Marco Daviddi (Presidente Comitato Remind Immobiliare allargato): l’immobiliare allargato ai settori produttivi della Nazione per il benessere di Famiglie e Imprese

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AgenPress. Marco Daviddi Presidente Comitato Remind Immobiliare allargato e S. T. Managing Partner EY è intervenuto a Futuro Italia – Remind / Sezione Terra il 5 Dicembre 2023. Ha approfondito la terminologia adottata per definire “immobiliare allargato”. Remind riunisce imprenditori, managers e associazioni che condividono l’importanza di lavorare in sinergia sviluppando idee, proposte e progetti, con una visione che dal settore Immobiliare si allarga alle interconnessioni con i settori produttivi della Nazione, all’attrattività del sistema Italia e allo sviluppo socio-economico per garantire la tutela del Pianeta, la sicurezza, il benessere e la crescita delle Persone nei luoghi, spazi, territori e paesaggi dove vivono, operano e transitano.

Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei Ministri

Molti dei partecipanti a Remind hanno un percorso aziendale o professionale che origina dal settore immobiliare, per allargarsi ad altri settori produttivi, con l’intento di fare sinergia e operare per la crescita sostenibile delle comunità in cui operano, sul presupposto, peraltro, che una adeguata attività di valorizzazione può avvenire solo se partiamo dal “contenuto” e non dal “contenitore”.

Paolo Crisafi, Presidente Remind

Per questa ragione, in questo mio breve intervento, muovo dal settore immobiliare per allargare poi la riflessione a due temi che mi stanno particolarmente a cuore: Innovazione e Attrazione di Investimenti.

– Immobiliare
La banca dati del Dipartimento del Tesoro contiene informazioni essenziali, molto ben strutturate, ma ancora poco utilizzate ai fini della strutturazione e attuazione di strategie di valorizzazione immobiliare. Ci sono le basi per sviluppare adeguati sistemi, anche attraverso tools di Artificial Intelligence e Machine Learning, per ottimizzare la gestione di una mole incredibile di dati per indirizzare al meglio l’attività di valorizzazione di tale patrimonio.

Valorizzazione che può essere indirizzata in particolare nell’attuazione di rilevanti iniziative di Rigenerazione Urbana, mettendo a disposizione soprattutto quella parte di patrimonio pubblico che non è utilizzata: circa 30 mln mq di immobili e circa 1 milione di ettari di aree. Sul fronte della rigenerazione urbana, il Governo a guida del Presidente Giorgia Meloni ha preso atto delle difficoltà di attuazione di una serie di interventi, specie in capo a piccoli comuni, previsti nell’ambito del PNRR e ha disposto la rimodulazione dei fondi disponibili.

Nel corso dei think tank Remind tra Istituzioni e Settori Produttivi sono emerse idee per superare le difficoltà riscontrate anche in fase di attuazione del PNRR; si suggerisce quanto segue:

– Revisione delle norme alla base del cosiddetto Federalismo Demaniale, istituendo, in ogni Regione, dei nuclei specializzati di competenze a supporto degli Enti Locali, per favorire lo sviluppo di progettualità in logica di Partenariato Pubblico Privato e per la valorizzazione del patrimonio pubblico;
– Alimentare il coinvolgimento degli operatori privati, utilizzando gli asset pubblici e la loro valorizzazione come “ancore” per tali interventi;
– Rafforzamento delle misure che consentano l’assegnazione degli di immobili e aree pubbliche a privati, a fronte di iniziative che ne prevedano il loro utilizzo, sulla base di indicatori inerenti lo sviluppo economico dei territori interessati (investimenti attivati, posti di lavoro creati, esternalità attivate) con adeguati presidi di monitoraggio dei progetti;
– Ottimizzazione della governance sull’immobiliare pubblico, che vede oggi una pluralità di soggetti non sempre coordinati tra loro.
Attrazione Investimenti e supporto alla crescita internazionale delle imprese italiane
Le azioni volte alla valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, al di là della meritoria azione che riguarda la soluzione dei problemi di emergenza abitativa, devono essere finalizzate sempre più anche alla attrazione di investimenti.

Gli investimenti esteri in Italia negli ultimi anni sono cresciuti, per effetto di diverse dinamiche:

– Nuova centralità del Mediterraneo, per effetto della chiusura dei traffici con la Russia e attraverso il territorio Russo, della revisione dei flussi merci, compreso Oil&Gas e della nuova centralità per le attività di logistica;
– Revisione delle catene di fornitura che ha spinto molte aziende a riposizionare in logica di nearshoring processi produttivi e di business;
– Accelerazione nella transizione energetica e negli investimenti nelle energie rinnovabili;
– Revisione della geografia degli investimenti, secondo un modello di friendshoring.
Ma nonostante la dinamica degli investimenti diretti esteri abbia fatto emergere una crescita, riusciamo ancora ad attirare una quota di mercato che non supera il 5% del totale in Europa, nonostante la dimensione della nostra economia, comunque tra le principali in Europa.

