Verona. Il dolore di Papa Francesco per i suicidi in carcere, migliorare vita detenuti. Abbraccio ad un israeliano e un palestinese

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AgenPress – “La vita è sempre degna di essere vissuta, e c’è sempre speranza per il futuro, anche quando tutto sembra spegnersi”. Nel corso della visita pastorale a Verona Papa Francesco ha voluto incontrare a 592 detenuti, insieme a volontari e agenti della Polizia Penitenziaria nella Casa Circondariale di Montorio dove recentemente – come ricorda nel suo discorso – “alcune persone, in un gesto estremo, hanno rinunciato a vivere”.

Il Papa è stato accolto e “abbracciato”, tra canti, cori e applausi. In rappresentanza della comunità a ricevere Francesco sono stati Francesca Gioieni e Mario Piramide, rispettivamente direttori della Casa Circondariale di Montorio e della Polizia Penitenziaria. L’incontro si è svolto nel giardino interno della Casa Circondariale sui cui muri sono stati affissi cartelli colorati di benvenuto. Subito dopo l’incontro Papa Francesco si è intrattenuto a pranzo con un centinaio di detenuti.

“Non siamo materiale di scarto”, ha detto il Papa nel suo discorso, spronando tutti a non perdere di vista la “porta della speranza”, perchè “non c’è vita umana senza orizzonte”. L’invito è a “non cedere mai allo sconforto” e a considerare che l’esistenza di ciascuno come un “dono unico per noi e per gli altri, soprattutto per Dio che mai ci abbandona e sa ascoltare, gioire, piangere con noi”. Ricambiando i doni ricevuti dai detenuti – una scatola di pensieri e la rappresentazione visiva di questi in un murales – Francesco ha consegnato loro un’immagine della Madonna con Bambino, “immagine di tenerezza”, “figura comune sia al cristianesimo, sia ai musulmani. Ci unisce tutti!”.

Nelle riflessioni del Papa, da sempre vicino alla realtà delle carceri che, nel corso del suo pontificato, ha visitato oltre quindici volte, c’è in primo piano il dramma del sovraffollamento con le tensioni e fatiche che ne conseguono:

Voglio dirvi che vi sono vicino, e rinnovo l’appello, specialmente a quanti possono agire in questo ambito, affinché si continui a lavorare per il miglioramento della vita carceraria.

“Per me entrare in un carcere è sempre un momento importante, perché il carcere è un luogo di grande umanità. Di umanità provata, talvolta affaticata da difficoltà, sensi di colpa, giudizi, incomprensioni e sofferenze, ma nello stesso tempo carica di forza, di desiderio di perdono, di voglia di riscatto”.

. “E in questa umanità, qui, in tutti voi, in tutti noi, è presente oggi il volto di Cristo, il volto del Dio della misericordia e del perdono”, ha sottolineato. “Non dimenticate questo: Dio perdona sempre, e perdona tutto”. “Conosciamo la situazione delle carceri, spesso sovraffollate, con conseguenti tensioni e fatiche – ha osservato il Pontefice -. Per questo voglio dirvi che vi sono vicino, e rinnovo l’appello, specialmente a quanti possono agire in questo ambito, affinché si continui a lavorare per il miglioramento della vita carceraria”.

“Seguendo le cronache del vostro istituto, con dolore ho appreso che purtroppo qui, recentemente, alcune persone, in un gesto estremo, hanno rinunciato a vivere. È un atto triste, questo, a cui solo una disperazione e un dolore insostenibili possono portare”, ha continuato. Perciò, “mentre mi unisco nella preghiera alle famiglie e a tutti voi, voglio invitarvi a non cedere allo sconforto. La vita è sempre degna di essere vissuta, e c’è sempre speranza per il futuro, anche quando tutto sembra spegnersi”.

Un grande applauso di tutta l’Arena di Verona, in piedi, e l’abbraccio con Papa Francesco, sul palco, ha salutato il discorso di pace pronunciato  dai due familiari di vittime del conflitto dalla parte israeliana e da quella Palestinese. “Credo non ci sia bisogno di dire niente” ha commentato il Papa.

 

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