Festa della Repubblica. La rinascita di una celebrazione promossa da Carlo Azeglio Ciampi

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AgenPress. Il presidente del Comitato consultivo per la comunicazione istituzionale della Fondazione insigniti OMRI Costantino Del Riccio, in occasione della Festa della Repubblica ricorda la Festa degli italiani ieri e oggi e la rinascita della celebrazione con la sfilata ai Fori Imperiali promossa dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi.

 

Costantino Del Riccio 

La data del 2 giugno del 1946 rappresenta un momento significativo nella storia italiana: il passaggio dalla monarchia alla repubblica.

La narrazione di questa data e di questa festa inizia con il referendum che vide la maggioranza degli italiani scegliere il nuovo assetto istituzionale repubblicano.

Come afferma Piero Calamandrei: “…mai nella storia è avvenuto che una Repubblica sia stata proclamata per libera scelta di popolo mentre era ancora sul trono il re […] senza sommossa e senza guerra civile “.

Il primo anniversario, nel 1947, si svolse in un clima istituzionale teso, con i partiti di sinistra esclusi dal governo, ponendo così fine alla prima esperienza di governo di unità nazionale.

Il 2 giugno 1948, il Presidente Einaudi, appena eletto, decise di rendere omaggio al suo predecessore Enrico De Nicola e di incontrare Benedetto Croce a Napoli. Prima di partire, depose una corona all’Altare della Patria e ricevette il saluto delle bandiere dei corpi militari schierati a Piazza Venezia.

Era l’atto di investitura del Presidente come comandante delle Forze Armate; la natura fortemente simbolica del gesto individua fin dall’inizio nel Capo dello Stato la figura centrale nelle celebrazioni.

Nel 1950, per la prima volta, la parata militare diventa il momento più caratteristico e spettacolare della Festa, confermando il legame indissolubile tra Istituzioni e Forze Armate nella difesa della democrazia e della sovranità, come obiettivi comuni da perseguire.

Non mancarono voci critiche che evidenziarono delle similitudini tra le nuove modalità celebrative e quelle dello Statuto dell’Italia monarchica, che non aveva una data precisa ma cadeva agli inizi di giugno.

La celebrazione suscitò scetticismo tra gli italiani che avevano votato a favore della monarchia nel referendum istituzionale. Inoltre, una parte della popolazione interpretò la presenza dello schieramento militare e la sfilata ai Fori Imperiali come un richiamo troppo evidente a un luogo simbolo del regime fascista.

Negli anni successivi, il 2 giugno ha mostrato segni di crescente disinteresse rispetto ad altri eventi commemorativi.

L’accentuarsi delle contrapposizioni politiche ha portato i partiti di sinistra a non partecipare alla manifestazione ufficiale, scegliendo di celebrare autonomamente l’anniversario in Piazza San Giovanni a Roma.

La situazione si è ulteriormente complicata con la direttiva del Ministro della Difesa Pacciardi, volta a impedire l’intervento di esponenti delle associazioni partigiane alle cerimonie militari.

Solo nel 1975, in occasione del trentennale della Liberazione, finalmente si è potuta vedere alla parata la partecipazione delle bandiere partigiane e dei gonfaloni delle città medaglia d’oro al valor militare.

Nel 1963 e nel 1976 la parata militare non si è svolta a causa di circostanze drammatiche: nel primo caso per le condizioni critiche del Papa Giovanni XXIII, che sarebbe deceduto il giorno successivo, nel secondo per il violento terremoto che ha colpito il Friuli Venezia Giulia, causando quasi 1000 vittime.

Nel 1977, a causa delle difficoltà economiche che il Paese stava affrontando, si rese necessario eliminare alcune festività, tra cui il 2 giugno.

La ricorrenza è stata spostata alla prima domenica di giugno, ed è stato deciso di interrompere la tradizionale sfilata militare optando per una cerimonia a Piazza Venezia, con una Brigata in rappresentanza di tutte le Forze Armate.

Negli anni ’80 e ’90 la parata si è caratterizza per discontinuità e trasformazioni, con cambiamenti nel percorso e dei luoghi simbolo.  La Festa si limita esclusivamente ad una cerimonia all’Altare della Patria.

La Celebrazione sembrò svanire, e per lunghi tratti la centralità dell’anniversario scompare davvero. Fu vittima delle distrazioni storiche e civili degli anni ottanta e novanta, in un periodo in cui persino l’unità nazionale sembra essere considerata un disvalore.

Lo scarso successo della festa rifletteva la crisi dell’idea di nazione, quando prevale un “patriottismo di partito” che porta le persone a identificarsi prima come appartenenti ad un partito piuttosto che come italiani.

La  Festa  della  Repubblica fu ripristinata solo dopo 35 anni, nel 2001, grazie all’approvazione di una legge che istituiva il 2 giugno come festività dedicata alla data di fondazione della Repubblica.