Nonostante il miglioramento della credibilità della nostra Nazione, vi sono comunque elementi di miglioramento nella scarsa disponibilità di opportunità localizzative e nella complessità degli iter autorizzativi.

Parallelamente al tema della attrazione degli investimenti, poniamo quello della crescita internazionale delle imprese italiane.

Il complesso contesto geo politico sta mettendo in crisi alcuni equilibri consolidati nel tempo; per le aziende questo vuol dire, ad esempio, ridefinire i mercati target in cui operare, riorganizzare gli approvvigionamenti di materie prime e prodotti e affrontare nuove sfide tecnologiche.

Le aziende Italiane stanno rispondendo a questo nuovo scenario, attraverso strategie che consentano di accelerare il riposizionamento su mercati geografici target. È infatti molto interessante notare come, nonostante uno scenario transazionale che vede, in generale a livello Global e in particolare in Europa, un sostanziale freno nell’attività, le aziende italiane stanno continuando a perseguire attività M&A a livello internazionale, acquistando asset su mercati non domestici. Nei primi nove mesi del 2023 sono circa 160 le operazioni che hanno visto come acquirente aziende italiane e come target aziende estere, con un controvalore investito superiore a Euro 11 Miliardi, in crescita di circa il 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un dato in controtendenza che testimonia la vitalità del nostro sistema produttivo.

Allo stesso tempo le risorse destinate a supportare le aziende nei processi di internazionalizzazione sono state incrementate, ma sono ancora di difficile mappatura e utilizzo.

Non deve trattarsi di risorse pubbliche a fondo perduto, ma di risorse in grado di determinare un ciclo virtuoso di crescita.

E che supportino anche i processi di innovazione, sviluppo e reskilling del personale, cruciali per mantenere competitività. La logica del credito di imposta nel passato a funzionato e potrebbe essere un adeguato strumento, anche per utilizzare risorse PNRR o della pianificazione complementare.

Innovazione
In un contesto nazionale nel quale gli investimenti in ricerca e sviluppo non riescono ad allontanarsi da un indice sul PIL pari di poco inferiore a circa 1,5%, a fronte di un obiettivo EU del 3%, lo sviluppo di ecosistemi di start up e la l’attività di investimento in queste realtà assume un ruolo cruciale.

Nel dettaglio, nel 2022 l’attività di R&D ha visto investimenti per circa Euro 27,3 Miliardi in Italia. I due terzi sono stati investiti dal settore privato, dove un ruolo determinante lo hanno le imprese con oltre 500 addetti. Dopo i lock down dovuti alla Pandemia da Covid-19, infatti, gli investimenti in R&D da parte delle PMI hanno visto forti riduzioni, con seri rischi anche in termini di tenuta competitiva del tessuto aziendale domestico.

Gli ecosistemi di Start Up nel nostro paese stanno faticando a trovare la loro strada per uno sviluppo concreto. L’analisi delle best practice internazionali mette in evidenza che lo sviluppo di progetti di innovazione attraverso start up e venture capital richieda:

– Sponsorship istituzionale e risorse pubbliche dedicate;
– Sinergia con la ricerca universitaria per valorizzare la ricerca di base e il trasferimento tecnologico;
– Tessuto aziendale di grandi dimensioni in grado di valorizzare i risultati dei processi di innovazione;
– Disponibilità di capitali da investire nel capitale delle startup;
– Capacità di attrarre talenti.
In Italia si è fatto molto, ma occorre non mollare la presa e suggeriamo alcune azioni specifiche:

– Risorse dedicate al fine di supportare sistemi alternativi e privati di Venture, attraverso call to action che vedano direttamente coinvolti fondi di Venture Capital e Fondi di Corporate Venture Capital. Queste risorse non devono essere a fondo perduto, ma devono garantire un ritorno per la collettività, ad esempio fondi a disposizione di VC pre selezionati, da restituire in 3-5 anni con interessi pari a Euribor +200 bps.
– Incentivare gli investimenti privati in Ricerca e Sviluppo, attraverso un più semplice coordinamento delle risorse PNRR e Invitalia; anche in questo caso la logica del credito di imposta nel passato a funzionato e potrebbe essere un adeguato strumento.

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