AgenPress. “Dove sono le femministe? Quando si parla di diritti delle donne in paesi islamici, perdono la parola. Quanto accade in Afghanistan fa rabbrividire. Lo dico da donna libera, che da sempre si batte per i diritti femminili negati nei Paesi a maggioranza islamica. Crimini, persecuzioni, torture, detenzioni arbitrarie a cui sono sottoposte donne e bambine dal regime talebano rappresentano il punto più basso dell’epoca recente. L
e nuove leggi sono agghiaccianti: non possono spostarsi da sole, vestirsi come desiderano, frequentare scuole superiori, lavorare fuori da casa, ricoprire incarichi politici. Devono coprire ogni parte del corpo, non possono guardare direttamente uomini che non siano loro familiari, persino non possono far sentire la loro voce in pubblico, cantando o recitando: sono colpevoli di essere donne.
Questo avviene nel silenzio assordante della sinistra, sempre pronta a parlare a sproposito di patriarcato ma zitta quando di mezzo c’è l’Islam radicale. Silenzio anche delle associazioni di femministe più impegnate a storpiare le desinenze delle parole che a occuparsi delle violenze e dei soprusi di genere. Troppo faticoso o scomodo prendere a cuore le vicende delle donne di Kabul. I Talebani, il burqa, la sharia, le botte e la sottomissione: niente indignazione, nessuna manifestazione di piazza o sermone sui diritti e l’uguaglianza violata.
La mancata presa di posizione forte da parte dell’Europa sull’Afghanistan lascia intendere una tolleranza verso un tipo di cultura che non è compatibile coi nostri principi di democrazia e libertà. L’Ue lo dimostra anche promuovendo il velo islamico nelle comunicazioni ufficiali della commissione europea, con la conseguenza che le periferie delle grandi città si stanno riempiendo di donne velate, anche bambine. Questa oppressione per motivi religiosi è inaccettabile, continueremo a denunciarla anche a costo di prenderci minacce, anche di morte, perché osiamo difendere queste donne. L’Europa non può girarsi dall’altra parte”.
Così Silvia Sardone, europarlamentare della Lega, nel suo intervento durante la sessione plenaria del Parlamento europeo.