Fondazione OMRI. Michele D’Andrea e Pietro Finelli raccontano l’Inno di Mameli a partire da Mazzini e i Canti patriottici

- Advertisement -
- Advertisement -
In occasione dell’anniversario di Mazzini, la Fondazione OMRI ha organizzato un evento alla Domus Mazziniana di Pisa dove Michele D’Andrea e Pietro Finelli hanno raccontato l’Inno di Mameli attraverso Mazzini e i canti patriottici. D’Andrea ha evidenziato come la musica abbia risvegliato le coscienze durante il Risorgimento, mentre Finelli ha esplorato la vita di Mazzini, il suo impegno politico e la sua passione per la musica

AgenPress. “La storia va sempre contestualizzata, altrimenti non la capiremo mai”. Così ha esordito Michele D’Andrea, Presidente del Comitato consultivo della Fondazione Insigniti OMRI, nel suo intervento, alla Domus Mazziniana di Pisa, delineando uno scenario sociale di analfabetismo diffuso (fra il 75 e l’85 % della popolazione) che spiega il massiccio utilizzo della musica quale strumento di narrazione dei fatti, sia attraverso brani dedicati si attraverso il teatro dell’opera, che fatto conoscere a tutti personaggi, vicende e miti.

Mazzini fu un buon suonatore di chitarra e un profondo conoscitore della musica, cui dedicò un trattato filosofico e di cui riconobbe il ruolo rilevante ai fini del risveglio delle coscienze. Di qui la committenza a Goffredo Mameli e Giuseppe Verdi di un canto, “Suona la tromba”, una sorta di Marsigliese italiana che, seppure non ebbe successo, testimonia come Mazzini aveva ben chiara la funzione trascinatrice di un inno. Da qui ha preso avvio un’interessante passeggiata fra gli inni nazionali e le musiche patriottiche che ha mostrato come tutti i canti del nostro Risorgimento, compreso Il Canto degli Italiani, fossero calibrati sul registro musicale del Teatro d’Opera.
Non sono mancati momenti di autentica sorpresa, come la paternità italiana della musica della Marsigliese o l’ispirazione natalizia della melodia dell’inno dello Stato del Maryland. Ha concluso l’applauditissimo intervento l’analisi del nostro inno nazionale, una vera e propria sequenza cinematografica di massa che racconta la presa di coscienza di un popolo che si convince di dover lottare per la propria libertà.

Pietro Finelli, Direttore scientifico della Domus Mazziniana e conoscitore di tutti i risvolti della figura umana e politica di Mazzini, ha mostrato l’altra faccia dell’Esule, che gode purtroppo di una percezione ammantata da un’aura funerea originata, anzitutto, dal suo vestire sempre di nero per manifestare il lutto per la Patria non ancora libera e unita. Mazzini, come ha raccontato Finelli in un intervento ricco di aneddoti personali, fu un agitatore infaticabile, uno straordinario raccoglitore di fondi per la causa nazionale, un uomo perdutamente innamorato per tutta la vita di una sola donna, Giuditta Bellerio, che gli diede un figlio morto in tenera età. Mazzini fu anche un grande pedagogo: la sua Scuola italiana gratuita di Londra contribuì a educare e formare centinaia di minorenni del nostro Paese letteralmente venduti a trafficanti senza scrupoli che li destinavano all’accattonaggio. Una vera e propria “tratta dei bianchi”, ha spiegato Finelli. E infine la passione per la musica: la Domus Mazziniana di Pisa conserva la prima chitarra di Mazzini, quella donatagli dalla madre in età adolescenziale.

L’evento, promosso dal Prof. Paolo Mancarella nella duplice veste di Presidente del Comitato provinciale di Pisa della Fondazione Insigniti OMRI e della Domus Mazziniana, è stato organizzato dalla Fondazione OMRI per collegare la storia del Risorgimento al Canto degli Italiani. Il presidente della Fondazione, prefetto Francesco Tagliente nel mese di aprile ha chiesto ai presidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato il riconoscimento della dignità costituzionale dell’inno nazionale con un emendamento all’articolo 12, accanto al Tricolore.

- Advertisement -

Potrebbe Interessarti

- Advertisement -

Ultime Notizie

- Advertisement -