AgenPress. “A Milano, un’altra notte di inferno. Alberi caduti, vento e pioggia sino a 70 mm/secondo, con un sistema fognario che non riesce ad assorbire oltre 40 mm/sec . Ennesima esondazione del torrente Seveso che ha ancora allagato il nord Milano mandando in tilt la circolazione di auto e mezzi pubblici, mentre ancora tarda la vasca di espansione di Bresso cui è affidata la soluzione alle bombe d’acqua oramai sempre più forti e frequenti. E’ sempre più evidente che la gestione ordinaria dei fenomeni metereologici e collegato rischio idrogeologico, continua ad essere insufficiente.
Occorre rapidamente riconvertire il nostro “fare sul territorio”: certamente meno consumo di suolo, certamente drenaggio urbano sostenibile ma ancor più una rapida riconversione della gestione dei nostri paesaggi cominciando urgentemente a liberare torrenti e fiumi da argini non più sostenibili”.
Lo ha dichiarato Flora Vallone, architetto paesaggista, di Milano, Vice Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana di Ingegneria Naturalistica.
“Ma e’ sempre più evidente che la gestione ordinaria dei fenomeni metereologici e collegato rischio idrogeologico, continua ad essere insufficiente. Occorre rapidamente riconvertire il nostro “fare sul territorio”: certamente meno consumo di suolo (peraltro ancora in crescita come conferma il rapporto ISPRA 2023!), certamente drenaggio urbano sostenibile (ancora non entrato tra le quotidiane best practices!), ma ancor più una rapida riconversione della gestione dei nostri paesaggi – ha concluso la Vallone – cominciando urgentemente a liberare torrenti e fiumi da argini non più sostenibili: da quelli pensili delle pianure emiliane a quelli costretti tra le aree urbanizzate dell’area metropolitana milanese, solo per ricordare i più citati nelle cronache degli ultimi mesi. E che sempre dicono di “emergenze”, come se non si trattasse invece di annunciato e gravissimo rischio idrogeologico che attanaglia il 94% dei comuni Italiani.
Siamo in grave ritardo e occorre rapidamente investire in cura del territorio, diffusa e pervasiva. Utilizzando i processi e le tecniche della Natura, le cosiddette Nature Based Solutions, Ingegneria Naturalistica in primis per rinaturalizzare fiumi e torrenti, restituire loro aree golenali e equipaggiamenti vegetazionali, inoculare sistemi verdi nelle città, tra foreste, alberi e giardini della pioggia. Tornare insomma a riammettere la Natura nei paesaggi dell’Uomo e coinvolgendo le comunità locali, i giovani e i tanti che amano il loro pianeta e che certamente sono pronti ad attivarsi, non solo per spalare il fango post “emergenza” ma adoperandosi ex ante per la prevenzione, magari a valle di quella tanto attesa formazione che lo stesso PNRR prevede, ma ancora fatica a decollare”.