AgenPress. Nel National Stadium della città-Stato del sud-est asiatico il Papa presiede la messa davanti a 50mila fedeli. L’invito, anche di fronte alle opere grandiose dell’ingegno umano, a riconoscere che “senza amore non siamo nulla” e ad abbracciare fratelli e sorelle incontrati sul cammino.
Dopo avere ringraziato per una Chiesa, quella di Singapore, “ricca di doni, vivace, in crescita e in dialogo costruttivo con le altre confessioni e religioni”, il Santo Padre esprime apprezzamento per l’impressionante complesso del National Stadium”, sottolineando che “all’origine di queste imponenti costruzioni”, come di ogni altra impresa che lasci un “segno positivo” in questo mondo, non ci sono i soldi, né la tecnica e nemmeno l’ingegneria, per quanto “mezzi molto utili”, ma l’amore: “l’amore che edifica”, ha scandito riferendosi alle parole di San Paolo nella lettera ai Corinti, ascoltate poco prima nella lettura.
A volte la grandezza e l’imponenza dei nostri progetti possono farcelo dimenticare, illudendoci di potere, da soli, essere gli autori di noi stessi, della nostra ricchezza, del nostro benessere, della nostra felicità, ma alla fine la vita ci riporta ad un’unica realtà: senza amore non siamo nulla.
C’è solo una meraviglia – “ancora più grande dello stupore” che proviamo di fronte alle opere fatte dall’uomo – da “abbracciare con ancora maggiore ammirazione e rispetto”: “i fratelli e le sorelle” che incontriamo ogni giorno sul nostro cammino, “senza preferenze e senza differenze”, come ben testimoniato dalla società e dalla Chiesa singaporiane, “etnicamente così varie” e al tempo stesso “così unite e solidali”.
L’edificio più bello, il tesoro più prezioso, l’investimento più redditizio agli occhi di Dio siamo noi: figli amati dello stesso Padre, chiamati a nostra volta a diffondere amore.