Tassone: “L’Autonomia regionale uccide la Democrazia”

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Con l’Autonomia finirebbe di fatto L’Unità’ dell’Italia e i centri decisionali sarebbero appannaggio delle aree forti e protette


AgenPress. Sulla Autonomia Differenziata non credo, ci sia una riflessione seria sulla portata di una riforma, che è devastante.

Gli ultimi pilastri su cui si regge la nostra repubblica si sbriciolerebbero, aprendo prospettive infauste: la Repubblica come pensata dai costituenti non esisterebbe più. I disegni eversivi colpirebbero ancora, divorando le ultime enclavi della democrazia. L’Italia diverrebbe una federazione con territoti dotati di competenze esclusive in molte materie strategiche: una sommatoria di piccole, medie e macro “patrie” con un Parlamento non più centrale, svuotato dal Movimento 5 Stelle, che ha fatto strame della ragione e delle  istituzioni democratiche, con la complicità del PD.

E’ assurdo non pensare a modificare la riforma costituzionale del 2001, un obbrobrio, fatto dalla allora maggioranza di sinistra sotto la guida della Lega e di Calderoli, a cui va riconosciuta grande capacità.

Le regioni avrebbero competenze “inusuali” in politica estera e nei rapporti economici con altri Paesi. I presidenti delle regioni di centro destra del Mezzogiorno sono stati catechizzati e ripetono che per il Sud l’espansione del regionalismo sarebbe una grande opportunità.

Si parla di fondo di perequazione, di rivisitazione della spesa storica e fabbisogni standard. Un assistenzialismo corrosivo si fa strada. Con l’Autonomia finirebbe di fatto L’Unità’ dell’Italia e i centri decisionali sarebbero appannaggio delle aree forti e protette.

Vi è una maggioranza di governo che sostiene la elezione diretta del “premier”.

Sarebbe una disintegrazione dello Stato di diritto: un capo dì governo con più poteri ad esempio la nomina dei ministri (oggi prerogativa del Capo  dello Stato su proposta del presidente del consiglio) e la revoca dei ministri, senza il bilanciamento di un Parlamento svuotato, sarebbe un scivolamento autoritario.

I centri decisionali del Paese sono gli Enti di Stato e i poteri forti quelli visibili e nascosti che come nelle migliori tradizioni di alcune repubbliche sud americane dispiegano le loro attività, il loro “sapere” e i loro favori.

E i Ministri dell’Economia, della Transizione Ecologica e dello Sviluppo Economico? Sono stati dotati di leggii di pregio artisticamente intagliate, per leggere documenti preparati fuori dai Ministeri.

Il mio ragionamento trova conferma quando si evoca (si è aggiunto Renzi) il sindaco d’Italia nella elezione del capo del governo, che terrebbe in ostaggio quello che rimane del Parlamento, così come avviene per i Comuni e per la Regioni con i Sindaci e i presidenti: simul stabunt simul cadent.

L’Autonomia regionale uccide la Democrazia.

Oggi l’on. Meloni parla di Nazione e non più di Patria, sottigliezze che, non riguardano il Paese sfilacciato in tanti rivoli di poteri senza controllo.  Il resto sono parole che non fanno più sognare.

E poi quale sarebbe il ruolo del Capo dello Stato?

Ci troviamo alla vigilia di un “golpe” come quello del 93/94? Ci sono tutti gli ingredienti come il provvedimento sul regionalismo,  contro il quale bisogna mobilitarsi senza sconti.

Una contro rivoluzione pacifica per la libertà: inizio di un cammino in cui un’area moderata ritrovi la sua ragione nella politica!

Mario Tassone

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