Animali, 12 anni di carcere per chi li sevizia ed uccide: la proposta di legge del PAE

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350.000 CITTADINI CHIEDONO AL GOVERNO L’INASPRIMENTO DELLE PENE


AgenPress. Il gattino lanciato da un ponte a Lanusei in Sardegna da un minorenne che, insieme agli amici, si sono filmati e hanno postato le immagini sui social, il cane Giorgio ucciso senza alcun motivo da due fratelli romani di 44 e 46 anni che poi hanno gettato la carcassa in un fosso di un torrente vicino alla stazione di Ponte Galeria a Roma sono solo gli ultimi casi di un’escalation crescente di reati efferati compiuti verso animali indifesi.
Come sempre l’Italia si indigna ed i politici invocano punizioni esemplari come il leader della Lega, Matteo Salvini, che però affossò il Disegno di legge “Proteggi Animali” del senatore Perilli nella precedente legislatura, ma fintanto la legge resterà la stessa nessuno colpevole varcherà la soglia del carcere anche se condannato con il massimo della pena (due anni previsti dal codice penale).
La ratio della proposta di legge di iniziativa popolare è la certezza della pena, intesa come certezza che ogni reato sia punito e come certezza che la pena irrogata sia effettivamente scontata.  Le pene previste per l’uccisione di animali sono tali, da 8 a 12 anni di reclusione, per cui l’imputato  non potrà avvalersi del giudizio abbreviato o patteggiamento allargato (che prevedono la riduzione della pena pari a un terzo). Escluso, inoltre, il beneficio dell’applicazione dell’istituto della sospensione del processo con messa alla prova ai servizi sociali (pochi giorni di volontariato in un canile comunale è stata la pena scontata dai quattro assassini di Angelo, il cane randagio trucidato a Sangineto nella provincia di Cosenza ed assurto ad emblema di tutte le vittime dell’odio dell’uomo) pertanto il colpevole sconterà la pena effettivamente dentro il carcere. – dichiara il presidente del Partito Animalista Europeo, Stefano Fuccelli -.
L’inasprimento delle pene per tali reati è richiesto non solo dall’UE ai sensi dell’art. 13 del Trattato di Lisbona ma anche dalla Costituzione italiana, la recente modifica dell’articolo 9 sancisce il riconoscimento da parte del legislatore costituzionale del valore fondamentale del bene ambiente ed animale, esplicitandone il carattere di bene costituzionalmente protetto; sono trascorsi due anni e mezzo dalla modifica ed a quanto pare in Italia è più facile cambiare la Costituzione, i quattro passaggi in Aula necessari per l’iter delle leggi costituzionali avevano modificato per la prima volta nella storia della Repubblica uno dei cosiddetti principi fondamentali, che applicarla. Lo chiedono anche i 350.000 cittadini italiani che hanno sottoscritto la petizione popolare indirizzata al Governo ed al Parlamento italiano“.
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