmati da Confindustria.
I risultati ottenuti sono un passo che ci deve motivare per raggiungere stabilmente la media europea.
Per questa ragione, il taglio del cuneo fiscale va reso permanente: poiché se le retribuzioni sono al di sotto della media europea il costo del lavoro è più elevato”.
“Siamo alle porte della stesura della legge di Bilancio e, come capita ogni anno, fioccano ipotesi, timori e speranze. Diamo atto al governo di voler tenere la barra dritta sui conti pubblici, e di questo lo ringraziamo”.