Fukushima. Esperti giapponesi e cinesi a colloquio sullo scarico delle acque reflue trattate nella centrale nucleare

AgenPress – Esperti giapponesi e cinesi hanno tenuto colloqui sulle acque reflue trattate dalla centrale nucleare di Fukushima, ha detto sabato sera il ministero degli Esteri giapponese, i primi colloqui di questo tipo annunciati da quando Tokyo ha iniziato a rilasciare l’acqua nell’oceano l’anno scorso.

Giappone e Cina sono ai ferri corti sullo scarico delle acque reflue, utilizzate per raffreddare i reattori dopo la fusione del 2011.

Il Giappone insiste che è stato trattato in modo sicuro, ma la Cina ha criticato il rilascio e ha vietato le importazioni di prodotti ittici giapponesi.

“Un dialogo tra esperti giapponesi e cinesi sullo scarico di… acqua trattata nell’oceano (da parte dell’impianto di Fukushima) si è tenuto a Dalian, in Cina, il 30 marzo per uno scambio di opinioni su questioni tecniche”, ha affermato il ministero degli Esteri di Tokyo in una nota.

L’annuncio arriva dopo che il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping a novembre e ha affermato che le discussioni su base scientifica si sarebbero svolte a livello di esperti.

Il Giappone ha iniziato gradualmente a scaricare nel Pacifico parte delle 1,34 milioni di tonnellate di acque reflue accumulate dopo il disastro di agosto, innescando una disputa diplomatica con Cina e Russia, che hanno entrambe vietato le importazioni di prodotti ittici.

La Cina ha accusato Tokyo di trattare il mare come una “fogna”, ma il Giappone insiste che lo scarico sia sicuro, un’opinione sostenuta dall’agenzia atomica delle Nazioni Unite.

Kishida ha invitato la Cina al vertice Asia-Pacifico di novembre a San Francisco a dare un “giudizio obiettivo” sulla sicurezza dei prodotti ittici giapponesi, che è una delle principali industrie del paese.

Il Giappone ha iniziato a rilasciare le acque reflue trattate perché l’impianto nucleare stava esaurendo lo spazio per costruire altri serbatoi d’acqua e aveva bisogno di fare spazio per il compito molto più pericoloso di rimuovere il combustibile radioattivo e le macerie dai tre reattori colpiti.

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