AgenPress – L’esecutivo di Giorgia Meloni avrebbe deciso di tagliare l’assegno unico per i figli, il beneficio a sostegno delle famiglie che hanno figli varato nel 2021 dall’esecutivo Draghi riunendo tutte le precedenti misure. In vista della nuova legge di bilancio, ci sarebbero modifiche in vista, tagli che porterebbero risorse da impiegare altrove.
Secondo quanto riporta Repubblica la misura vale circa 20 miliardi e riguarda ogni anno oltre sei milioni di famiglie e 10 milioni di figli.
Nei mesi scorsi la misura è costata all’Italia una procedura di infrazione europea per l’esclusione dei lavoratori mobili stranieri, il requisito dei due anni di residenza preteso nei confronti degli stranieri.
Al quotidiano replica Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze della Camera. “Mi sembra che i toni di Repubblica sia come sempre apocalittici. Sicuramente è una misura importante sulla quale negli anni il governo Meloni ha anche aumentato fino a 20 miliardi di euro lo stanziamento”.
“Detto questo, c’è una procedura di infrazione sulla quale la Commissione europea deciderà, se non ricordo male, entro il 2025. Sicuramente c’è una premialità ridotta su natalità e per le famiglie numerose, sulla cumulabilità con ISEE e quindi anche su questo bisogna ragionare. Mi sembra che si possa ipotizzare una valutazione sulla revisione della norma, ma da qui a dire che verrà cancellato tutto mi sembra come al solito un atteggiamento di prevenzione nei confronti del governo di chi invece dovrebbe fare informazione”.
Il piano per rivederla andrà nella prossima manovra, scrive il quotidiano, ed è affidato alla ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella che poi passerà il dossier al ministero dell’Economia. Secondo il quotidiano l’idea è quella di tagliare l’assegno base da 57 euro a figlio che oggi va alle famiglie che non presentano l’Isee o ne hanno uno troppo alto, sopra i 45mila euro. Questo per spostare più risorse alle famiglie molto numerose, con disabili, con una storia di lavoro radicata in Italia. E, come accaduto col reddito di cittadinanza, dovrebbe cambiare anche il nome, non più assegno unico dunque.