AgenPress. Il caso del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia finisce all’attenzione della Corte dei Conti. Il Codacons ha presentato infatti oggi un esposto alla magistratura contabile chiedendo di fare luce sui costi sostenuti dallo Stato, e quindi dalla collettività, per l’opera dell’artista Massimo Bartolini, da giorni al centro di polemiche e contestazioni.
Come noto il Padiglione Italia, per questa edizione della Biennale di Venezia, ospita il progetto “Due qui/To Hear”, una grande installazione sonora e ambientale dell’artista Massimo Bartolini – spiega il Codacons – Sin dalla sua selezione per la Biennale sono state avanzate perplessità in merito al valore artistico dell’opera e più di una critica è stata mossa anche in merito all’entità del finanziamento concesso al progetto: sono stati erogati, per la realizzazione del Padiglione Italia, 800mila euro dal Ministero della cultura e ulteriori 400mila euro da Tod’s come partner e Banca Ifis come sponsor.
“Il finanziamento concesso dal Mic al progetto “Due qui/To Hear” trova la sua fonte nel bando indetto dallo stesso Ministero con Decreto 98 del 27.04.2023 che, all’art. 2, stabilisce gli obiettivi, riferendosi alla missione di raccontare la contemporaneità del nostro Paese nel campo delle arti visive – scrive il Codacons nell’esposto – Non può non rilevarsi come l’installazione di Bartolini presenti delle caratteristiche che fanno sorgere dubbi sulla correttezza della valutazione operata dall’amministrazione in ordine all’attribuzione del finanziamento. In primo luogo l’opera, caratterizzata dall’intreccio di tubi innocenti, appare molto simile, se non analoga, a quella esposta dallo stesso Bartolini nell’ambito della mostra al Pecci di Prato del 2022. Non solo: i costi per la realizzazione dell’opera avrebbero potuto essere molto bassi, se si considera che il Padiglione dei Paesi Nordici espone “The Altersea Opera”, che comprende anche un enorme struttura con canne in bambù a costo quasi zero. Ma c’è di più. La procedura per l’assegnazione dei fondi pubblici sembra essere sottratta a quei principi di trasparenza e neutralità che devono caratterizzare, in questi casi, l’agire amministrativo. Ove emergesse, pertanto, che la scelta dell’amministrazione è stata presa in maniera totalmente discrezionale e su base fiduciaria, non potrebbe che ritenersi configurato un danno erariale”.
Per tali motivi il Codacons ha chiesto alla Corte dei Conti di avviare un procedimento istruttorio con riferimento ai risvolti erariali delle condotte sopra descritte, al fine di accertare le fattispecie esposte possano configurare sprechi di denaro pubblico a danno della collettività.