Migranti. Casarini: pronti ad una class action contro il governo. Ong Mediterranea: la Libia non è un porto sicuro

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AgenPress – “Con la sentenza della Corte di Cassazione, che ha chiarito in maniera definitiva che la cosiddetta “guardia costiera libica” non può “coordinare” nessun soccorso, perché non è in grado di garantire il rispetto dei diritti umani dei naufraghi, diventa un reato grave anche ordinarci di farlo, come succede adesso. Ora metteremo a punto non solo i ricorsi contro il decreto Piantedosi, che blocca per questo le navi del soccorso civile, ma anche una grande class action contro il governo e il ministro dell’Interno e il memorandum Italia-Libia”. E’ quanto afferma Luca Casarini della ong Mediterranea Saving Humans.

“Dovranno rispondere in tribunale delle loro azioni di finanziamento e complicità nelle catture e deportazioni che avvengono in mare ad opera di una “sedicente” guardia costiera – aggiunge Casarini -, che altro non è che una formazione militare che ha come compito quello di catturare e deportare, non di “mettere in salvo” le donne, gli uomini e i bambini che cercano aiuto. La suprema corte definisce giustamente una gravissima violazione della Convenzione di Ginevra, la deportazione in Libia di migranti e profughi che sono in mare per tentare di fuggire da quell’inferno”.

Casarini ricorda, inoltre, che di recente la nave Mare Jonio di Mediterranea “di recente è stata colpita dal fermo amministrativo del governo per non aver chiesto alla Libia il porto sicuro. Proporremo a migliaia di cittadini italiani, ad associazioni e ong, di sottoscrivere la “class action”, e chiederemo ad un tribunale della Repubblica di portare in giudizio i responsabili politici di questi gravi crimini. Stiamo parlando di decine di migliaia di esseri umani catturati in mare e deportati in Libia, ogni anno, coordinati di fatto da Roma e dall’agenzia europea Frontex.

La Corte di #Cassazione ha confermato la condanna definitiva del comandante della nave #Asso28 che il 30 luglio 2018 soccorse 101 persone in pericolo nel #Mediterraneo centrale e poi le deportò in #Libia, da dove stavano fuggendo.
Ora esiste anche un precedente giudiziario che conferma ciò che noi affermiamo da anni: la #Libia non è un paese sicuro, scrive sui social l’ong Mediterranea.
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