Consiglio Ue. Meloni: su Agi non mi occupo né se è dell’Eni, né di qualcun altro, credo nella libertà di stampa

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AgenPress –  Sulla libertà di stampa “è una di quelle vicende sulle quali io invece le rispondo molto volentieri, perché nelle ultime settimane ho letto tante di quelle, come posso dire, falsità sul mio conto che davvero comincio a temere che l’Italia possa diventare la patria delle fake news. E una di quelle falsità è che io avrei dato l’input a un’iniziativa di questo tipo”.

Così Giorgia Meloni a margine del Consiglio Europeo replicando ad una domanda sula libertà di stampa e sul fatto di non aver mai fatto un commento sul caso dell’Agi.

“Comunico ufficialmente che non so se chi ispira queste letture fosse abituato a utilizzare le partecipate dello Stato italiano per risolvere i problemi privati dei propri amici o magari per stiparci i parenti. È possibile che sia stato così, ma non è la mia lettura di ciò a cui servono le partecipate statali, quindi io non so niente di che cosa stia facendo L’Eni con l’Agi, se abbia o non abbia intenzione di vendere.

Non mi sono mai occupata di questa materia e non mi interessa questa materia proprio perché credo che le partecipate dello Stato italiano debbano fare soprattutto gli interessi delle partecipate, chiaramente cercando di fare del loro meglio anche per quella parte di interesse nazionale che hanno in animo di difendere. Tutto qui, non mi occupo di questa materia e francamente non ho un commento da fare, non conosco se esiste una trattativa, quali sono i termini della trattativa, non mi compete e non ritengo che mi debba competere. Poi lei potrebbe chiedermi se è normale che una partecipata statale che ha un controllo del Governo detenga un’agenzia di stampa. Diciamo che sarebbe una domanda sensata, ma è sempre stato così.

Non è che l’ho comprata io l’Agi o l’ha comprata l’Eni  quando c’ero io al Governo, perché magari qualcun altro potrebbe dire che è normale che una partecipata statale che è controllata dal Governo abbia un’agenzia di stampa? Forse questa è una limitazione che potrebbe essere letta da alcuni, come una possibile limitazione alla libertà di stampa.
In ogni caso non lo sarebbe stato per me, perché non mi occupo di Agi, né se è dell’Eni, né di qualcun altro, perché credo nella libertà di stampa. E approfitto per dirle un’altra cosa che riguarda questo tema della par condicio, che pure mi ha molto divertito. Anche quest’altra grande fake news sulla par condicio mi ha divertito, cioè mi ha divertito che oggi si sostenga che io voglio controllare la stampa e voglio limitare la par condicio perché il regolamento rimane quello che c’era prima. Quindi fatemi capire, se oggi io voglio controllare la stampa perché il regolamento rimane quello che c’era prima, prima controllavano la stampa in campagna elettorale, ok, finalmente mi avete risposto. No, è andata esattamente così, mi perdoni, e lo ha riconosciuto anche l’Agcom. Siccome ogni giorno leggo delle ricostruzioni obiettivamente surreali ‘adesso vogliamo mandare in carcere i giornalisti’, quando la proposta che toglie il carcere ai giornalisti per diffamazione è a prima firma Alberto Balboni di Fratelli d’Italia, perché vi comunico che il carcere per i giornalisti per diffamazione c’è e c’è una legge di Fratelli d’Italia che lo sto togliendo, quindi è tutto un po’ surreale. Tutti questi racconti rimbalzano all’estero, raccontano un’Italia nella quale quasi quasi ci sarebbe una qualche deriva. Non credo che ci facciamo complessivamente come Nazione una bella figura, dopodiché quando le cose si fanno male è giusto, è normale che si critichino, ma che si inventino per poterle criticare, francamente non mi sembra un buon servizio”.

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