Giovanni Toti. Ho incontrato i fratelli Testa al massimo due volte. Donatori non consideravano denaro merce di scambio

AgenPress –  “Ho avuto occasione di incontrare i fratelli Testa al massimo due volte. Il loro interesse era rivolto all’ attenzione possibile per una comunità, quella Riesina, spesso soggetta a tutte le difficoltà legate ad immigrazione e integrazione in regioni diverse. Certamente ho dato mandato ai miei collaboratori di dare loro attenzione nei termini di legge. Ma mai di offrire utilità in cambio di voti. La mera generica promessa di una condizione personale e sociale migliore non può essere considerata quale merce di scambio ma consueto frutto dell’attività politica, specie in periodo elettorale”.

Lo scrive il, governatore Giovanni Toti nella memoria che ieri, al termine di un interrogatorio durato otto ore reso ai pm Monteverde e Manotti nella caserma del Roan della Gdf.

“Atteso che non ho saputo, se non ora, delle promesse fatte ad alcuni (limitatissimi) componenti della comunità,  la segnalazione ad imprese private di taluni di loro in qualità di muratori o manovali (per altro mai assunti), tale attività se fosse stata da me conosciuta, e non lo era, senza essere stato io al corrente di eventuali accordi precedenti, sarebbe stata interpretata come sostegno a persone di difficoltà. E anche la richiesta di spostamento di residenza da una casa popolare all’ altra (per altro già assegnata) appare come mero sostegno informativo a una persona dalle evidenti scarse capacità nel destreggiarsi nella pubblica amministrazione. Spostamento per altro non ci risulta mai avvenuto”.

“Registrando ogni versamento, non solo da parte del Comitato Toti ricevente, ma anche della impresa o del soggetto donatore, appare chiaro che il donatore stesso non considera in alcun modo la sua dazione di denaro come merce di scambio o pagamento di un interesse illecito, attività che anche egli stesso con la pubblicità del versamento si incaricherebbe di denunciare”, ha scritto  nella sua memoria di 17 pagine consegnata ieri al termine dell’interrogatorio reso ai due pubblici ministeri titolari delle indagini, Luca Monteverde e Federico Manotti che l’hanno sentito assieme al procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati. Il capitolo in questione è quello intitolato ‘Contestualità del pagamento’.

“Il fatto di sostenere la nostra attività politica – scrive Toti – non viene ritenuta da nessun imprenditore, neppure dallo stesso Spinelli, cosi come da altri (Amico, l’imprenditore che si occupa di manutenzione, riparazione e refit di superyacht, ndr), motivo ostativo per impedire che esso, in occasione di contatti personali e telefonici, possa utilizzare quel momento per sottolineare o informare il governatore o un suo collaboratore di un problema, un progetto o una esigenza della sua attività, senza tuttavia un rapporto causa – effetto della sua donazione, come dimostra il fatto che lo stesso soggetto ha effettuato più donazioni in momenti e tempi diversi. Si aggiunga, infine, e lo si è già visto che la disponibilità verso il mondo imprenditoriale e dei privati, in generale, è sempre stata data a prescindere anche dalla sola prospettiva di ottenere un contributo: l’ascolto e l’appoggio erano indistinti e funzionali a creare un beneficio di prospettiva per l’interesse pubblico”.

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