Strage Brandizzo. Tecnico Rfi Antonio Massa. “Non avevo autorizzazione”. “Mio fratello Kevin si è fatto autogiustizia”

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AgenPress – Vanno avanti le indagini sulla strage avvenuta nella notte tra il 30 e il 31 agosto a Brandizzo nel Torinese, nella quale hanno perso la vita 5 operai travolti da un treno. Dopo l’acquisizione agli atti del video girato la sera del 30 agosto, pochi minuti prima dell’incidente ferroviario, dalla vittima più giovane Kevin Laganà, oggi è stato il giorno dell’audizione in Procura a Ivrea del fratello dell’operaio, Antonino Laganà, sentito come testimone. “Mio fratello si è fatto autogiustizia” ha detto Antonino.

Secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, il tecnico di Rfi Antonio Massa avrebbe ammesso in lacrime davanti ai magistrati di aver dato il via libera agli operai sapendo che la linea non era stata interrotta. È in quel momento che l’uomo – che la sera della tragedia era l’addetto di Rfi presente sul posto in qualità di “scorta-cantiere” – è passato da testimone a indagato. Il secondo indagato é Andrea Girardin Gibin, capocantiere della Sigifer, la ditta del Vercellese per la quale lavoravano le cinque vittime.

E proprio Franco Sirianni,  titolare della ditta, in una intervista a Repubblica e La Stampa, afferma che “la sicurezza è sempre stata al primo posto. I ragazzi lo sapevano. Non volevo nemmeno usassero il cellulare durante i lavori, per evitare di distrarsi”.

E sulle qualifiche degli operai spiega che “avevano i titoli per lavorare. Gibin era caposquadra da tanti anni, Michael Zanera un saldatore qualificato. Hanno fatto i corsi per Rfi entrambi. Gli altri erano operai semplici, ma per usare il forcone nei sassi della massicciata basta, erano bravi”.

Quella notta avvisato dal suo direttore tecnico, Christian Geraci dice che “era un lavoro banale. C’era la scorta di Rfi. Mentre ero in auto, mi ha chiamato Andrea Gibin, il nostro caposquadra, così sconvolto che diceva frasi incomprensibili. Quando sono arrivato ho capito. Non trovavano i documenti degli operai, per ovvie ragioni – racconta di quella notte -. La polizia continuava a chiedermi i loro tesserini. Abbiamo dato gli screenshot delle patenti e delle carte di identità. Dopo venti minuti ho parlato col fratello di Kevin. Poi la polizia mi ha bloccato, mi ha detto che avrebbero contattato loro le famiglie”.

Spiega che vorrebbe cercare i parenti, ma è andato da una sola famiglia, “perché è sempre pieno di giornalisti” e “non ho nemmeno i numeri di tutti. Avevo solo i cellulari dei lavoratori. Con Giuseppe Lombardo ho lavorato nei cantieri per 25 anni. Anche io sono un ferroviere. Kevin era arrivato da poco, il fratello lo conosco da più tempo”.

E’ proprio del 22enne Kevin Laganà, il  video si vedono gli operai al lavoro sui binari della stazione, in sottofondo una voce dire “se vi dico treno andate da quella parte”. Voce, secondo gli inquirenti, potrebbe essere quella dell’agente di scorta di Rfi che dà istruzioni alla squadra.

Kevin  riprende se stesso e ad un certo punto, mentre si guarda intorno, commenta: “Non abbiamo neanche l’interruzione, ancora”, poi, qualche indicazione tra compagni su dove spostare con un rastrello le pietre della massicciata e scherzosi scambi di battute. Una manciata di secondi prima che il video si interrompa, Kevin sorride e mentre in sottofondo si sente lo squillo di un telefonino, saluta: “Ciao ragazzi, ci vediamo alla prossima“.

 

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