AgenPress – Tra le misure del decreto carceri c’è l’assunzione di personale di polizia penitenziaria e di dirigenti e medici penitenziari, la semplificazione del procedimento per la concessione della liberazione anticipata. Il ddl, contenente ‘misure urgenti in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del ministero della Giustizia’, istituisce inoltre il Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria.
Tra le novità l’aumento del numero di colloqui telefonici consentiti ai detenuti, l’esclusione dai programmi di giustizia riparativa dei detenuti sottoposti al regime speciale del 41-bis, l’istituzione al ministero della Giustizia di un elenco delle strutture residenziali idonee all’accoglienza e al reinserimento sociale dei detenuti adulti: le modifiche introdotte a Palazzo Madama puntano ad ampliare le possibilità di accesso ai detenuti tossicodipendenti in comunità terapeutiche pubbliche o private accreditate.
Il decreto prevede l’assunzione di mille nuove unità per il Corpo della Polizia Penitenziaria, ma anche procedure più snelle per concedere di uscire dal carcere in anticipo a chi ne ha diritto, più telefonate per i detenuti e l’istituzione di un albo di comunità adibite alla detenzione domiciliare.
C’è chi lo ha già ribattezzato come un nuovo svuota-carceri, ma il ministro della Giustizia Nordio ha precisato che l’intento non è quello “di aprire le porte per alleggerire la popolazione carceraria, che pure costituisce un problema”. Il titolare del dicastero della Giustizia ha detto che si tratta di un “intervento vasto e strutturale che affronta in modo organico un altro settore del sistema dell’esecuzione penale” e “che potremmo chiamare umanizzazione carceraria”.
Il decreto sulle carceri avrà “un effetto deflattivo sulle strutture carcerarie assolutamente insignificante”, dice in un’intervista a Repubblica, il procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone. Interpellato sulla possibilità di mettere ai domiciliari chi ha un residuo pena di un anno risponde: “Ho qualche perplessità, perché è evidente che gran parte di questi soggetti avrebbero già dovuto poter beneficiare di questa misura in vigore da tempo. E quindi se non è accaduto potrebbero esserci ragioni ostative. Con le dovute cautele – aggiunge – non sarei contrario, ma bisognerebbe vedere bene come la norma viene congegnata”. Via la Severino per gli amministratori condannati? ”
Quando, a novembre 2023, alla Procura nazionale antimafia noi procuratori distrettuali, con Gianni Melillo, abbiamo incontrato la premier Meloni, abbiamo illustrato le questioni di maggiore interesse. Io ho parlato di anticorruzione e ho posto proprio il problema dei rischi di modifiche alla Severino. Fu categorica. Ricordò che ne aveva discusso con me quando ero presidente all’Anac e la sua posizione da allora non era cambiata. Era contraria a modificare quel decreto tanto che si era espressa in questo senso quando la norma era stata sottoposta a referendum”.