Maratea è un paradiso terrestre: ecco perché farne un Patrimonio dell’Umanità e la Capitale della cultura italiana

AgenPress. Il giornalista Biagio Maimone, originario di Maratea, che, in questi mesi, sta predisponendo con il Gal ,”La Cittadella del Sapere”, la preparazione del dossier da consegnare all’Unesco per l’ottenimento del titolo di Patrimonio Mondiale dell’Umanità per l’Area Sud della Basilicata, che comprende 27 Comuni, il Parco del Pollino e Maratea  “Perla del Tirreno”, con il sostegno anche del Presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, del Ministro degli Esteri Antonio Tajani, che si esprime anche in termini di incoraggiamento,  del Ministro per le Riforme Istituzionali Alberta Casellati e anche del Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, sottolinea, altresì, di avere a cuore la sua città di origine Maratea, candidata anche a Capitale italiana della cultura 2026.
Nella sua lettera, che può definirsi una vera e propria narrazione poetica, pone in luce i motivi per i quali è doveroso riconoscere a Maratea il titolo di Patrimonio Unesco e farla assurgere a “Capitale italiana della Cultura 2026″ sottolineando, con evidente convinzione: “Il verde ed il mare di Maratea, definita ‘Cittadella verde’, sono l’espressione più elevata della splendore primigenio ed incontaminato della natura, custodita con cura amorevole dai suoi cittadini, che hanno stabilito regole rigorose per proteggerla da ogni forma  di inquinamento e di degrado. Maratea è anche definita ‘La Perla del Tirreno’ per la sua sofisticata  avvenenza naturalistica.
L’etimologia del suo nome, inoltre, la definisce ‘Dea del Mare’ e rimanda ad una forma di regalità divina per quanto attiene la bellezza delle sue coste, del suo mare ed il colore delle sue acque, nelle quali si specchia la vegetazione ridente delle coste, che tinge di iridescenze verdi e azzurre la superficie del mare.
Ma non basta, visitando la cittadina, che sorge in romantici rioni e valli, nonché si adagia sui dorsi di alti e verdi montagne, si constata come Maratea sia ben curata dalla mano dell’uomo, da farne non solo un luogo bucolico, ma anche l’esempio della realizzazione concreta della tutela dell’ambiente e dell’ecologia.
Le chiare acque sia del mare, sia dei ruscelli e dei mille rivoli che si aprono nelle pareti rocciose delle contrade e le alti e verdi montagne fanno di Maratea uno scorcio di paradiso, di cui i suoi abitanti sono consapevoli a tal punto da essersi impegnati affinché fossero impedite costruzioni selvagge, come avviene in tanti luoghi della terra, con un rigoroso piano regolatore, per lasciare che la natura possa vivere nella sua espressione più autentica.
Primeggia la cultura del verde e del suo rispetto, sicuramente proveniente dalla tradizione di una piccola città colma di storia, che ha 44 Chiese, che la rendono orgogliosa di custodire la propria religiosità, espressasi, con orgoglio e tenerezza, finanche  nella cura della natura.
Maratea fa pensare ad un paradiso terrestre, in cui il confine tra sogno e realtà non esiste, esiste solo una dimensione spirituale dove potersi adagiare, protesi tra cielo, terra e mare.
La cultura della bellezza naturalistica, incarnata dalla città di Maratea, è stata  sempre espressione anche della convinzione profonda che essa sia la leva per costruire quegli argini robusti e inamovibili per la salvaguardia dell’ecosistema, divenuto oggi il piano primario dell’impegno universale per evitare che la vita si estingue, come testimoniano le catastrofi ambientali ormai ricorrenti.
Maratea è stata precorritrice della cultura green rispetto ad altri territori, sia italiani, sia collocati in altre nazioni e continenti. Per tale motivo Maratea merita non solo encomio, ma anche di essere ritenuta l’esempio eclatante del rispetto della natura e delle sue leggi.
Maratea non può non essere destinataria, per tale motivazione, del titolo di Patrimonio Mondiale dell’Unesco e, quindi, dell’Umanità, nonché della nomina di Capitale italiana della Cultura 2026, non solo per testimoniare la sua radiosa bellezza naturale e la sua cultura per la vita, ma anche per testimoniare la premurosa  cura dei suoi abitanti dedicata alla natura, al proprio patrimonio di bellezze naturali, per fare in modo che esso possa essere patrimonio di tutti”.
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