Un amore eterno tra Albert Camus e Maria Casares sino alla tragica morte dello scrittore

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AgenPress. Un amore durato 15 anni. E mai finito. Interrotto fisicamente soltanto. Interrotto per la morte improvvisa di Camus. Un amore bello. Adulterino? Che brutto termine. L’amore quanto amore ha nell’amore inteso vissuto con immenso amore. Sì infatti Albert era sposato. Ma l’amore supera ogni confine e vive proprio nel non limite. Perché gli amori veri hanno sempre il destino nelle carni. Quello tragico.
La fine di Albert fu tragica. La morte tragica in una visione di morte felice? La loro corrispondenza è una confessione. Albert e Maria Casares. Confessione che noi possiamo considerare genere letterario? Ma Albert non pensava assolutamente di costruire un romanzo. Si è costruito involontariamente. Parole e linguaggi. Distanze e viaggi. Ma sempre ritorni. Un ritrovarsi sempre. Soltanto il finale è stato un morire. Già, un morire. Lui muore in quel maledetto incidente stradale e di interrompe una fisicità.
Maria è stata un incanto per Albert. Albert è stato l’uomo magia per lei. Si erano dati appuntamento per. Giorno seguente al suo ritorno a Parigi. Ma non giunse piu nella degli amanti o dei ragazzi che si baciano in piedi nel cuore della notte. Rimase solo la notte e una solitudine che non fu mai colmata. Una caduta inevitabile ma mai una una estraneità.
Dice Omero che che “…nella sciagura invecchiano i mortali…”. Infatti loro non sono mai invecchiati.
Restano in un immaginario che è segno e destino appunto. L’amore se non è eterno è soltanto una passeggiata. Come Ettore e Andromaca? Il mito era nel loro viaggio come lo squarcio di un’alba che annuncia che la vita cambia e si avvertono le mancanze. Albert e Maria si sono scritti in amore.
C’è una sospensione del tempo. Anzi una interruzione del tempo cronologico. Il tempo dell’amore è immortale e non invecchia. Quello del tempo vita si rompe.
Ovvero si rompe con la morte una vita terrena. Il terribile è oltre. Quando la mancanza diventa non definita solitudine: desolazione.
L’amore tra Albert e Maria resta eterno in una immaterialità che si veste di immagini. Matia chiude una lettera del 7 marzo 1950: “…Ecco un fiore per te. Anch’io ho il mio giardino! Ti amo”. Il giorno successivo scrive ancora: “È arrivata la primavera e mi fa un certo effetto. Ho caldo, ho freddo, mi sento viva, turbolenta, inquieta, ma anche sonnolenta e fiacca. Ho i brividi sotto la pelle e…. molte altre cose./Ti amo./Ti amo in primavera./ Amore mio, quanto è lunga! Non ne posso più”.
È veramente un assoluto amore. Un amore che si racconta. Un amore che si ama. Parola dopo parola. Gesto dopo gesto. Attesa dopo attesa. Impressionante una frase. Profetica. Maria a Albert venerdì 8 agosto 1952: “Non ti parlo di questa terra. Mi sconvolge sempre, a ogni istante”.
L’11 settembre del 1957 Albert a Maria: “… sto felice di vedere attraverso altri occhi quello che amo in te. Ma non è il luogo per dirti queste cose in dettaglio. Ti abbraccio soltanto, nella pioggia e nel vento, al di sopra dell’Atlantico e ti amo”.
Insomma bisognerebbe che scrivessi un racconto si questo infinito amore e non un capitolo di un libro racconto di Albert Camus.
È così travolgente l’epistolario tra i due che emoziona commuove inquieta fa respirare ed è bellezza.
Prometto.
Lo scriverò.
Non sarò quando.
Ma lo scriverò.
Continuo a leggere. Chiudo con le parole di Maria a Albert del 9 maggio 1959. Così: “Tuttavia c’è una cosa che sai; e cioè che non posso immaginare la vita senza di te. … Credo che tu non possa più sparire dalla mia vita; è così; qualunque cosa accada, tu ci sarai sempre, per tutta la mia vita./E su questa giusta rivelazione, vado a dormire e ti lascio alla pace provenzale.  Ma prima lasciati baciare tempestivamente”.
Le citazioni dei passi delle lettere sono stati tratti da: Albert Camus, Maria Casarès. Correspondance inédite (1944-1959). Avant-propos de Catherine Camus. Gallimard, 2017.
Lei, una grande attrice  del cinema. Una attrice tragica che ha segnato un’epoca. Nata  in Spagna nel 1922, il 21 novembre, e morta nel 1996, il 22 novembre in Francia. È la famosa interprete del film “Les enfants du paradis” di Marcel Carné del 1945, de “La Chartreuse de Parme” di Christian  – Jaque del 1947 e”Orphée” di Cocteau del 1950. Albert e Maria. La loro relazione comincia nel 1944. Lui era già sposato. In quell’anno Camus stava per portare in teatro “Il malinteso”. Maria, una donna affascinante con la voce Rica e madrilena conquistò subito la commedia francese.
Non solo. Shakespeare, Checov e Camus restano sempre lungo la sua strada artistica insieme al cinema tragico moderno.
Pierfranco Bruni 
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