Pd. Schlein, abbiamo bisogno di una leadership femminista. Governo non durerà 5 anni, dà segni di debolezza

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AgenPress – “Abbiamo bisogno di leadership femminili. Ma soprattutto di una leadership femminista. Che contrasti il patriarcato”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, ospite del Festival di Open in corso a Parma. Replicando a chi le chiedeva se nelle critiche al suo operato c’entrasse anche il fatto che lei sia una donna, ha sottolineato che “si, c’entra anche questo. Non solo questo ma anche questo”.

In questi mesi  abbiamo “messo in campo uno sforzo dopo una sconfitta molto dura. Il Pd è un partito che si è rimesso in campo ed è riuscito a determinare una partecipazione popolare” con le sue primarie. “Chi dava il Pd per morto, lo abbiamo smentito”.

“La politica deve mettersi all’ascolto con umiltà. Abbiamo fatto una estate militante: la lotta per la Sanità pubblica tocca dal vivo le persone così come la battaglia sul salario minimo”. Il Pd, ha aggiunto, ha perso le elezioni perché “ha mancato di essere vicino alle persone”, ha mancato nell’avanzare “proposte semplici” come il parlare di redistribuzione delle opportunità, delle ricchezze”.

“Non mi fido di un partito in cui non vola una mosca. Non basta il cambiamento della testa del partito, cioè il segretario se non c’è cambiamento e mobilitazione sul territorio”.

Parlando del governo, Schlein è sicura che non “durerà 5 anni. Dà già segnali di debolezza, ci sono crepe tra Salvini e la stessa Meloni, tra Forza Italia e la Lega. E noi ci inseriremo in quelle crepe per costruire una vera alternativa”.

In merito alla questione migranti, Schlein sottolinea che “il dramma di Lampedusa sta dimostrando l’incapacità di un governo composto da forze politiche che per vent’anni hanno intossicato il dibattito sull’immigrazione ma ora sono incapaci di gestire l’accoglienza. Si sta scatenando la gara tra chi è più cattivo – sostiene la segretaria -, senza fornire risposte né a chi arriva né ai sindaci e ai territori”.

“Sorprende che tra tante cose fatte in violazione dei diritti delle persone non dicano qual è la vera battaglia: che ciascun Paese europeo faccia la propria parte, compresi i loro amici polacchi e Orban”.

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