Milano. Corte Appello: Gabriele Marchesi resta ai domiciliari in Italia. Rischio concreto di trattamenti inumani in Ungheria

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AgenPress –  Gabriele Marchesi al momento non sarà consegnato all’Ungheria e resterà almeno fino a maggio ai domiciliari in Italia. Lo ha deciso oggi la Corte d’appello di Milano nel procedimento sul 23enne coindagato di Ilaria Salis e anche lui accusato di aver aggredito dei militanti di estrema destra a Budapest un anno fa. La Corte milanese ha deciso di chiedere ulteriori informazioni all’Ungheria su misure cautelari alternative e ha rinviato il procedimento al prossimo 18 maggio. Il giovane è ai domiciliari a Milano in seguito a un mandato di arresto europeo proprio per i fatti del febbraio 2023.

Già lo scorso 29 novembre, il sostituto pg Cuno Tarfusser aveva chiesto di negare il trasferimento.  Il Pg Giulio Benedetti, nel formulare la sua richiesta alla Corte, si è richiamato alla risposta data dall’Ungheria ai quesiti posti dai giudici sulle condizioni carcerarie dei detenuti nel paese dell’est Europa.

E ha rilevato che “la mancanza di indicazioni che riguardano la salute è una questione impeditiva della consegna” di Marchesi, a cui si aggiunge anche il fatto che non siano state date indicazioni precise in merito a quale istituto di pena ungherese, qualora dovesse essere trasferito, verrà associato. Il sostituto procuratore generale ha fatto notare che, per esempio, le carceri di Milano hanno l’ospedale San Paolo come presidio sanitario di riferimento con reparto dedicato ai detenuti, nel caso in cui l’infermeria interna non sia sufficiente.

La Corte, presieduta da Monica Fagnoni, con l’ordinanza di oggi “richiede” al ministero della giustizia dell’Ungheria “quale Stato emittente in relazione al mandato d’arresto europeo di stabilire se siano applicabili altri strumenti di cooperazione giudiziaria (…) diversi” dallo stesso Mae, per “garantire l’esercizio dell’azione penale con gli atti istruttori a ciò necessari”.

Per tanto ha disposto di mantenere Marchesi agli arresti domiciliari fino al prossimo 28 marzo, come termine ultimo, riservandosi di decidere più avanti sulla richiesta di consegna del giovane da parte delle autorità ungheresi. Del procedimento verrà informata anche Eurojust che potrà intervenire depositando anche una relazione.

Se c’è “il rischio concreto di trattamenti inumani e degradanti”, come in questo caso in Ungheria, “l’esecuzione del mandato” con la consegna dell’arrestato “deve essere rinviata”.

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