Il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, eletto nel 1999, si distinse per il suo impegno nel riaffermare il “patriottismo repubblicano” nella coscienza collettiva italiana. Tra le varie iniziative intraprese, particolare attenzione fu dedicata alla celebrazione del 2 giugno.

Il vero ideatore di quel grande progetto di rilancio dell’identità nazionale, delle ritualità civili della Repubblica fu Paolo Peluffo. Fu lui a proporre al Presidente Ciampi di rilanciare la Festa della Repubblica con la sfilata del 2 giugno.

La parata venne ripristinata nel 2000, ma non essendo ancora una festività nazionale, la celebrazione venne fissata per la prima domenica di giugno.

L’annuncio dell’evento fu dato da Sergio Mattarella, all’epoca Ministro della Difesa, in un’intervista al “Messaggero” il 17 maggio 2000. Sarà poi stesso Mattarella ad accompagnare, al termina della parata, il Presidente Ciampi dai Fori Imperiali al Quirinale, seduto sulla Flaminia 335.

Ciampi fu colpito dal successo straordinario della Festa, evidenziando l’entusiasmo e la partecipazione popolare.

Negli anni successivi alla presidenza Ciampi il cammino tracciato nel promuovere il “patriottismo repubblicano” non si è interrotto, ma è continuato con i Presidenti Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella.

I Presidenti, attraverso le loro iniziative, si pongono l’obiettivo di rafforzare l’unità nazionale, richiamando l’importanza dell’identità, della memoria storica e dell’orgoglio degli italiani per la loro patria.

La stessa rivista militare del 2 giugno, lontana dall’essere un’esibizione muscolare, rappresenta un riconoscimento dell’Italia a tutti quegli uomini e donne che quotidianamente servono il Paese per garantire la nostra sicurezza, rappresentandolo nelle missioni internazionali e intervenendo, in ogni emergenza, per assistere le popolazioni.

Nel 2016, il Presidente Mattarella dichiarò a Marzio Breda delCorriere della Sera :” Credo che oggi si possa affermare che la festa del 2 giugno è la festa della libertà di scelta: e per questo è la festa che riunisce tutti gli italiani”. Parole che evidenziano il significato profondo e simbolico delle celebrazioni.

Da un punto di vista istituzionale, un momento centrale del cerimoniale repubblicano è rappresentato dal ricevimento organizzato nei Giardini del Quirinale. La consuetudine ebbe inizio nel 1949, quando Einaudi invitò le autorità civili, militari, i parlamentari e una rappresentanza di sindaci.

Il presidente Saragat volle innovare includendo tra gli invitati non solo le autorità italiane e straniere ma anche operai e rappresentanti di varie categorie lavorative.

Un’evoluzione del cerimoniale: dall’atmosfera riservata in cui Einaudi intratteneva non più di due-trecento ospiti, alla mondanità che non dispiaceva a Gronchi. Con l’arrivo di Segni, più affine a Einaudi, alle autorità si aggiunsero i cavalieri del lavoro nonché i cardinali presenti a Roma per il Concilio Vaticano II.

Nei successivi settennati, nonostante le diverse personalità dei Presidenti, il protocollo del ricevimento rimane sostanzialmenteinvariato.

Durante la presidenza Scalfaro assistiamo a significative innovazioni, tra cui la sostituzione del ricevimento con un rinfresco più informale per il corpo diplomatico.

Un’altra novità è stata l’apertura dei Giardini del Quirinale al pubblico, consentendo ai cittadini di sentirsi parte integrante delle istituzioni e di partecipare in prima persona alla Festa della Repubblica.

Il concerto per il 2 giugno, organizzato presso il Teatro dell’Opera di Roma, fu un’altra innovazione introdotta da Scalfaro. Questa tradizione è stata conservata nei settennati successivi trasferendo l’evento al Quirinale.

Negli anni più recenti, il cerimoniale della Festa ha subito diversi adattamenti in risposta a situazioni di emergenza. Nel 2013 e nel 2014, Napolitano per motivi di sobrietà e di attenzione al periodo di crisi economico-sociale, annullò il ricevimento.

Negli anni 2020 e 2021, l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di COVID-19 ha fortemente condizionato i protocolli della Festa. Le cerimonie sono state ridotte al minimo.

Il 2 Giugno del 2020, il Presidente Mattarella si è recato a Codogno per commemorare i cittadini deceduti per Covid-19 e ha preso parte al concerto di celebrazione della Repubblica presso l’Ospedale Spallanzani di Roma.

Nel 2022 e 2023, l’apertura dei Giardini è stata dedicata alle persone con fragilità, mostrando attenzione e inclusività verso i più vulnerabili della società.

Le celebrazioni della Festa hanno dimostrato, nel corso dei decenni, la capacità di adeguarsi ai cambiamenti, mantenendo viva la memoria della nascita della Repubblica e rappresentando un momento di orgoglio per il popolo italiano.

 

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