Vladimir Putin è giunto in Mongolia, membro del CPI, ma si rifiuta di arrestarlo. Amnesty: è un obbligo

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AgenPress –  Vladimir Putin è arrivato a Ulan Bator, in Mongolia, dove domani ha in programma incontri con le autorità del Paese.

La Mongolia è il primo Paese aderente al Trattato di Roma, che istituisce la Corte penale internazionale (Cpi), visitato da Putin dopo l’emissione nei suoi confronti di un mandato d’arresto da parte della stessa Corte con l’accusa di deportazione di bambini ucraini. Le autorità di Ulan Bator sarebbero quindi tenute in teoria ad arrestarlo.

Come tutti gli stati parte della CPI, la Mongolia ha “l’obbligo di eseguire” il mandato di arresto per Putin, ha aggiunto, osservando che il mancato arresto da parte della Mongolia “metterebbe in discussione il rispetto degli obblighi previsti dagli articoli 86-87 dello Statuto di Roma”, ratificato nel 2002. 

Il pretesto ufficiale per la visita di Putin in Mongolia è la commemorazione della vittoria sovietico-mongola del 1939 sul Giappone nella battaglia di Khalkhin Gol. Si prevede che il suo soggiorno in Mongolia sarà breve e limitato ad alcuni incontri nella capitale Ulaanbaatar. 

“Gli obblighi legali internazionali della Mongolia, in quanto stato parte della Cpi, sono chiari: il presidente russo Putin deve essere arrestato e consegnato alla Cpi per rispondere alle accuse di crimini di guerra”,  afferma in una nota Altantuya Batdorj, direttrice di Amnesty International Mongolia.

“Domani, 3 settembre – aggiunge – il presidente russo Vladimir Putin incontrerà in Mongolia il presidente Ukhnaa Khurelsukh. Si tratta della prima visita di Putin in uno stato parte della Corte penale internazionale (Cpi) da quando, nel marzo 2023, è stato emesso un mandato di arresto nei suoi confronti”. “Offrire protezione a un ricercato dalla giustizia internazionale – prosegue Amnesty – non solo costituirebbe un’ostruzione alla giustizia stessa, ma, se la Mongolia dovesse fornire anche solo un rifugio temporaneo al presidente Putin, diventerebbe di fatto complice nel garantire l’impunità per alcuni dei crimini più gravi previsti dal diritto internazionale”.

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