Così si penalizzano l’integrazione, la cultura e la conoscenza
AgenPress. «Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, accanto a Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, sotto l’egida del Movimento Internazionale Uniti per Unire, condannano ancora una volta fermamente le controproducenti e ingiustificate prese di posizione da parte di coloro, siano realtà scolastiche, siano famiglie, siano persone con cariche religiose, di eliminare la cultura italiana dallo studio dei ragazzi italiani di origine straniera, solo perché si crede erroneamente di offendere e disturbare, come in questo caos, la cultura e la fede musulmana.
Noi di Co-mai non siamo d’accordo. L’integrazione delle nuove generazioni, la conoscenza della Costituzione italiana, della nostra storia, e in questo caso il valore eterno di un’opera come la Divina Commedia di Dante non devono essere cancellati dal percorso di studio di giovani italiani, perché sono italiani, anche se sono di origine straniera.
Religione e cultura possono camminare di pari passo e perciò la Co-mai, non è affatto d’accordo con quanto accaduto a Treviso, dove alcuni studenti di una terza media sono stati esentati dallo studiare Dante Alighieri.
Non lo abbiamo chiesto, non è ciò che vogliamo, si tratta di prese di posizione di soggetti che esercitano il diritto di decidere per tutti e soprattutto in questo modo si da manforte ad una certa politica di vedere la comunità araba e quella musulmana per quello che non è, screditandoci agli occhi della collettività.
Non è quello che vogliamo, non è quello che siamo, non è quello che chiediamo come Amsi, Co-mai e Uniti e per Unire, e anche con la scuola Unione per l’Italia, con ui perseguiamo l’obiettivo della cultura, della formazione, del dialogo, dell’integrazione culturale, ognuno nel rispetto della propria religione e della propria fede di origine che però non può e non deve essere strumento di divisione e di conflitti, dando poi adito a discriminazioni e a immagini distorte.
Le nuove generazioni di italiani, figli di cittadini di religione musulmana emigrati qui, e quindi la maggior parte nati in Italia, sono una risorsa e come tale vanno considerati, ma hanno essi stessi il dovere di integrarsi, di dimostrare di volersi sentire italiani, e la cultura e la conoscenza di opere letterarie che partono da un percorso religioso differente non possono e non devono offendere nessuno.
Nessun cittadino di fede musulmana, intelligente e lungimirante, chiederebbe mai di togliere un crocifisso dall’aula di una classe e tanto meno di decidere per lo studio di un’opera piuttosto che di un’altra.
Immaginate se tanti anni fa le famiglie degli italiani emigrati per il mondo avessero imposto una situazione del genere ai paesi dove sono stati accolti e dove sono nati i loro figli. Impensabile!
Siamo di fronte, nel caso della comunità musulmana, alla mancanza di un accordo tra regione e stato, per ottenere riconoscimenti e percorsi da seguire che al contrario con altre religioni sono stati raggiunti e quindi ognuno si lascia andare ad interpretazioni personali che non hanno nulla a che vedere con la religione e che finiscono anche con il danneggiare l’immagine dei tanti musulmani che vivono in Italia che danno un valore all’integrazione, lasciando che per colpa di pochi si creino ulteriori divisioni e conflitti di cui non abbiamo bisogno.
Si può e si deve favorire il dialogo, si deve scegliere la strada dell’integrazione e si devono combattere anche fenomeni come quello dell’abbandono scolastico da parte di ragazzi di origine straniera.
Se tra gli alunni di cittadinanza italiana è l’11,3% ad abbandonare gli studi precocemente, tra quelli di cittadinanza straniera la quota sale al 36,5%.
Le barriere linguistiche e culturali e le condizioni economiche della famiglia di origine, in media più svantaggiate, ostacolano l’integrazione dei minori stranieri nelle scuole, esponendoli in modo particolare al rischio di povertà educativa. Che comprende, tra gli altri, l’uscita precoce dagli studi.
Abbandonare la scuola prima del tempo ha conseguenze negative sul futuro dei giovani. Spesso comporta maggiori difficoltà a trovare un impiego e il rischio di ricadere in condizioni di disagio economico e sociale. Le stesse che molto spesso sono all’origine dell’abbandono».
Così ha concluso Prof. Foad Aodi, Esperto in Salute Globale, Presidente di Amsi, Co-Mai e del Movimento Uniti per Unire, nonché Docente di Tor Vergata e membro del Registro Esperti della Fnomceo dal 2002, già 4 volte Consigliere dell’Ordine dei medici di Roma, che è presente tutti i giorni su tv e radio satellitari per parlare di Immigrazione, Salute Globale, eguaglianza e diritti umani, insieme al Coordinatore del Dipartimento Giovanile e nuove generazioni del Movimento Uniti per Unire, il podologo Dr. Nadir Aodi.