Alessia Pifferi. Pm: lasciò morire la figlia di stenti per “divertirsi col suo compagno e spassarsela con i suoi uomini”

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AgenPress –  Diana Pifferi, bimba di nemmeno 18 mesi, è morta di fame e sete dopo “sofferenze atroci e terribili” con un “processo di progressivo indebolimento delle funzioni vitali” e si “trovava da sola a casa, perché lei, la madre, era corsa dal suo compagno e l’aveva lasciata là da sola”, e ritrovata morta il 20 luglio 2022.

Lo dice nella sua requisitoria il pm Francesco De Tommasi nel processo milanese ad Alessia Pifferi.

“Oggi ci è venuta a dire che non è un’assassina, ma allora perché ha voluto sempre giustificare con tutti che la bimba non era sola in casa?. Sapeva benissimo che era una cosa che non si fa, lo sa anche un bambino che è un comportamento gravissimo”.

“Il suo è uno sforzo inutile perché ogni volta che parla si presenta come una persona lucida, che con strategia vuole ottenere un obiettivo e in questo caso vuole un beneficio in termini sanzionatori”.

Per quale motivo, ha chiesto il pm, “se lei non voleva uccidere, il 18 luglio 2022, quando torna col compagno a Milano da dove si è allontanata il 14 luglio, non passa” per vedere come sta la figlia “sola in casa con temperature altissime” e “solo con poca acqua e latte nel lettino?”. Pifferi, ha aggiunto il pm, ha detto anche su questo “l’ennesima bugia”, ha detto che temeva “la reazione del compagno”, ma a lui aveva già detto che la piccola “era al mare con la sorella”.

Lei, ha proseguito il pm, “lo fa solo perché aveva paura che il compagno troncasse la relazione e voleva passare con lui più giorni possibili”. Pifferi, ha ribadito il pm, “ha avuto mille possibilità di salvare la vita a sua figlia”.

“Pifferi avrebbe potuto contattare le forze dell’ordine, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa per salvarla – ha spiegato il pm – ma ci viene a dire che non è tornata a casa a causa del compagno. Lei ha studiato, congegnato tutto  ha capito come funzionano le contestazioni penali e ci viene a raccontare l’ennesima bugia perché spera che il suo comportamento possa essere considerato in modo diverso, perché possa avere degli elementi a favore”.

L’imputata, ha detto il pm rivolto ai giudici, “vi chiederà di essere più clementi, più miti, più comprensivi”. Lo “scopo prima”, ossia quello dell’omicidio, “era di divertirsi col suo compagno, di spassarsela coi suoi uomini, ora il suo scopo è di ottenere benefici”. Il pm ha descritto, in un passaggio della requisitoria, nei dettagli le condizioni “raccapriccianti” in cui è stata lasciata per quasi una settimana la piccola, che non poteva nemmeno muoversi dal letto. E le condizioni “terribili” in cui è stato trovato il corpicino. “Non aveva acqua e cibo a sufficienza per resistere”, ha chiarito raccontando “la paura, la fame e la sete che questa bambina ha avvertito”.

Pifferi “si vuole sottrarre alle sue responsabilità” e lo ha fatto già da quando ha trovato il corpo quel giorno. “La baby sitter, a cui ha detto alla vicina di averla affidata, non è mai esistita”, ha fatto notare il pm, spiegando che “da lei abbiamo sempre, anche oggi, una aggiunta alla sua narrazione”. E quando la vicina le parla quel giorno “non c’è in lei né disperazione né angoscia né malore fisico, ma c’è solo la preoccupazione di scrollarsi di dosso quell’accadimento che pare estraneo e lontano alla propria vita”. Chiama il compagno “e gli dice che è morta e gli dice ‘sai ti ho raccontato una bugia, non era con mia sorella al mare, l’avevo lasciata a una baby sitter'”. Continua a “mentire anche davanti al cadavere della piccola”.

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