AgenPress. Questo Consiglio europeo si occuperà, lasciatemelo dire, finalmente, anche di agricoltura. È stata una richiesta avanzata particolarmente dall’Italia che siamo lieti sia stata recepita. Dopo questa nostra richiesta all’ultimo Consiglio straordinario si è poi svolto il Consiglio Agrifish, lo scorso 26 febbraio, e già in quella sede i ministri dell’Agricoltura e della Pesca dei 27 hanno espresso una forte volontà di intervenire a sostegno di un settore che è stato troppo a lungo dimenticato e oggetto di attenzioni non sempre benevole. La doppia crisi pandemia-guerra ha colpito anche le catene di approvvigionamento alimentare e ha gravato le imprese agricole di un aumento dei costi fissi che ne ha ulteriormente ridotto la redditività. A questo si sono aggiunti, da un lato, l’appesantimento burocratico introdotto dalle misure di inverdimento della PAC e dall’altro l’accanimento ideologico di molte norme del “Green Deal”, del pacchetto “Fit for 55” e della strategia “Farm to Fork”.
L’Europa si è così risvegliata con i trattori nelle strade, in prima battuta in quei Paesi che avevano adottato ulteriori misure nazionali particolarmente penalizzanti per il settore, a cominciare dall’interruzione dei sussidi per il gasolio agricolo, scelta che invece non ha fatto l’Italia, che ha prorogato quei sussidi. Perché a questo Governo non sono serviti i trattori nelle strade perché si occupasse della materia, grazie anche al confronto costante che il Ministro Lollobrigida ha mantenuto con le organizzazioni maggiormente rappresentative che, infatti, a differenza dei loro colleghi e omologhi di Francia, Germania, Belgio, Spagna, Olanda e molti altri, non hanno partecipato alle manifestazioni.
Rivendico, con orgoglio, che il nostro è stato sinora il Governo che più ha investito in agricoltura nella storia repubblicana, arrivando a stanziare – grazie alla tanto vituperata rimodulazione del PNRR – fino a 8 miliardi per il comparto agricolo. Una scelta strategica, alla quale si sono aggiunti in questi 17 mesi di Governo molti altri importanti provvedimenti dei quali questo Parlamento ha già avuto modo di discutere alcune settimane fa.
L’ultimo intervento riguarda la questione dell’Irpef agricola, inserita, seppure marginalmente, anche in alcune piattaforme dei manifestanti. Rivendichiamo la scelta di non esentare dal pagamento dell’IRPEF agricola le imprese di maggiori dimensioni, che possono permettersi di pagarla, e invece la scelta di concentrare le risorse destinate al comparto agricolo in favore di chi ne ha davvero bisogno, non solo esentando questi dal pagamento dell’Irpef ma anche con ulteriori, concrete, misure di sostegno. Ma soprattutto, gli agricoltori (e con loro i pescatori) sanno che, fin dal primo giorno, il nostro Governo in sede europea ha contrastato quella visione ideologica della transizione green che ha individuato proprio nell’agricoltore, nel pescatore, negli operatori economici che lavorano a contatto con la natura, dei nemici da colpire in nome della “guerra santa” contro il cambiamento climatico. Per noi invece l’agricoltore è il primo ambientalista, è il bio-regolatore per eccellenza, è il garante della nostra sicurezza alimentare, è colui che ha il maggiore interesse a preservare la natura – atteso che proprio dalla natura trae il suo reddito – e come tale deve essere pienamente coinvolto nelle politiche di riduzione delle emissioni, perché se lo graviamo di oneri insostenibili – sul piano economico e burocratico – fino a far finire la sua azienda fuori mercato e a farlo chiudere, il giorno dopo quel pezzo del nostro ambiente rurale sarà abbandonato all’incuria e alla fine produrrà maggiori danni.
Su questo argomento proprio il nostro Governo ha presentato un documento che è stato sostenuto da tutti i Ministri dell’Agricoltura. Ora ci auguriamo che, dalla discussione dei prossimi giorni, possano scaturire indicazioni forti alla Commissione e al successivo Consiglio Agrifish del 26 marzo, soprattutto in alcune direzioni. Abbiamo accolto, con favore, l’annuncio della Commissione sul ritiro definitivo della proposta legislativa in materia di agrofarmaci, che il Parlamento europeo prima e il Consiglio poi avevano bocciato.
Ora è urgente, in primo luogo, intervenire sull’attuazione della Politica Agricola Comune. Penso possiate convenire con me sul fatto che, quando tutti noi abbiamo sostenuto la vecchia PAC, il contesto era molto diverso da quello attuale. Non si era ancora verificato lo shock dell’invasione russa in Ucraina, in primo luogo, e in secondo luogo la Politica Agricola Comune che è stata votata era comunque una mediazione, rispetto alle folli pretese dell’allora Vicepresidente Timmermans, che voleva una PAC ancora più sbilanciata verso le misure di inverdimento, tanto da voler ricomprendere al suo interno gli obiettivi di riduzione delle emissioni del “Green Deal”. Queste pretese non si materializzarono allora, ma si sono verificate successivamente con la definizione degli eco-schemi e delle condizionalità verdi, ed è proprio da quelle che si deve partire, semplificando al massimo le procedure ed eliminando con effetto retroattivo l’obbligo di messa a riposo del 4% dei terreni e l’obbligo di rotazione delle colture, che limiterebbe in maniera sensibile la produttività delle nostre imprese.
La recente proposta della Commissione di ampia revisione della PAC va nella giusta direzione, riprendendo molte delle proposte italiane. Ora è importante lavorare rapidamente alla riforma, a partire dal prossimo Consiglio Agricoltura e Pesca di fine marzo. E lavoriamo perché possano trovare spazio altre proposte italiane, come l’estensione del Quadro temporaneo per gli aiuti di Stato, prevedendo comunque un incremento del regime “de minimis”, nonché una moratoria dei debiti delle imprese agricole. In questo contesto così difficile è indispensabile rafforzare la nostra risposta alla concorrenza sleale dei Paesi terzi, affermando il principio di reciprocità, condurre i futuri negoziati sugli Accordi di libero scambio – a partire da quello sul Mercosur – con un’accresciuta attenzione al mondo agricolo, intervenire anche sulle importazioni agricole dall’Ucraina affinché i sacrosanti sforzi che hanno portato a ripristinare i corridoi della “Grain Initiative” siano orientati verso i Paesi terzi più bisognosi di grano e di altre materie prime, e non producano ulteriore concorrenza al ribasso a scapito dei produttori europei.
Infine, dato anche questo molto importante, siamo ancora in una fase di asimmetria nella distribuzione del valore lungo le filiere, soprattutto in alcuni settori. Oltre all’opera di moral suasion che il Governo potrà svolgere tra tutti gli interlocutori, sarà importante rafforzare la direttiva sulle pratiche commerciali sleali che potrà aiutare a garantire il giusto prezzo alle nostre imprese agricole.