STESSO DESTINO PER FALCONE E BORSELLINO
AgenPress. Gian Carlo Caselli, intervenuto oggi a “Il Timone” condotto dal direttore editoriale Daniele Biacchessi sulla FM di Giornale Radio, ha dichiarato:
“Scontro politica-magistratura? Il problema è che ci sono questioni che la politica non sa o non vuole risolvere, e allora delega la magistratura. È una delega importante su questioni decisive, ma poi quando un magistrato, facendo il suo dovere, si occupa di certi argomenti ecco che il politico interviene dicendo che il magistrato è un invasore, che vuole reinstaurare il governo dei giudici. C
‘è un’asticella che il magistrato non può superare: non deve turbare gli interessi di questo o quel potente, perché altrimenti interviene la politica. E per il magistrato che ha osato tanto saranno brutti momenti, brutte gatte da pelare. Questo è il problema. Il primato della politica è fuori discussione, ma la giurisdizione deve essere rispettata, altrimenti c’è un corto circuito”.
“Processo Andreotti? Finché ti occupi di mafiosi di strada, nessuno ti dice niente. Quando ti occupi di relazioni esterne, di complicità, di personaggi che dovrebbero essere dalla parte della legalità mentre se la fanno con i mafiosi, non va più bene – ha aggiunto Caselli –.
È successo con i tanti processi politici che la procura di Palermo ha dovuto istruire, Andreotti per primo. Il paradosso è che se un magistrato facendo il suo dovere si occupa di un politico accusato di corruzione o collusione con la mafia, il problema è del magistrato: lo si attacca dicendo che è lui che fa politica. La stessa cosa è successa a Falcone e Borsellino”.